Il Papa in Calabria: “Non abbiate paura di vivere e testimoniare la fede!”

“Non abbiate paura di vivere e testimoniare la fede nei vari ambiti della società, nelle molteplici situazioni dell'esistenza umana!”, ha esortato i presenti, sottolineando che i fedeli hanno tutti i motivi per mostrarsi “forti, fiduciosi e coraggiosi, e questo grazie alla luce della fede e alla forza della carità”.

Il Papa in Calabria: “Non abbiate paura di vivere e testimoniare la fede!”

da Benedetto XVI

del 10 ottobre 2011(function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/en_US/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));

          “Non abbiate paura di vivere e testimoniare la fede!”, ha esclamato questa domenica Papa Benedetto XVI nella celebrazione eucaristica che ha presieduto a Lamezia Terme (Catanzaro) durante la sua visita pastorale di un giorno in Calabria, che include anche Serra San Bruno e la sua Certosa. Nell'omelia della Messa, celebrata nella Zona ex Sir, nella periferia industriale di Lamezia Terme, il Papa ha confessato di essersi recato in Calabria per condividere con i fedeli “gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni”.

          “Se osserviamo questa bella regione, riconosciamo in essa una terra sismica non solo dal punto di vista geologico, ma anche da un punto di vista strutturale, comportamentale e sociale – ha riconosciuto – ; una terra, cioè, dove i problemi si presentano in forme acute e destabilizzanti; una terra dove la disoccupazione è preoccupante, dove una criminalità spesso efferata ferisce il tessuto sociale, una terra in cui si ha la continua sensazione di essere in emergenza”.

          “Non abbiate paura di vivere e testimoniare la fede nei vari ambiti della società, nelle molteplici situazioni dell’esistenza umana!”, ha esortato i presenti, sottolineando che i fedeli hanno tutti i motivi per mostrarsi “forti, fiduciosi e coraggiosi, e questo grazie alla luce della fede e alla forza della carità”.

          “Non cedete mai alla tentazione del pessimismo e del ripiegamento su voi stessi”, ha aggiunto. “Fate appello alle risorse della vostra fede e delle vostre capacità umane; sforzatevi di crescere nella capacità di collaborare, di prendersi cura dell’altro e di ogni bene pubblico, custodite l’abito nuziale dell’amore; perseverate nella testimonianza dei valori umani e cristiani così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione”.

Azione ecclesiale

          Ricordando che la sua visita si colloca quasi al termine del cammino avviato dalla Chiesa locale con la redazione del progetto pastorale quinquennale, il Papa ha osservato che “per fare fronte alla nuova realtà sociale e religiosa, diversa dal passato, forse più carica di difficoltà, ma anche più ricca di potenzialità, è necessario un lavoro pastorale moderno e organico che impegni attorno al Vescovo tutte le forze cristiane: sacerdoti, religiosi e laici, animati dal comune impegno di evangelizzazione”.

A questo proposito, ha espresso sostegno alla diffusione della pratica della Lectio divina e al progetto della Scuola di Dottrina Sociale della Chiesa.

          “Auspico vivamente che da tali iniziative scaturisca una nuova generazione di uomini e donne capaci di promuovere non tanto interessi di parte, ma il bene comune”, ha confessato, incoraggiando anche “gli sforzi di quanti, sacerdoti e laici, sono impegnati nella formazione delle coppie cristiane al matrimonio e alla famiglia, al fine di dare una risposta evangelica e competente alle tante sfide contemporanee nel campo della famiglia e della vita”.

          Lodando poi “lo zelo e la dedizione con cui i sacerdoti svolgono il loro servizio pastorale, come pure il sistematico ed incisivo lavoro di formazione a loro rivolto, in particolare verso quelli più giovani”, ha esortato i presbiteri a radicare sempre più la loro vita spirituale nel Vangelo, “coltivando la vita interiore” e “un intenso rapporto con Dio” e distaccandosi “con decisione da una certa mentalità consumistica e mondana, che è una tentazione ricorrente nella realtà in cui viviamo”.

