Senza l'incontro con Gesù vivente la vita cristiana diventa “anemica”, debole, senza energia, incapace di affrontare le difficoltà di una cultura contraria; la nostra testimonianza perde forza, non riesce a muovere le persone. Ecco alcuni atteggiamenti da sviluppare nel nostro impegno di animazione perché diventi un vero allenamento di vita cristiana...
del 18 maggio 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
          Il motto dell'incontro: “Nel quotidiano, testimoni di un incontro”. Direi anche “Nel quotidiano continuatori di un incontro”, perché, come cristiani, siamo chiamati ad essere continuatori del Movimento di Gesù tra i giovani: essere la presenza vivente di Gesù tra i giovani. Questo movimento non è se non l’incontro del Risorto con gli apostoli e con ognuno di noi; senza questo incontro il cristianesimo diventa una “ideologia”, un “ideale” e la vita cristiana un impossibile. 
1. Incontrarsi con Ges√π Cristo
Diverse esperienze d’incontro 
-   Gli incontri “spettacolo”
           Nella nostra vita quotidiana ci troviamo con molte persone, con alcune di loro rimaniamo ore e ore insieme, parliamo di molte cose, condividiamo molti lavori ed esperienze… Ma quelle persone non hanno un grande influsso sulla nostra vita, divengono buoni compagni e poco più. Sono molti gli incontri, ma poco profondi, al servizio dei propri interessi. 
-   L’incontro “personale”
           Ma talvolta ci siamo incontrati con alcune persone soltanto una volta, durante poco tempo, e quelle persone hanno marcato profondamente la nostra vita; il loro sguardo, la loro parola, i loro gesti hanno risvegliato in noi desideri, sentimento e valori nuovi che trasformano il nostro modo di pensare e di sentire. Sono incontri che cambiano la vita. 
-   Gli incontri di Gesù
           Il Nuovo Testamento ce ne presenta parecchi; l’incontro di Gesù con i primi discepoli che volevano sapere dove abitava (Giov. 1,35ss); l’incontro di Gesù con Matteo che lascia tutto per seguirlo (Mat. 9, 9-13); l’incontro con la Samaritana accanto al pozzo (Giov. 4, 4ss); l’incontro con il giovane ricco, che non accetta l’invito di Gesù e se ne va triste (Mat. 19, 16-22)… Ma soprattutto il Nuovo Testamento ci racconta gli incontri di Gesù dopo la sua morte: con Maria Maddalena (Giov. 20, 11-18), con i discepoli di Emmaus (Luc.  24, 13-35), con i Dodici (Luc. 35, 36-49; Giov. 20, 19-29; 21, 1-14); alcuni anni dopo anche con Paolo, sul cammino per Damasco (Atti 9, 1-18)… Tutti questi incontri sono inattesi, frutto dell’iniziativa di Gesù stesso; sono incontri attraverso segni che trasformano la mente e il cuore dei discepoli. 
Alcune caratteristiche 
          Un rapporto personale: Gesù guarda Matteo, il giovane ricco…; chiama pel nome Maria Maddalena, Paolo…, conversa con i discepoli di Emaus, con i primi discepoli che cercavano dove viveva… In tutti gli incontri Gesù va incontro alle persone e stabilisce con loro un rapporto personale. 
          La scoperta di una novità, di un nuovo modo d’impostare la vita, che risveglia l’inedito che c’è in noi (i discepoli di Emmaus scoprono un nuovo modo di leggere gli eventi della passione e il loro cuore brucia; la Samaritana accanto al pozzo scopre una sete di verità e di vita che non conosceva; Paolo riconosce che ciò che per lui era più importante diviene spazzatura Cf. Fil. 3, 5-12). 
          Una scelta di amicizia, di sequela, cioè di essere con lui, condividere la sua vita, collaborare alla sua missione (Marc. 3, 13-15), con una disponibilità totale: “Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita” (Giov. 6, 66-69). 
L’incontro con Gesù oggi 
Che significa oggi per noi incontrarci con Gesù? 
