Uno dei problemi del nostro Paese è la formazione. Non solo l'alta formazione scientifica, universitaria o delle scuole medie. Ma anche quella minima per...
del 12 ottobre 2005
Uno dei problemi del nostro Paese è la formazione. Non solo l’alta formazione scientifica, universitaria o delle scuole medie.
Ma anche quella minima per fare bene la commessa di un negozio di abbigliamento, di una libreria, la badante, la collaboratrice domestica, la parrucchiera, la sarta, il portiere. E poiché molti che si dedicano a queste attività sono extracomunitari incominciamo dalla lingua. Se alcuni imparano in fretta la nostra lingua, altri, soprattutto quelli che pensavano di restare poco tempo, non fanno nessuno sforzo per apprenderla.
E noi troppo poco per insegnargliela. Conosco persone che sono in Italia da più di dieci anni e usano ancora i verbi all’infinito, non leggono né giornali né libri. Ma per imparare bisogna assolutamente leggere, chi non lo fa non acquisisce nuovi concetti, non progredisce, anzi la sua prestazione si degrada.
Sono convinto che l’insegnamento di una lingua comune, ed in Italia ovviamente l’italiano, sia una condizione indispensabile per far funzionare una comunità multietnica. Non venite a raccontarmi che questo è un modo per togliere agli altri l’identità, perché tutti noi sappiamo che conoscere un’altra lingua oltre alla nostra non ci impoverisce, ma ci arricchisce.
 
Passiamo ora ad un altro esempio. Per fare il collaboratore o la collaboratrice domestica, occorre saper riordinare i letti, pulire, lavare, stirare, cucinare, fare la spesa, compiere acquisti, trattare con le persone, accudire un bambino, un vecchio, un malato, gestire la casa in tutta la sua complessità. Tutte cose che un tempo le ragazze imparavano da bambine.
 
Oggi non sanno più fare niente e dovrebbero studiarlo in appositi corsi. Ma chi li segue? Chi si pone il problema? Eppure una cameriera che sapesse gestire una casa potrebbe guadagnare moltissimo. Se poi passiamo ad attività che comportano conoscenze tecniche come l’idraulico, l’elettricista, il giardiniere, il muratore, i l falegname, l’esperto di computer, i guadagni possono essere molto più elevati. Però pochi lo fanno o lo fanno bene, perché? In parte per il pregiudizio che si tratti di «lavori manuali» inferiori al lavoro intellettuale dell’impiegato.
Ma io credo che la ragione vera per cui molti non vi si dedicano, o lo fanno malvolentieri, è che per riuscire occorre applicarsi seriamente, studiare, aggiornarsi in continuazione, spesso conoscere l’inglese, e poi avere una grande vigilanza, saper tenere buone relazioni umane. È molto più comodo seguire la routine e tirare a campare.
Francesco Alberoni
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