Un uomo di spirito nota addirittura che «mai l'umorismo è assente dal Vangelo. Esso sprizza meno spesso dalle parole in sé che dal contesto in cui sono pronunciate».
del 01 gennaio 2002
Monaco dell'abbazia benedettina di Clervaux, nel Granducato di Lussemburgo, dal 1928, P. Jean Leclerc è nato nel 1911 ad Avesnes (Francia). Laureato in teologia e storia, insegna a Roma nel Collegio S. Anselmo e alla Gregoriana, e cura l'edizione critica delle opere di san Bernardo. I suoi impegni di erudito non gli impediscono di partecipare, con dinamismo, al rinnovamento monastico in Occidente. Inoltre, da vari anni, si interessa per la fondazione di monasteri di contemplativi nel Terzo-Mondo, con un senso della Chiesa che traspare anche dalla sua opera scritta, e che non esclude un senso di umorismo autenticamente evangelico.
Oggi, esegeti e teologi parlano non più solamente dell'umorismo degli scrittori sacri, ma persino dell'umorismo di Dio e di Cristo... In un libro in cui il messaggio di Gesù è trasmesso ai nostri contemporanei in un linguaggio ch'essi possano comprendere, un uomo di spirito nota addirittura che «mai l'umorismo è assente dal Vangelo. Esso sprizza meno spesso dalle parole in sé che dal contesto in cui sono pronunciate». Come avrebbe potuto Gesù attrarre i fanciulli, le donne, la gente semplice, se fosse stato tremendamente serio?... Tempo addietro, un dotto teologo ha dimostrato che la ripugnanza istintiva di molti cristiani dei tempi passati e attuali ad ammetter che Gesù abbia riso, deriva dall'aver essi considerato in lui, in modo pressoché esclusivo, .dl dogma della divinità del Messia. Si aveva della sua divinità una coscienza così viva che ci si sarebbe piuttosto orientati a negar la realtà della sua natura umana»... Quando si tenta di chiarire che cosa sia l'umorismo, le formule variano, poiché questa sottile realtà è difficile a definirsi... Secondo alcuni, se l'umorismo in sé non è una virtù, è però “l'irradiamento di tutte le virtù”; secondo altri, v'è del buon umore «allorché si ride, nonostante tutto» specie quando si possiede l'arte di sorrider di se stessi. In un'epoca in cui, non più che in altre, le cose non vanno troppo bene, ma nella quale se ne diviene sempre più coscienti, per un affinamento della sensibilità e dell'intelligenza, nonché per il potenziamento dei mezzi di comunicazione di massa che rendono l'uomo partecipe dell'angoscia altrui; in un'epoca in cui l'ansia costituisce il perno di troppe pubblicazioni ed in cui essa è predicata, talvolta persino con solennità, - e ciò è indubbiamente necessario - è opportuno che sia annunciato anche il vangelo del buon umore, basato sul distacco. Poiché spesso l'insoddisfazione deriva dal constatare che il mondo non va come vorremmo, che tutta la Chiesa non pensa come noi desidereremmo. Un certo distacco in confronto delle nostre opinioni personali schiuderebbe prospettive più universali, aiuterebbe a situare le nostre idee e le nostre soluzioni in un contesto in cui noi non siamo i soli ad essere intelligenti, a pensar giusto, a possedere lo Spirito Santo. La facilità di sorridere di tutto ciò che non ha importanza e anzitutto del nostro io in ciò che ha di limitato per noi stessi, è un dono, un carisma: bisogna domandarlo. E' anche una disposizione psichica che bisogna acquisire, coltivare; in tal senso, c'è, se non una virtù, almeno una ascesi dell'umorismo. Infine, è un bene di cui dobbiamo rendere partecipi gli altri; dobbiamo porlo - il che in realtà significa che dobbiamo porre noi stessi - a disposizione di tutti coloro che lo possiedono o che ne difettano: perché vi è anche una diaconia dell'umorismo. Questo servizio è un modo autentico di partecipare a quella gioia di Dio che Gesù Cristo è venuto a condividere con noi, di darne testimonianza, di aiutare i fratelli a conservare il coraggio nella lotta contro qualsiasi sofferenza che l'uomo può infliggere all'uomo.
padre Jean Leclerc
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