Intervista a don Pascual Ch√°vez e a Madre Antonia Colombo (SECONDA PARTE)

Famiglie, Famiglia Salesiana e futuro del MGSEcco la seconda puntata dell'intervista a don Pascual Ch√°vez e a Madre Antonia Colombo. Riguarda i temi della crisi della famiglia in generale, della comunione nella FS, del compito e del futuro del MGS in essa Le altre parti dell'intervista in successione nelle prossime settimane.

Intervista a don Pascual Chávez e a Madre Antonia Colombo (SECONDA PARTE)

da Rettor Maggiore

del 01 gennaio 2002

Domanda…

Durante questo confronto abbiamo affrontato la crisi della famiglia nel mondo e specialmente in Europa. Nei nostri paesi possiamo vedere che FMA e SDB in alcuni momenti non lavorano insieme. Come vedete il futuro della FS: come una famiglia che lavora insieme o come due realtà separate? E qual è il ruolo del MGS nel futuro della FS?

Madre Antonia

Prendo la parola per lasciare poi il coronamento della risposta a queste due domande relative alla FS a colui che in qualità di IX successore di Don Bosco ne è veramente il padre. Tutti i gruppi della FS, tra cui anche quello delle FMA - che in qualche modo è secondogenito dopo il gruppo dei salesiani -, fanno riferimento. Il RM è il responsabile della FS, il centro di unità in cui tutti i gruppi, e sono numerosi, ci ritroviamo come orientamento, come linea da percorrere in questo tempo in cui ci è dato di vivere. Perciò faccio da battistrada non solo perché obbedisco al suo invito di rispondere per prima, ma anche perché il padre della FS in questo momento è don Pascual Chávez. Mi interessa molto sapere come avete affrontato questo grande tema della crisi della famiglia nel mondo e in particolare in Europa durante questo confronto. È certamente un tema vitale. Come gruppo FMA ci stiamo interessando da vicino di questa crisi e comprendiamo che dovremmo parlarne di più, in particolare con voi e con gli adulti che fanno parte della FS. Senz’altro sapete, e penso che ne abbiate dibattuto insieme in questi giorni, che ci sono presentazioni al plurale di modelli di famiglia, che sono molto lontani rispetto al modello di famiglia che ricaviamo dal disegno di Dio sull’uomo e sulla donna. Non entro nel merito di questo discorso. Voi ne avete parlato, ma è il sottofondo della domanda che ci avete fatto e quindi mi piacerebbe che in seguito si affrontasse il tema con voi e anche con gli altri giovani che frequentano le nostre scuole e i nostri centri giovanili, proprio per presentare correttamente il legame che fa di un insieme di persone una famiglia, una realtà cioè che diventa immagine di Dio, una realtà di Amore. Questa crisi della famiglia nel mondo ha alla sua base svariati motivi, ma oserei indicare come primo l’attenuarsi del primato dell’amore come realizzazione piena dell’essere umano fatto a immagine di Dio: “Maschio e femmina li creò, a Sua immagine gli creò”. Quando, invece, si tratta di una relazione che ha vita per un momento, per il piacere, per un interesse che sfuma o per qualcosa che non si costruisce sulla fedeltà reciproca, ecco che la crisi della famiglia è più che comprovata e giustificata.

Noi ci chiamiamo famiglia: Famiglia Salesiana. Una famiglia che continua a crescere. I rami della FS diventano sempre più numerosi e vogliono rafforzarsi sempre più nella comunione e nella carità. Quest’ultima è una certezza che sta alla base della nostra fede. Ed è la stessa che Don Bosco ha voluto sottolineare dandoci come patrono il Dottore dell’Amore: San Francesco di Sales. Si tratta dunque di concentrare la nostra attenzione anche oggi sul primato dell’amore, dell’amore vero, dell’amore umano. Siamo chiamati così a essere testimoni nella diversità poiché siamo tutti seguaci di un Dio che si è definito Amore e che Gesù ci ha rivelato come comunione di persone, come famiglia trinitaria, utilizzando nomi che usiamo per parlare di famiglia: Padre, Figlio e il vincolo di amore che c’è tra loro: lo Spirito. Don Bosco ci ha voluto così. Fin dall’inizio ha fondato tre gruppi che poi sono aumentati. E allora, come vogliamo vivere in un mondo dove la famiglia è chiaramente in crisi? Vogliamo mettere in evidenza la visione che noi abbiamo della vita? Che cosa realmente ci realizza come persone in questo nostro secolo? Siamo tutti adulti, liberi e autonomi, ma liberi perché? Liberi per amare, liberi per servire. Ecco che allora i gruppi della FS, e in particolare i due primogeniti, SDB e FMA, due realtà che Don Bosco ha voluto e fatto nascere perché insieme - ma nella legittima distinzione e autonomia propria di una realtà adulta differenziata che mettendosi insieme cresce - ci si arricchisca dell’apporto originale di ciascun gruppo. Non sarebbe lo stesso se fosse un unico gruppo misto. Ciascuno ha il dovere, come nel matrimonio, di essere se stesso e di offrire nello scambio arricchente e ammirato qualcosa all’altro, di accoglierlo così da generare una realtà più bella che è appunto la condivisione delle proprie originalità e caratteristiche.

Noi siamo due gruppi della FS fin dall’inizio voluti - come diceva Don Bosco - per fare la stessa cosa in modi che evidenziano le differenze di essere uomini e donne, in questo caso consacrati. Allora se in qualche posto, in qualche luogo non lavoriamo insieme - e lo riconosco, lo ammetto - dobbiamo interrogarci se non ci stiamo allontanando dal disegno tracciato dal fondatore. Molti segni ci dicono che lì dove ritroviamo fortemente le nostre radici, c’è una spinta, un impulso a dialogare di più, ad aprirci di più, ad abbandonare prese di posizione che si sono un appesantite, per mettere in evidenza il comune carisma espresso in modo diverso.