          “Imparate a crescere nella comunione tra di voi e con il Vescovo, tra voi e i fedeli laici, favorendo la stima e la collaborazione reciproche – ha chiesto –: da ciò ne verranno sicuramente molteplici benefici sia per la vita delle parrocchie che per la stessa società civile”. Allo stesso modo, ha chiesto di valorizzare “con discernimento, secondo i noti criteri di ecclesialità, i gruppi e movimenti”, che “vanno bene integrati all’interno della pastorale ordinaria della Diocesi e delle parrocchie, in un profondo spirito di comunione”.

Indossare l'abito della carità

          Il Papa ha anche preso spunto dal Vangelo del giorno (Mt 22, 1-14), che parla dell'invito di un re a partecipare a un banchetto di nozze, immagine “usata spesso nelle Scritture per indicare la gioia nella comunione e nell’abbondanza dei doni del Signore”.

          “Gli invitati sono molti, ma avviene qualcosa di inaspettato: si rifiutano di partecipare alla festa, hanno altro da fare; anzi alcuni mostrano di disprezzare l’invito”, ha spiegato il Pontefice.

          “Dio è generoso verso di noi, ci offre la sua amicizia, i suoi doni, la sua gioia, ma spesso noi non accogliamo le sue parole, mostriamo più interesse per altre cose, mettiamo al primo posto le nostre preoccupazioni materiali, i nostri interessi”, ha commentato. “L’invito del re incontra addirittura reazioni ostili, aggressive. Ma ciò non frena la sua generosità. Egli non si scoraggia, e manda i suoi servi ad invitare molte altre persone”. C'è però una condizione per restare al banchetto: indossare l’abito nuziale.

“Cos'è quest'abito nuziale?”, ha chiesto Benedetto XVI. “E' la carità, l'amore”, ha risposto.

          “Tutti noi siamo invitati ad essere commensali del Signore, ad entrare con la fede al suo banchetto, ma dobbiamo indossare e custodire l’abito nuziale, la carità, vivere un profondo amore a Dio e al prossimo”, ha segnalato.

“Basta con la mafia”

          Nel suo saluto al Papa prima della celebrazione, il Sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza, ha definito la Calabria una “terra di sofferenza”, “di straordinarie bellezze, di enormi potenzialità e risorse, di grandi talenti ma, al tempo stesso, di inaccettabile disoccupazione, di drammatiche ingiustizie e violenze”.

          La storia della regione, ha riconosciuto, ha visto l'alternarsi di “grandi speranze e terribili delusioni”. “Abbiamo aspettato invano il lavoro e l'industria. Invece solo spreco di denaro pubblico”, ma “ci può essere ancora un'occasione concreta di futuro”.

          “Non possiamo accettare che nella nostra terra si rafforzi il dominio dei poteri criminali, l'impresa buona sia scacciata da quella cattiva ed inquinata, il capitale illegale si sostituisca a quello legale, i nostri giovani non abbiano lavoro e prospettiva e siano costretti ad andare via e persino tanti sacerdoti vengano minacciati”, ha dichiarato il Sindaco.

          “Il cambiamento è indispensabile e possibile”, ha aggiunto, indicando che le parole del Papa lasceranno “una traccia indelebile nel cuore” di ciascuno, soprattutto dei ragazzi, che “hanno bisogno di essere incoraggiati per costruire il loro futuro liberi dalle mafie, dai ricatti e dalle paure”.

          “Basta con la mafia”, ha esclamato Speranza. “La Calabria dei prossimi anni possa essere all\'altezza dei sogni e delle preghiere del suo popolo”. Il Sindaco ha poi consegnato al Papa l'atto del Comune con il quale si concede il terreno sul quale sorgerà la nuova chiesa di San Benedetto, a poca distanza dal municipio. Dal canto suo, il Vescovo di Lamezia Terme, monsignor Antonio Cantafora, ha ricordato che la Calabria è una terra “bella ma anche ferita, talvolta rassegnata”, anche per lo sviluppo economico “mai pienamente intrapreso e sostenuto”.

          Nonostante le difficoltà, il presule ha auspicato che la fede, “purificata”, possa essere “sempre più luminosa e audace”. Ha poi donato al Papa un uovo in argento, pietre preziose e smalti con varie immagini, tra le quali la facciata del Duomo di Lamezia e la Madonna nera del santuario bavarese di Altötting. Il Papa ha ricambiato con un calice per la Diocesi.

 

Roberta Sciamplicotti

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