          Scoprire Gesù vivente e presente nel quotidiano della propria esistenza: come l’amico che mi guarda e mi chiama a condividere la sua vita, e risveglia in me un forte desiderio di essere con lui (la passione per Gesù); ci da un nuovo cuore. Saper riconoscere i segni della sua presenza tra noi, le sue tracce nelle persone e negli eventi: i segni di speranza, gli aspetti positivi, i semi di vita anche se piccoli e imperfetti (nuovi occhi). 
          Fare dell’incontro con Gesù il motore delle proprie scelte quotidiane, l’ispiratore di una nuova voglia di vita: una vita in tutto normale, ma vissuta secondo un modello nuovo, il modello delle Beatitudini.. 
2.     Cammini di incontro con Gesù 
Come realizzare quest’esperienza d’incontro? 
          Innanzi tutto ricordare che l’iniziativa dell’incontro con Gesù corrisponde a Gesù stesso che cerca e sceglie i suoi amici (Cfr. Giov. 15, 14-16). Gesù risorto viene incontro ad ogni persona attrverso molteplici cammini, anche i più inattesi: nella solitudine della propria camera e nel chiasso di una Giornata Mondiale della Gioventù; nell’incontro con i ragazzi dell’Oratorio che godono giocando nel cortile, o nella comunicazione e nella riflessione del gruppo; nell’impegno e nella lotta sociale con altri gruppi e animatori del quartiere, e nella giornata di ritiro e di preghiera; nella celebrazione liturgica dinamica e giovanile, anche nel pesante e a volte noioso impegno di studio o di lavoro… Gesù è presente dappertutto, qualunque esperienza e situazione può offrirci la grazia di un incontro con lui; non dobbiamo uscire della nostra vita per trovarlo; ma non sempre i nostri occhi sono disposti a riconoscerlo e il nostro cuore ad accettarlo; per questo tante volte ci sembra lontano e assente.
          Come possiamo allenare i nostri occhi perché sappiano vedere Gesù nella nostra vita quotidiana e realizzare in essa un vero incontro con Lui che ci trasformi e ci dia forza per viverla con coraggio e dinamismo evangelico? La Parola di Dio ci presenta tre luoghi privilegiati per quest’allenamento.
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Luoghi privilegiati per imparare a riconoscere Gesù 
La vita della comunità cristiana
          Gesù si trova con i discepoli radunati… ma Tommaso non c’era… e non vuole accettare la parola dei suoi compagni… (Giov. 20, 19-29) Gesù si trova nella comunità cristiana che lo ricorda (Mat.18,20) Vivere l’esperienza di comunità nella quale si sviluppino i rapporti personali di amicizia, l’accoglienza, l’ascolto degli altri… Una comunità radunata attorno alla Parola ascoltata, approfondita, condivisa, vissuta… Una comunità che perdona senza limiti e crea comunione;
Una comunità nella quale tutti sono corresponsabili della stessa missione;
Una comunità in comunione con le altre comunità cristiane, formando la grande famiglia della Chiesa.
          In questa comunità Gesù è presente e ci riscalda il cuore perché possiamo riconoscerlo nella famiglia, nella scuola e nell’università, nel posto di lavoro e nell’impegno sociale e politico; spazi nei quali molte volte ci risulta molto difficile questo riconoscimento. 
