Il Papa a Washington proclama santo Junípero Serra

Il santo che difese i nativi americani dai soprusi, simbolo della «Chiesa in uscita»...

 

Il Papa a Washington proclama santo Junípero Serra

 

L’uomo è chiamato alla gioia. C’è qualcosa «dentro di noi che ci invita a non adattarci a palliativi che cercano semplicemente di accontentarci. Ma, a nostra volta, viviamo le tensioni della vita quotidiana. La dinamica a cui molte volte siamo soggetti sembra portarci a una rassegnazione triste che a poco a poco si va trasformando in abitudine, con una conseguenza letale: anestetizzarci il cuore». Ma «non vogliamo che la rassegnazione sia il motore della nostra vita». Bisogna comportarsi come il nuovo santo padre Junípero Serra, che «è stato sempre avanti, perché il Signore aspetta; sempre avanti, perché il fratello aspetta; sempre avanti per tutto ciò che ancora gli rimaneva da vivere». Lo ha detto il Papa alla Messa di canonizzazione del Francescano «colosso» dell’evangelizzazione della California del XVIII secolo, nella piazza del santuario nazionale dell’Immacolata Concezione a Washington, nel corso della sua visita apostolica negli Stati Uniti.

 

Francesco - alla presenza di circa 25mila persone tra cui il vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden - aveva esordito nell'omelia citando l’invito di san Paolo: «Siate lieti. Un invito che colpisce fortemente la nostra vita. Siate lieti, ci dice, con una forza quasi imperativa. Un invito che si fa eco del desiderio che tutti sperimentiamo di una vita piena, di una vita che abbia senso, di una vita gioiosa».

 

«Non vogliamo che l’abitudine si impossessi delle nostre giornate – o sì? – ha chiesto il Pontefice - Per questo possiamo domandarci: come fare perché non si anestetizzi il nostro cuore? Come approfondire la gioia del Vangelo nelle diverse situazioni della nostra vita?». Ecco la risposta: Gesù Cristo «lo ha detto ai discepoli di allora e lo dice a noi oggi: Andate! Annunciate! La gioia del Vangelo si sperimenta, si conosce e si vive solo donandola, donandosi».

 

«Lo spirito del mondo ci invita al conformismo, alla comodità», ha messo in evidenza Papa Bergoglio, che poi cita l’enciclica Laudato si’: «Di fronte a questo spirito umano “occorre sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo”». La responsabilità è quella «di annunciare il messaggio di Gesù. Perché – ha spiegato attingendo dalla sua esortazione apostolica Evangelii gaudium – la fonte della nostra gioia sta in quel “desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericordia del Padre e la sua forza diffusiva”».

 

Il Figlio di Dio «vi manda a tutte le nazioni. A tutte le genti. E in questo “tutti” di 2mila anni fa eravamo compresi anche noi». Gesù «non dà una lista selettiva di chi sì e chi no, di quelli che sono degni o no di ricevere il suo messaggio, la sua presenza. Al contrario, ha abbracciato sempre la vita come questa gli si presentava. Con volto di dolore, fame, malattia, peccato. Con volto di ferite, di sete, di stanchezza. Con volto di dubbi e di pietà. Lungi dall’aspettare una vita imbellettata, decorata, truccata, l’ha abbracciata come gli veniva incontro». E questo sebbene «fosse una vita che molte volte si presenta rovinata, sporca, distrutta».

 

A tutti «Gesù ha detto: Andate e annunciate; a tutta questa vita così com’è e non come ci piacerebbe che fosse: Andate e abbracciate nel mio nome. Andate agli incroci delle strade, andate… ad annunciare senza paura, senza pregiudizi, senza superiorità, senza purismi a tutti quelli che hanno perso la gioia di vivere, andate ad annunciare l’abbraccio misericordioso del Padre. Andate da quelli che vivono con il peso del dolore, del fallimento, del sentire una vita spezzata e annunciate la follia di un Padre che cerca di ungerli con l’olio della speranza, della salvezza.Andate ad annunciare che gli sbagli, le illusioni ingannevoli, le incomprensioni, non hanno l’ultima parola nella vita di una persona. Andate con l’olio che lenisce le ferite e ristora il cuore».

 

La Chiesa «sa percorrere le strade polverose della storia attraversate tante volte da conflitti, ingiustizie, violenza, per andare a trovare i suoi figli e fratelli. Il Santo Popolo fedele di Dio non teme lo sbaglio; teme la chiusura, la cristallizzazione in élite, l’attaccarsi alle proprie sicurezze. Sa che la chiusura, nelle sue molteplici forme, è la causa di tante rassegnazioni».

 

Ecco poi le parole sul nuovo santo: «Oggi ricordiamo uno di quei testimoni che ha saputo testimoniare in queste terre la gioia del Vangelo: Padre Junípero Serra. Ha saputo vivere quello che è “la Chiesa in uscita”, questa Chiesa che sa uscire e andare per le strade, per condividere la tenerezza riconciliatrice di Dio. Ha saputo lasciare la sua terra, le sue usanze, ha avuto il coraggio di aprire vie, ha saputo andare incontro a tanti imparando a rispettare le loro usanze e le loro caratteristiche». Serra ha «imparato a generare e ad accompagnare la vita di Dio nei volti di coloro che incontrava rendendoli suoi fratelli. Ha cercato di difendere la dignità della comunità nativa, proteggendola da quanti ne avevano abusato. Abusi che oggi continuano a procurarci dispiacere, specialmente per il dolore che provocano nella vita di tante persone».

 

Padre Serra «Scelse un motto che ispirò i suoi passi e plasmò la sua vita: seppe dire, ma specialmente seppe vivere dicendo: “Sempre avanti”. Questo è stato il modo che ha trovato per vivere la gioia del Vangelo, perché non si anestetizzasse il suo cuore. È stato sempre avanti, perché il Signore aspetta; sempre avanti, perché il fratello aspetta; sempre avanti per tutto ciò che ancora gli rimaneva da vivere; è stato sempre avanti. Come lui allora, che noi oggi possiamo dire: sempre avanti».

 

Padre Junípero Serra (1713-1784), francescano, originario di Maiorca, arrivò missionario a Veracruz in Messico nel dicembre del 1749. Poi andò in Sierra Gorda, dove restò otto anni. Edificò fattorie e laboratori, istruì gli indiani alle scienze e alle arti e li educò alla fede cattolica. Nel 1767, dopo l’espulsione dei Gesuiti dalle terre americane della Corona spagnola, i Francescani li sostituitirono nella loro missione di occuparsi delle popolazioni indigene ed europee della California. Serra con altri quindici giunse al nord per proseguire l’opera di evangelizzazione. La portò avanti fino alla sua morte, nella missione di San Carlo Borromeo a Monterey.

 

La sua figura è al centro di polemiche, in particolare dei nativi americani: è accusato per trattamenti fortemente repressivi e per le pesanti condizioni di vita allora riservati agli indiani nelle missioni.

 

La Messa si è conclusa con una insolita standing ovation: l primo ad alzarsi in piedi, e dare così l'avvio agli altri, è stato Biden. 

 

  

Domenico Agasso jr

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