Intervista a Madre Yvonne Reungoat, Madre Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, da parte dell'Equipe Unitaria di Pastorale Giovanile del MGS Triveneto. L'ospite della Festa dei Giovani 2012.
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Intervista a Madre Yvonne Reungoat, Madre Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, da parte dell'Equipe Unitaria di Pastorale Giovanile del MGS Triveneto
 
 
Roma, 14 gennaio 2012
Sr. Yvonne Reungoat FMA
 
 
 
1.    Madre  Yvonne, può dirci qualcosa su di lei, sulla sua storia?   Com'è nata e cresciuta la sua passione per i giovani? 
 
Sono nata in Bretagna (Francia), in una famiglia cattolica praticante. Avevo uno zio sacerdote salesiano, missionario in Canada, che puntualmente ci faceva arrivare il bollettino salesiano. Fu lì che imparai a conoscere don Bosco, madre Mazzarello e il carisma salesiano, diffuso nei cinque Continenti. Lì imparai che questi nomi erano legati ai giovani e che i giovani sono la porzione più preziosa dell’umanità.
Quanto leggevo trovava una grande risonanza in me: anch’io volevo essere un segno di amore per quei giovani, anche se non sapevo come.
 
 
2.    Quando  e come ha capito quale fosse la sua strada? Quali difficoltà  ha incontrato?
 
Provvidenzialmente proprio la presenza di questo zio, permise ai miei genitori di conoscere la scuola di Dinan tenuta dalle Figlie di Maria Ausiliatrice. Lì ho fatto l’esperienza di essere personalmente avvolta dall’amorevolezza salesiana. Tutto mi attraeva e tutto svolgevo con naturalezza e semplicità. Al punto da maturare l’idea di farmi salesiana. La direttrice di Dinan è stata una vera accompagnatrice e il clima educativo della comunità ha sostenuto il mio cammino. Le FMA avevano l’arte di renderci protagoniste. Ci affidavano piccole responsabilità adeguate alle nostre possibilità, così da aprirci al servizio verso gli altri.
L’accompagnamento e la cura mi hanno aiutata a maturare la risposta vocazionale. È cresciuta gradualmente in me la consapevolezza di una richiesta di totalità nell’amore per i giovani. Non solo come religiosa consacrata, ma come FMA missionaria, a servizio incondizionato dei giovani, là dove sarei stata inviata.
Direi che non ho incontrato difficoltà particolari nella realizzazione della mia vocazione, perché i miei mi hanno lasciata libera di seguire la mia strada.
 
 
3.    Dove vive e cosa fa nella sua vita? Ci può raccontare una   sua giornata tipo?
 
Vivo a Roma, dove svolgo il servizio di Superiora generale delle FMA. La mia vita ha questa principale missione: essere segno di unità e di comunione tra le sorelle rivitalizzando il carisma che don Bosco ci ha lasciato in eredità e Maria Domenica Mazzarello ha interpretato con i colori della femminilità. Questo comporta viaggi, conoscenza, ascolto, incontri, studio, verifiche, decisioni e scelte.
È difficile descrivere la mia giornata-tipo perché essa è aperta a tutti gli imprevisti, i bisogni, le sorprese, belle e meno belle (come quando capita uno tsunami, un terremoto o un alluvione), che un grande Istituto come il nostro si trova a dover gestire. Ciò che non manca, nella giornata, è l’incontro con Gesù nella celebrazione eucaristica. Posso dire con semplicità che Gesù è il centro della mia giornata e della mia vita. Essa non mi appartiene più. Con Lui divento pane da condividere con gli altri. Dopo la Messa si apre perciò il tempo della disponibilità per gli altri, che è una dimensione della disponibilità per Dio in Gesù.
Anche alla sera, con le sorelle del Consiglio generale, ci riserviamo sempre un tempo per la celebrazione comunitaria dei Vespri. Settimanalmente facciamo la condivisione della Parola di Dio, da cui attingiamo luce e speranza per le nostre decisioni.
Spesso la mia vita si svolge in viaggio per il mondo e allora essa è regolata dagli altri nel programma, nella scansione delle giornate. Un’espressione che dico solitamente, arrivando in un ambiente, è questa: «Sono a vostra disposizione. Non ho altri programmi personali».
Non può mancare, nei miei viaggi, l’incontro con i giovani. Da loro imparo il tipo di difficoltà che vivono, le sofferenze e fragilità che li affliggono, ma anche le speranze che alimentano. I giovani li porto sempre nel cuore, animata dallo slancio del Da mihi animas cetera tolle.
 