Questa è una realtà che è nata così, e che è grazie a Dio nell’orizzonte, nella pratica, nella vita di parecchie nostre realtà. Vengo da luoghi di missione dove certo è molto più facile vivere questa condivisione, anche perché sono luoghi dove si sta iniziando il carisma. Lì si vede in atto la purezza, la bellezza di questo rapporto. Allora, lì dove non riusciamo a realizzarla, e vi chiediamo scusa, dobbiamo impegnarci a volerla questa condivision

Aggancio qui il secondo punto: qual è il ruolo del MGS nel futuro della famiglia. Voi sapete che spesso i figli sono l’occasione perché i genitori ritrovino più profondamente il loro amore e ritrovino il senso del loro essere e vivere insieme. Io vedo nel MGS, vissuto nella spiritualità e nel riconoscimento sempre più profondo della spiritualità salesiana, una provocazione per vivere noi, adulti consacrati, più profondamente la realtà per cui esistiamo che è a servizio di questa crescita della vita cristiana nello stile salesiano dei giovani di oggi. Io vi guardo, e ho qui davanti giovani adulti praticamente di tutta l’Europa. Quanti problemi, quante realtà a cui immediatamente non sappiamo dare risposte... Non sarà che possiate essere proprio voi, giovani laici della FS, a essere quell’interrogativo che ci stimola, che ci apre nuovi orizzonti, che ci permette di interrogarci sul come realizzare il carisma salesiano oggi? Ecco io mi auguro che quella reciprocità che è ricchezza tra i vari rami della FS, trovi una spinta forte proprio da parte di giovani adulti che riflettono, pensano, amano e sospingono anche gli adulti di questa grande famiglia a impegnarsi con più slancio insieme con voi, guardando al futuro con fiducia, con speranza, mettendoci in movimento con voi, il tema del vostro incontro. Dietro di voi per una Europa in movimento, poiché da voi possiamo imparare a essere più agili. Il vostro pensiero allora diventa anche provocazione, e ci pone interrogativi che ci sfidano. Ciò può essere una ragione in più per lavorare con più entusiasmo e con maggiore fecondità nel servizio all’interno di tutta la FS.

Don Pascual

Riprendo “dal punto di vista maschile” la risposta della Madre. Innanzitutto il fatto di essere presenti la Madre Generale e il Rettor Maggior e tante FMA, Salesiani e giovani insieme, vuol dire che siamo una famiglia. Dunque la prima cosa è cercare di capire bene quella che è stata l’intuizione originale di Don Bosco che non voleva fondare una congregazione. E quando finalmente è stato invitato a farlo, ha pensato immediatamente a laici. È stato il Vaticano a non approvare la prima bozza di costituzione in cui ci sarebbero dovuti essere salesiani laici nel mondo, e quindi ha dovuto trasformare questa idea originale. Sin dall’inizio dunque Don Bosco ha pensato a un immenso movimento di uomini e donne che condividessero la sua passione educativa. Questa è la Famiglia Salesiana. Una famiglia che a poco a poco, come un seme, si è sviluppato con la congregazione dei Salesiani, l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, l’Associazione dei Cooperatori e gli Ex-Allievi. Ricordo che soltanto dall’anno 1972 si cominciò a parlare di Famiglia Salesiana. Però anche se prima non se ne parlava, non vuol dire che non ci fosse. C’era in germe una famiglia che a poco a poco ha reso concreto ciò che inizialmente aveva pensato Don Bosco. Siamo stati pensati come una famiglia e siamo chiamati dunque a essere famiglia. Una parabola di Gesù racconta del regno dei cieli paragonato a un granello di senape che pur essendo il più piccolo dei semi è destinato a trasformarsi in un albero con un tronco e dei rami forti e che dà frutti abbondanti. Applicato a noi come famiglia, a volte più che un albero sembriamo un campo disseminato di funghi. Si vedono funghi qua e là che non hanno una radice e un tronco comune e che non attingono a una linfa vitale comune. Se la FS è la grande intuizione di Don Bosco, se ci ha pensati così, siamo chiamati a essere famiglia. E che posto occupa il MGS?

Un posto che si rivela sempre più importante perché in questo momento di trasformazione che spesso incide negativamente anche sulla Chiesa, e nel momento di crisi che sta attraversando anche la famiglia, sono i movimenti ad essere l’espressione più credibile.

Dobbiamo allora rafforzare il nostro movimento. Questo presuppone un serio lavoro dei centri giovanili per evitare il pericolo di fare del MGS una sovrastruttura che non ha fondamenti profondi lì dove si gioca la vita dei ragazzi. Nei centri locali dobbiamo irrobustire il MGS, farlo diventare più visibile ed efficace. Questo però non lo si ottiene semplicemente con grandi eventi come un Confronto. Un Confronto vuol dire conclusione di un cammino con un certo tempo di preparazione. Se così non fosse sarebbe solo un fuoco d’artificio e noi non siamo qui per fare fuochi d’artificio: anche se belli sono troppo fugaci. Un Confronto è un punto di partenza per una nuova tappa. Dobbiamo dare contenuto allo slogan che avete scelto per questa edizione altrimenti sarebbe solo retorica. Cosa vuol dire Moving Forward Together: camminare avanti insieme? Allora che cosa vogliamo fare? Quale contenuto vogliamo dare al MGS? Il mio sogno è un movimento di catalizzazione della FS, perché saranno tutti i giovani, ragazzi e ragazze curati, o accompagnati da qualsiasi gruppo di FS, che ci renderanno e ci terranno uniti. Credo che questo mio sogno è il sogno di Don Bosco.

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