'Il Natale è la festa dei doni' ma 'i doni natalizi ci ricordano che il dono per eccellenza è Dio'. Lo ha detto il papa, incontrando oltre 10mila giovani universitari, riuniti nella Basilica di San Pietro.
del 15 dicembre 2006
Saluto di Benedetto XVI al termine della celebrazione eucaristica pre-natalizia per gli universitari degli Atenei Romani
Cari amici!
Anche quest’anno ho la gradita opportunità di incontrare il mondo universitario romano, e di scambiare con voi gli auguri per il santo Natale ormai vicino. Saluto il Cardinale Camillo Ruini, che ha presieduto la Celebrazione eucaristica e vi ha guidato nella riflessione sui testi liturgici. Ringrazio poi il Rettore dell’Università Roma 3 e la giovane studentessa, che si sono fatti portavoce della vostra qualificata assemblea. A tutti e a ciascuno il mio affettuoso saluto.
Ci incontriamo nella prossimità del Natale, che è la festa dei doni, come ricordavo domenica scorsa visitando la nuova parrocchia romana dedicata a Santa Maria, Stella della Evangelizzazione. I doni natalizi ci ricordano il dono per eccellenza, che il Figlio di Dio ha fatto di se stesso a noi nell’Incarnazione. Per questo il Natale viene opportunamente sottolineato con i tanti doni, che la gente si scambia in questi giorni. E’ importante, però, che non si dimentichi il Dono principale di cui gli altri doni non sono che un simbolo. Natale è il giorno in cui Dio ha donato se stesso all’umanità e questo suo dono diventa, per così dire, perfetto nell’Eucaristia. Sotto l’apparenza di un piccolo pezzo di pane – dicevo ai bambini della parrocchia romana ricordata, i quali si preparano alla Prima Comunione e alla Cresima – è Gesù stesso che si dona e vuole entrare nel nostro cuore. Voi, cari giovani, quest’anno state riflettendo proprio sul tema dell’Eucaristia, seguendo l’itinerario spirituale e pastorale predisposto dalla Diocesi di Roma. Il Mistero eucaristico costituisce il punto di convergenza privilegiato tra i diversi ambiti dell’esistenza cristiana, compreso quello delle ricerca intellettuale. Incontrato nella liturgia e contemplato nell’adorazione, Gesù-Eucaristia è come un “prisma” attraverso il quale si può meglio penetrare nella realtà, sia nella prospettiva ascetica e mistica, che in quella intellettuale e speculativa, come anche in quella storica e morale. Nell’Eucaristia Cristo è realmente presente e la Santa Messa è vivo memoriale della sua Pasqua. Il Santissimo Sacramento è il centro qualitativo del cosmo e della storia. Per questo costituisce una sorgente inesauribile di pensiero e di azione per chiunque si ponga in ricerca della verità e voglia cooperare con essa. E’, per così dire, un “concentrato” di verità e di amore. Illumina non solo la conoscenza, ma anche e soprattutto l’agire dell’uomo, il suo vivere “secondo la verità nella carità” (Ef 4,15), come dice san Paolo, nel quotidiano impegno di comportarsi come Gesù stesso si è comportato. L’Eucaristia, dunque, alimenta nella persona, che se ne nutre assiduamente e con fede, una feconda unità tra contemplazione e azione.
Cari amici, entriamo nel mistero del Natale, ormai vicino, attraverso la “porta” dell’Eucaristia: nella grotta di Betlemme adoriamo lo stesso Signore che nel Sacramento eucaristico ha voluto farsi nostro alimento spirituale, per trasformare il mondo dall’interno, a partire dal cuore dell’uomo. So che per molti di voi, universitari di Roma, è ormai consuetudine, all’inizio dell’anno accademico, compiere uno speciale pellegrinaggio diocesano ad Assisi, e so che anche recentemente vi avete partecipato in buon numero. Ebbene, san Francesco e santa Chiara non sono stati entrambi “conquistati” dal mistero eucaristico? Nell’Eucaristia essi hanno sperimentato l’amore di Dio, quello stesso amore che nell’Incarnazione ha spinto il Creatore del mondo a farsi piccolo, anzi il più piccolo e il servo di tutti. Cari amici, nel prepararvi al Santo Natale nutrite gli stessi sentimenti di questi grandi Santi, così cari al popolo italiano. Come loro,  fissate lo sguardo sul bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia (cfr Lc 2,7.12.16).
Ponetevi alla scuola della Vergine Maria, la prima che ha contemplato l’umanità del Verbo incarnato, l’umanità della Divina Sapienza. Nel Bambino Gesù, col quale intrecciava infiniti e silenziosi colloqui, Ella riconosceva il Volto umano di Dio, così che la misteriosa Sapienza del Figlio si è impressa nella mente e nel cuore della Madre. Perciò Maria è diventata la “Sede della Sapienza”, e con questo titolo è venerata in particolare dalla Comunità accademica romana. Alla Sedes Sapientiae è dedicata una speciale Icona, che da Roma ha già visitato vari Paesi, pellegrinando attraverso le istituzioni universitarie. Oggi essa è qui presente, perché passa dalla delegazione proveniente dalla Bulgaria a quella qui giunta dall’Albania. Saluto con affetto le rappresentanze di queste due Nazioni ed auguro che, per Mariam, le loro rispettive comunità accademiche possano avanzare sempre più nella ricerca della verità e del bene, alla luce della divina Sapienza. Questo augurio rivolgo di cuore a ciascuno di voi, qui presenti, e lo accompagno con una speciale Benedizione, che estendo volentieri a tutti i vostri cari.
Buon Natale !
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