 
4.    Cosa vuol dire per lei essere Madre Generale?
 
Maturare ogni giorno la consapevolezza di essere al servizio di un disegno più grande rispetto a quanto io posso prevedere, immaginare e calcolare. Vivere in atteggiamento di ascolto del disegno dello Spirito Santo che vuol fare della nostra Famiglia religiosa un segno affidabile, visibile e credibile di amore preveniente di Dio per le giovani generazioni del nostro tempo. Esse non sono né peggiori, né migliori di altre, ma sono il risultato della speranza che nutriamo per loro, della scommessa educativa che riusciamo a elaborare insieme come comunità educanti, animati dalla spiritualità salesiana.
 
 
5.    Cosa  porta con sé di tutti i viaggi nelle varie case salesiane e  degli incontri con tante suore e tanti giovani?
 
Porto la gioia di vivere, la speranza, ma anche le  fatiche, le delusioni, la mancanza di risorse. Mi commuovo ogni volta che ripenso a tanti giovani del MGS, che spesso si fanno volontari presso i più bisognosi, sempre attivi e dinamici nel portare avanti l’animazione degli ambienti educativi salesiani.
Pensando ai giovani vedo che, anche quelli all’apparenza più refrattari, abbandonano ogni rigidità e difesa quando si accorgono che l’educatore li accosta con discrezione e dolcezza; quando ascoltano la parola di uno che li ama e, per questo, osa proporre ideali alti. E i giovani ci stanno.
La stessa emozione mi prende quando penso alle fatiche delle mie sorelle FMA, spesso in lontani luoghi di missione, prive di ogni comodità, per condividere in tutto la vita dei loro poveri, specialmente dei giovani. Ma anche di FMA che spendono con amore la loro esistenza nella quotidianità dei diversi ambienti educativi.
Mi sorprendo ogni volta pensando alla luce che brilla negli occhi di sorelle anziane, che non hanno mai perso la gioia della loro vocazione e la irradiano da tutti i pori. Un forte senso di gratitudine mi pervade quando vedo laici impegnati che condividono il nostro progetto educativo ed esprimono nella comunità educante la gioia della loro specifica vocazione. È una testimonianza di vita che offriamo, oggi molto ammirata, in contesti dove la concorrenza, la frammentarietà delle relazioni e l’individualismo rischiano di farla da padrone.
 
6.    Che ruolo hanno, secondo lei, madre Mazzarello e don  Bosco per i giovani di oggi?
 
Don Bosco e madre Mazzarello sono icone viventi a cui noi e i giovani stessi guardiamo con ammirazione. Sono come faro che illumina, sale che dà sapore, timone che orienta, speranza che si affaccia all’orizzonte. Soprattutto sono padri e madri che continuano a generare perché sono una scintilla del cuore stesso di Dio. Accompagnatori geniali accanto ai giovani, in cordata con loro: per e con i giovani.
 
 
7.    Conosce già la Festa dei Giovani? Che cosa si aspetta di trovare? Come la immagina?
 
Non ho mai partecipato a incontri con questa specifica denominazione. Mi attendo di incontrare FMA e Salesiani impegnati nella   Pastorale Giovanile, insieme a giovani pensosi e gioiosi: giovani capaci di guardare al futuro con realismo e speranza. Giovani motivati, desiderosi di condividere la gioia e la festa con altri. La festa è dimensione fondamentale del mistero cristiano. Come salesiane e come Movimento Giovanile Salesiano non possiamo dimenticarlo. I nostri Santi hanno fatto leva proprio sull’allegria come segno di un cuore che ama perché sa di essere amato.
Immagino una grande concentrazione di giovani. Forse ci sarà un’attesa reciproca. Certamente quello che loro ci regaleranno sarà più di quanto potremo offrire noi adulti.
 
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