Incontro

In questo mese speciale tutta la Chiesa si ferma nel porto sicuro della riflessione per sensibilizzarci al tema della missione! Oggi riflettiamo sul tema dell'incontro.

Vangelo

Luca 19,2-10
Entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È andato ad alloggiare da un peccatore!».
Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Vi riconosceranno da come vi amerete

Signore,
Tu che ci hai detto
“vi riconosceranno da come vi amerete”
fa che nel nostro quotidiano
non manchi mai:
la fede in Dio e nel prossimo;
la speranza, non vuota aspettativa,
ma fonte inesauribile di vita e futuro;
il coraggio di allargare i propri orizzonti
e sentirsi parte del mondo;
la benevolenza con cui ricercare
il bene per gli altri;
la solidarietà,
frutto della conversione personale
che esige impegno e responsabilità;
la creatività per pensare
e generare un mondo aperto;
il tempo,
fervente attesa della bellezza che sarà;
la comunicazione
che non è solo tecnologia
ma soprattutto incontro,
prossimità, relazione,
conoscenza, essenzialità;
la cura
che si concretizza nell’ascolto,
in atti di vicinanza, carità, perdono;
uomini e donne che contribuiscano
con il proprio impegno
e la propria competenza
alla costruzione di una società
più giusta, più fraterna, più solidale;
una politica
capace di sanare efficacemente
le radici profonde
dei mali del nostro mondo;
un abbraccio dell’umanità per l’umanità.

Fratelli tutti

Papa Francesco

Il mettersi seduti ad ascoltare l’altro, caratteristico di un incontro umano, è un modello di atteggiamento accogliente, di chi supera il narcisismo e accoglie l’altro, gli presta attenzione, gli fa spazio nella propria cerchia.
Tuttavia, il mondo di oggi è in maggioranza un mondo sordo. A volte la velocità del mondo moderno, la frenesia ci impedisce di ascoltare bene quello che dice l’altra persona. E quando è a metà del suo discorso, già la interrompiamo e vogliamo risponderle mentre ancora non ha finito di parlare.
Non bisogna perdere la capacità di ascolto. San Francesco d’Assisi ha ascoltato la voce di Dio, ha ascoltato la voce del povero, ha ascoltato la voce del malato, ha ascoltato la voce della natura. E tutto questo lo trasforma in uno stile di vita. Spero che il seme di San Francesco cresca in tanti cuori.

L’arrivo di persone diverse, che provengono da un contesto vitale e culturale differente, si trasforma in un dono, perché quelle dei migranti sono anche storie di incontro tra persone e tra culture: per le comunità e le società in cui arrivano sono una opportunità di arricchimento e di sviluppo umano integrale di tutti.
Perciò chiedo in particolare ai giovani di non cadere nelle reti di coloro che vogliono metterli contro altri giovani che arrivano nei loro Paesi, descrivendoli come soggetti pericolosi e come se non avessero la stessa inalienabile dignità di ogni essere umano.
D’altra parte, quando si accoglie di cuore la persona diversa, le si permette di continuare ad essere sé stessa, mentre le si dà la possibilità di un nuovo sviluppo. Le varie culture, che hanno prodotto la loro ricchezza nel corso dei secoli, devono essere preservate perché il mondo non si impoverisca. E questo senza trascurare di stimolarle a lasciar emergere da sé stesse qualcosa di nuovo nell’incontro con altre realtà.
Non va ignorato il rischio di finire vittime di una sclerosi culturale.
Perciò abbiamo bisogno di comunicare, di scoprire le ricchezze di ognuno, di valorizzare ciò che ci unisce e di guardare alle differenze come possibilità di crescita nel rispetto di tutti. È necessario un dialogo paziente e fiducioso, in modo che le persone, le famiglie e le comunità possano trasmettere i valori della propria cultura e accogliere il bene proveniente dalle esperienze altrui.

Papa Francesco è nato a Buenos Aires, in Argentina, da una famiglia di origini italiane (Asti). Diplomatosi perito chimico, entra in seminario nel 1958, si laurea in filosofia nel 1963 e sei anni dopo è ordinato sacerdote.
Nominato vescovo ausiliare di Buenos Aires si segnala per il suo stile semplice e per la profonda vicinanza ai poveri e agli infermi.
Negli anni bui della dittatura militare s'impegna per dare protezione ai perseguitati dal regime.
Vene eletto Papa il 13 marzo del 2013, Primo successore di Pietro originario del continente americano.

François Tonga

Dal Madagascar all’Albania
Mi chiamo François Tonga, ho 28 anni, e sono un salesiano originario del
Madagascar. Dal 2022 sono missionario in Albania.
In Albania ci sono tante opere salesiane, come parrocchie, oratori e scuole. Ogni giorno dal lunedì al venerdì, soprattutto al mattino, io, come tirocinante, lavoro come coordinatore delle classi dalla sesta alla terza della nostra scuola a Tirana. È una bella scuola, frequentata da oltre 800 bambini e giovani.
Come missionario dal Madagascar, la mia sfida adesso è imparare bene la lingua e la cultura albanesi. In un contesto in cui la maggioranza è composta da Musulmani e dove i Cristiani sono pochi, anche se non posso parlare direttamente di Gesù in pubblico, cerco di vivere con gioia la mia identità cristiana e religiosa salesiana.
A scuola, testimonio la figura salesiana di Don Bosco attraverso la presenza e l’atteggiamento di assistenza tipicamente salesiano, anche con i bambini e ragazzi poveri di etnia Rom.
Ecco qual è oggi il mio più grande impegno missionario!
La mia più grande gioia come missionario in Albania è l’accoglienza della comunità, soprattutto del popolo albanese. Devo dire che mi aiutano ogni giorno, sia i bambini, sia giovani, ed anche i genitori e i vari collaboratori.
Nel contesto musulmano in cui mi trovo, le religioni non sono fonte di discordie o incomprensioni, anzi, esiste un grande e reciproco rispetto.
Sono veramente felice in Albania e prego quotidianamente per la gente d’Albania, specialmente per i giovani che incontro ogni giorno.

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