L’esperienza della missione apostolica
          Gli apostoli avevano lavorato tutta la notte e non avevano pescato niente… Ma gettano la rete di nuovo seguendo le indicazioni di quello sconosciuto e raccolgono molti pesci; allora riconoscono che è il Signore (Giov. 21, 1-14)
Possiamo riconoscere la presenza di Ges√π vivente tra noi:
Nel servizio gratuito e generoso per i giovani e per i pi√π poveri;
In un impegno costante e fedele nonostante le difficoltà, le debolezze e le limitazioni;
In un impegno condiviso in gruppo e in comunità;
In un impegno vissuto controcorrente in una società individualista ed egoista…
Attraverso questo impegno ci alleniamo per riconoscere la presenza di Gesù in tanti altri spazi della vita quotidiana: il quartiere, l’università, il mondo del lavoro, l’impegno politico…
La celebrazione comunitaria della fede
          I discepoli di Emmaus lo riconobbero quando spezzò il pane con loro (Lc. 24, 30-31); i discepoli mangiano con Gesù (Lc. 24, 41-43); i primi cristiani partecipavano assiduamente allo spezzare del pane e alle preghiere (Atti, 2, 42-45)
La preghiera comunitaria, in particolare l’ascolto della Parola di Dio che ci insegna a leggere la propria vita secondo la mente di Gesù;
          La celebrazione dei sacramenti, come momenti di incontro personale con Lui, che ci rendono i suoi amici In particolare l’Eucaristia, nella quale Gesù spezza il pane e noi riceviamo questo pane spezzato, Gesù ci fa partecipare del suo corpo per divenire “corpo di Cristo” per i giovani. Attraverso questi momenti alleniamo i nostri occhi per riconoscere anche Gesù nelle diverse circostanze della vita, anche quelle più estranee e difficili: siamo “in sintonia”, con lui.
          Vivere sovente queste esperienze per allenare gli occhi a riconoscere Gesù, per riscaldare il cuore per sentire l’amore di Gesù, per preparare le mani e i piedi per andare dietro Gesù…
3. Un cammino da percorrere insieme
          L’incontro con Gesù è un dono assoluto di Dio al quale soltanto possiamo aprirci e corrispondere. Ecco alcuni atteggiamenti da sviluppare nel nostro impegno di animazione perché diventi un vero allenamento di vita cristiana:
          L’apertura agli altri, ai diversi, in modo speciale ai giovani che vivono in situazioni di rischio o di bisogno, rinunciando al più comodo e conveniente per se stesso; cominciando dal proprio ambiente, dalla propria famiglia, nel proprio Oratorio, scuola o posto di lavoro, ma andando verso un’apertura sempre più larga al sociale, al civile… 
          La gioia e l’ottimismo, la visione positiva della vita e delle persone, la coscienza dei doni ricevuti, resistendo alla tendenza a guardare soltanto il negativo, al conformismo e al disinteresse… 
          Vivere e lavorare in équipe, in gruppo, in collaborazione e condivisione, superando l’individualismo ambientale; promuovere rapporti personali e di amicizia, essere creatori di gruppo, di comunicazione, di collaborazione; sentirsi responsabile degli altri.
          Collegato ad esso vivere l’accompagnamento personale, come apertura all’altro, disponibilità a confrontarsi, volontà di riconoscere la voce di Dio nella propria vita con l’aiuto degli altri… 
          L’interiorità, la capacità di fare silenzio, di riflettere, di ascoltare il proprio interiore e il proprio cuore, andando oltre l’attivismo e la quantità di esperienze ed emozioni…
          L’impegno generoso e responsabile per gli altri, superando la tendenza alla comodità e al conformismo, dalle piccole cose di ogni giorno, ad esperienze più impegnative, come il volontariato, il servizio sociale, l’impegno sindacale o politico… 
          Assumere un progetto di vita semplice e aperto, ma costante e preciso, andando oltre l’immediato, l’urgente, il sentimento dell’istante presente… Non riconoscete in questi atteggiamenti molte caratteristiche della Spiritualità Giovanile Salesiana? 
Sintesi finale 
          Senza l’incontro con Gesù vivente la vita cristiana diventa “anemica”, debole, senza energia, incapace di affrontare le difficoltà di una cultura contraria; la nostra testimonianza perde forza, non riesce a muovere le persone… Per questo dobbiamo rinnovare continuamente questo incontro con Gesù, come il segreto della propria vita cristiana, vissuta con gioia, con decisione e con perseveranza.
Questo richiede:
- momenti forti di allenamento,
- atteggiamento di perseveranza e di sforzo continuo,
- disponibilità a lasciarsi guidare e orientare.
Senza di questo, la santità cristiana non è possibile.
Antonio Domenech
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