Vera Drake, «nata dalla mia fantasia - chiarisce il regista - anche se si ispira a tutte le donne che nel mondo, soprattutto in passato, aiutavano ad interrompere gravidanze indesiderate», è consapevole del rischio che questa sua pratica “misericordiosa” le comporta (realizza l'aborto iniettando nell'utero una mistura di acqua saponata e disinfettante, che provoca semplicemente il distacco del feto e la sua espulsione nel giro di un paio di giorni), ma non abbandona le ragazze che le chiedono aiuto.
del 03 dicembre 2004
 
Davvero meritato questo Leone d'oro. E anche la “Coppa Volpi” a Imelda Staunton, la protagonista.
Questo è uno dei pochi film presenti oggi nelle sale capace di far pensare veramente. Chiama in causa la nostra fede, i nostri valori ed anche il nostro cuore. Come non riflettere davanti alla storia di una donna che pratica l'aborto clandestino quasi fosse un atto misericordioso? In un mondo come il nostro una storia del genere provoca senz'altro discussioni infervorate.
Mike Leigh, il regista, sottolinea che il suo film merita di essere visto perché è senz'altro attuale. Dice in fatti: «Spero con il mio film di aver sollevato nel pubblico un dilemma morale intorno a un problema così importante e controverso senza tracciare ritratti manichei di buoni e cattivi. Vorrei insomma che tra gli spettatori nascesse lo stesso dibattito che si scatena all'interno della famiglia protagonista del mio film». Nella Londra degli anni Cinquanta non esistevano leggi sull'aborto; il  motivo per cui veniva svolto in clandestinità era dettato dal fatto che era costoso e per salvaguardare l'onore delle ragazze che vi si sottoponevano. Il regista sembra non voler prendere posizione. In realtà in alcune interviste ha espresso le proprie convinzioni: «Io credo tenacemente nella libertà di scelta delle donne… Ritengo immorale mettere al mondo bambini indesiderati» (cf. www.35mm.it - intervista del 4 ott. ‘04).
Ma come mai  una donna così generosa ed altruista  -così viene presentata Vera-  nega la vita a dei bambini? …interrompe gratuitamente delle gravidanze? …uccide delle creature indifese?
Vera Drake, «nata dalla mia fantasia - chiarisce il regista - anche se si ispira a tutte le donne che nel mondo, soprattutto in passato, aiutavano ad interrompere gravidanze indesiderate», è consapevole del rischio che questa sua pratica “misericordiosa” le comporta (realizza l’aborto iniettando nell’utero una mistura di acqua saponata e disinfettante, che provoca semplicemente il distacco del feto e la sua espulsione nel giro di un paio di giorni), ma non abbandona le ragazze che le chiedono aiuto. Sembra quasi che il suo unico difetto risieda nell'eccessiva generosità. Nasce spontaneo il quesito: è davvero una benefattrice? Vera non agisce con motivazioni etiche o religiose: pensa solo che sia una cosa che va fatta per il bene delle ragazze. A conferma di ciò, Vera non accetta denaro. Non è difficile leggere tra le righe l'assoluzione del personaggio di Vera Drake. Afferma Mike Leigh «Possiamo anche considerare questa donna un mostro, responsabile della morte di decine e decine di bambini, ma non possiamo dimenticare che lei agiva nella convinzione di aiutare persone in difficoltà».
Le lacrime di Vera non possono essere prese troppo seriamente. Tanta pietà per la povera Vera e tanta comprensione per le “ragazze in difficoltà”, ma…e i bambini uccisi? Sono in pochi, nella vicenda di Vera, ad esprimere il dolore per i bambini abortiti: la stessa corte giudicante, durante il processo, si preoccupa solo del fatto che la buona domestica ha messo a repentaglio la vita di una delle ragazze aiutate. Sarà invece il figlio di Vera, Sid, incapace di perdonare la madre, a pronunciare le parole: “Ma sono dei bambini piccoli”.
Come porci davanti a questo film?
Il regista sottolinea la sua volontà di far parlare la gente, di farla riflettere su questo tema: «Mi propongo di far discutere la gente». E ci è riuscito. Ma non basta “parlarne”… Una discussione fondata ha bisogno di chiarire da quali principi etici si parte e quale tipo di informazioni si hanno e si mettono in campo. I principi etici di partenza per noi fanno appello alla difesa della vita e al fatto che questa è sempre e comunque un dono.
Ovviamente nulla da dire sulla tecnica cinematografica e sulla recitazione degli attori, che meritano il leone d'oro, ma un punto di demerito alla giuria di Venezia, che premia un film ben fatto ma eticamente non chiaro, dando ad un film di indubbio spessore morale come “Le chiavi di casa” solo il “Premio Pasinetti”.
Silvia Dal Cin
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