In un mondo che registra una recessione economica pesante nei Paesi ricchi e drammatica in quelli più poveri, quello delle armi è un segmento di mercato che non conosce crisi e che anzi si conferma in costante espansione. Nel 2008 le spese militari nel mondo sono cresciute del 4 per cento, raggiungendo la cifra record di 1.464 miliardi di dollari, oltre 900 miliardi di euro...
del 11 giugno 2009
In un mondo che registra una recessione economica pesante nei Paesi ricchi e drammatica in quelli più poveri, quello delle armi è un segmento di mercato che non conosce crisi e che anzi si conferma in costante espansione. Nel 2008 le spese militari nel mondo sono cresciute del 4 per cento, raggiungendo la cifra record di 1.464 miliardi di dollari, oltre 900 miliardi di euro. Rispetto al dato di dieci anni fa l'aumento è del 45 per cento, secondo quanto emerge dal rapporto annuale dell'Istituto internazionale di ricerca per la pace (Sipri) di Stoccolma, un organismo indipendente nato nel 1966 per commemorare i 150 anni ininterrotti di pace in Svezia e il cui compito è di effettuare studi su conflitti e cooperazione.
 
Significativo, secondo il rapporto, è il settore aeronautico: la crisi ha colpito pesantemente l'aviazione civile, mentre cresce la produzione degli aerei da guerra. Quasi tutte le industrie di armamenti sono americane (66 per cento) o europee (31 per cento), ma Russia, Giappone, Israele e India si stanno conquistando piccole fette di mercato. Il Sipri spiega che dal 2002, il valore delle armi è cresciuto del 37 per cento, toccando picchi che non si registravano dalla seconda guerra mondiale.
 
Al primo posto nelle spese militari si trovano proprio gli Stati Uniti, con 607 miliardi di dollari nel 2008. Seguono la Cina e la Francia, con una spesa rispettivamente di 85 e di 65 miliardi di dollari. L'Italia si colloca all'ottavo posto, con poco meno di 40 miliardi di dollari, mentre la Russia ha ridotto la distanza che la separava dagli Stati Uniti, con una spesa di oltre 58 miliardi di dollari. La spesa militare nel Vicino e Medio Oriente è leggermente in calo nel 2008, ma secondo il Sipri si tratta di una situazione temporanea. Un'eccezione è costituita dall'Iraq, dove la spesa militare è cresciuta del 133 per cento rispetto al 2007. Lo studio specifica che l'Iraq resta fortemente dipendente dalle forniture di armi provenienti dagli Stati Uniti, ai quali le guerre in Afghanistan e appunto in Iraq sono costate 903 miliardi di dollari. Il Sipri ricorda infine che l'aumento delle spese militari contribuisce in modo rilevante ai deficit di molti Paesi e sostiene che l'unico pericolo per i profitti dei fabbricanti e dei mercanti di armi potrebbe venire proprio dall'eventuale scelta dei Governi di ridurre tali spese per risollevare i propri bilanci statali.
 
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