C'è chi balza dal letto perché riscosso dal trillo di una sveglia, c'è chi ha la sveglia “incorporata” e si desta più naturalmente. C'è chi si apre al nuovo giorno con la radiosveglia, e chi invece nel silenzio più quieto. C'è chi ascolta già i ritmi attivi della città in movimento, e chi invece gusta la quiete appena mossa del primo mattino...
del 07 agosto 2011
 
 
          In tempo di vacanza ci si sveglia con calma. I ritmi quotidiani si rallentano e si vive una gestione del tempo più rilassata. Questo mi aiuta a pensare a un momento particolare, un istante prezioso della nostra giornata. Forse il più importante, ma forse anche il meno consapevole. Il momento nel quale si aprono gli occhi al mattino, cioè il risveglio.
          Il risveglio è un processo, non un atto. Si distende nel tempo: ciascuno ha i suoi riti, le sue procedure, che spesso implicano tempo. In alcuni casi include anche la colazione o la prima aria del mattino avvertita quando si scende in strada o si aprono le finestre. In ogni caso è un processo non solamente interiore: implica una certa luminosità, un luogo, del cibo, elementi come l’acqua e l’aria.
          C’è chi balza dal letto perché riscosso dal trillo di una sveglia, c’è chi ha la sveglia “incorporata” e si desta più naturalmente. C’è chi si apre al nuovo giorno con la radiosveglia, e chi invece nel silenzio più quieto. C’è chi ascolta già i ritmi attivi della città in movimento, e chi invece gusta la quiete appena mossa del primo mattino. In ogni caso la notte noi chiudiamo gli occhi facendo un atto di fiducia grande nella vita e dando per scontato il risveglio il giorno, dopo la notte, il buio, l’incoscienza temporanea…
          E poi ci risvegliamo a nuova vita. Quell’istante è prezioso. Lì c’è un concentrato reale e simbolico della nostra esistenza. Il mattino ci si annuncia già nel nostro letto. Lì viviamo una proiezione forse inconsapevole ma vera e reale della nostra esistenza. Come ci svegliamo al mattino, dunque? In un modo o nell’altro noi ci svegliamo o con una domanda o con un progetto.
          Nel primo caso la nostra giornata inizia senza particolari certezze: vi è una apertura a ciò che sarà o che ci verrà incontro. L’apertura degli occhi ancora cisposi è caratterizzato da una fiducia che viene subito mossa da un interrogativo: che ne sarà di me oggi? Cosa accadrà? E il sentimento che l’accompagna può essere sia di incertezza (o persino di inquietudine e angoscia), sia di curiosità sia di meraviglia e serena apertura al nuovo giorno.
          Nel secondo caso la nostra giornata inizia con la voglia di essere nel mondo, di realizzare, di aprire le finestre e dire silenziosamente o fragorosamente al mondo che si è disposti a fare qualcosa oppure perché si ha un progetto preciso in mente, un lavoro da fare, ad esempio; sia perché se ne avverte tutta l’energia che è alla ricerca di un oggetto: una cosa da fare o una o più persone da incontrare.
          Una domanda o un progetto muovono sempre quella fiducia di base che accompagna l’istante semi-consapevole del risveglio e lo orientano. L’ispirazione poetica non è lontana da questo istante. Il suo oblio può significare l’oblio della dimensione creativa dell’esistenza. Forse la vacanza con la sua carica di cambiamento dei ritmi può aiutarci a recuperare il senso e l’importanza di quell’attimo da cui tutta la nostra giornata ha inizio, quel big bang creativo (e creaturale) che rianima la nostra esistenza tutte le mattine. La vera ispirazione, del resto, è questo: un risveglio al mondo.
 
Antonio Spadaro S.I.
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