Donboscoland

Intervista a don Pascual Ch√°vez e a Madre Antonia Colombo (TERZA PARTE)

Terza serie di domande dei giovani del Confronto Europeo 2004, e terza serie di risposte di Madre Antonia Colombo e di don Pascual Chavez. In questo gruppo vengono presi in considerazione i temi delle vocazioni e della loro crisi, la chiusura di opere FMA e SDB e infine il collegamento fra i giovani del MGS in Europa.


Intervista a don Pascual Chávez e a Madre Antonia Colombo (TERZA PARTE)

da Rettor Maggiore

del 01 gennaio 2002

DOMANDA

Considerando il calo delle vocazioni che cosa pensate di fare nel caso in cui in un paese non ci sono più salesiani o FMA? Come proporreste oggi il cammino vocazionale a un giovane? Cosa suggerite per creare movimento e collegamento tra i giovani in Europa?

MADRE ANTONIA

Vorrei partire dall’ultima affermazione della seconda domanda: “quali sono i vostri suggerimenti per creare movimento tra i giovani dell’Europa”, e vorrei rispondere così: tutti insieme i membri della FS educhiamo, perché tutti siamo educatori ed educatrici come ci ha voluto Don Bosco, e sulle sue orme Madre Mazzarello e i fondatori degli altri gruppi. Tutti educhiamo a concepire la vita come vocazione. Di che vocazione si parla qui? È sottinteso che si tratta di vocazioni alla vita consacrata. Però tutti noi siamo dei vocati, chiamati in modi diversi. Prima di rispondere allora alla prima domanda, vorrei fare questa dichiarazione di fondo: se nel MGS ci aiutiamo a comprendere fino in fondo che cosa significa innanzitutto essere battezzati, comprendere oggi cosa comporta dichiararci figli di Dio - perché per il dono del battesimo lo siamo diventati - di conseguenza l’impegno di ciascuno è di sviluppare questo dono, di comprendere finalmente che se siamo seguaci di Cristo siamo chiamati tutti a un compito, a una missione. E se lo siamo nella luce e nella spiritualità salesiana, lo siamo in un modo che è caratteristico di questa spiritualità. Ma tutti siamo dei vocati, dei chiamati, e tutti siamo dei missionari. Oh se il MGS fosse veramente un movimento! È lo è, ma lo deve diventare ancora più: un impegno serio di vita cristiana alla maniera salesiana, un giardino dal quale spunterebbero diversi tipi di vocazioni. Questo è un dono di Dio: la chiamata a essere salesiano, sacerdote o coadiutore, a essere FMA o VDB, essere cooperatori o cooperatrici, ex-allievo impegnato, ecc... sono tutte vocazioni. Allora, se nel MGS ci aiutiamo a capire qual è la vocazione personale di ciascuno, sono certa che la prima domanda non avrebbe più senso. Ma questo è un sogno, un sogno non impossibile da realizzare. Se da questo Confronto uscissimo con la certezza che ci dobbiamo aiutare sul serio, la cosa più bella che possiamo fare è di aiutarci reciprocamente a capire qual è la propria vocazione e realizzandola potenziare quella dell’altro, degli amici con i quali abbiamo camminato nel MGS.

Torno allora alla prima domanda, e cioè che cosa pensate di fare se in un paese non ci sono più salesiani o FMA. È questa purtroppo una realtà riscontrabile specialmente in Europa, dove in prima istanza siamo stati chiamati a manifestare il carisma e abbiamo avuto un crescendo di vocazioni consacrate. Adesso c’è una evidente diminuzione, per cui molte presenze che un tempo hanno dato abbondanti frutti adesso vedono chiudere i battenti. Ma se di tutto quello che hanno seminato non rimane niente, sarebbe molto triste. Posso testimoniare come in vari luoghi si portano avanti molte iniziative di vita cristiana vissuta salesianamente nella missione specifica per i giovani. Sia le ex-allieve come gli ex-allievi, i cooperatori e le cooperatrici, cioè la FS, sempre più prende coscienza che la missione non è riservata ai consacrati ma è compito di tutti i battezzati, di tutti i membri della FS. Cosa pensiamo di fare allora in una situazione prospettata dalla domanda? Là dove veramente si è vissuto con intensità il carisma, i laici e le laiche possono in larga parte, collegati tra loro come una famiglia, portare avanti il servizio ai giovani di oggi. Il mio allora è un appello forte: il dono che abbiamo ricevuto lo possiamo vivere in diversi stati di vita. Il dono è il carisma salesiano, l’impegno è vivere il battesimo alla maniera salesiana. E lì dove per diversi motivi, che non sto qui a dire, dobbiamo chiudere e non c’è più la presenza di consacrati, così come sta già capitando si mobilitano le ex-allieve, i cooperatori, cioè altre vocazioni della FS. Con questo non nego l’urgenza di pregare per chiedere il dono di speciali vocazioni votate alla totale dedizione a Cristo e alla missione propria. Ci sono sempre meno vocazioni in Europa, e non facciamone ora l’analisi delle cause, però è sotto i nostri occhi. Credo però che già qui ci sono dei chiamati alla vita consacrata. Non abbiate paura se vi sentite chiamare. E così pure gli altri che sentono la vocazione per l’impegno nel sociale, nel politico, nel professionale; che si sentono chiamati a essere padri e madri di famiglia, o consacrati nel mondo. Aiutiamoci, incoraggiamoci! Insieme, anche nella nostra Europa, possiamo esprimere in modo visibile la ricchezza della FS chiedendo e ottenendo dal Signore, nuove vocazioni. L’affermazione successiva allora mi trova pienamente consenziente. Del resto il RM lo ha appena detto: il Movimento Salesiano avrà un futuro sempre più grande. Oso pensarlo come Movimento Giovanile e come Famiglia Salesiana dove si vedono e si esprimono le diverse vocazioni in una comune missione. Come è bello vedere diversi stati di vita che puntano e tendono a vivere il loro battesimo con la stessa passione educativa e si incoraggiano reciprocamente.

Cosa suggerirei quindi perché questo movimento sia sempre più a servizio del carisma salesiano nel mondo, in particolare in Europa, ma anche nel mondo - l’Europa non si deve chiudere su se stessa, anzi più allarga il suo sguardo ai bisogni del mondo più capirà se stessa e la sua vocazione -. Credo innanzitutto che dobbiamo intensificare la nostra gioia di far parte di questo gruppo nella Chiesa. Quindi dobbiamo conoscerlo di più, e voi che siete qui avete avuto questa possibilità. Però conoscerlo non soltanto a livello intellettuale, ma esperienziale, viverlo personalmente nel nostro quotidiano così da sentire lo stesso fuoco di cui parlava Madre Mazzarello. Se la percezione che abbiamo del MGS si converte in esperienza, il fuoco che abbiamo dentro nessuno ce lo potrà mai spegnere. Questo fuoco è la passione del da mihi animas coetera tolle, vissuto in modo tale da contagiare beneficamente i giovani annoiati che incontriamo nella nostra vita. Una testimonianza di vita più profonda nel nostro ambiente, vissuta con equilibrio e senza integralismi, senza costrizioni, convincerà più gente possibile. Parlerà la nostra stessa vita. Quando saremo interrogati sul perché della nostra serenità e della nostra gioia, sul chi ce lo fa fare a portare avanti un servizio così impegnativo, altri vorranno fare come noi e chiederanno di far parte del nostro movimento che chiede sacrificio, ma garantisce la gioia di aver lavorato per il bene e la felicità di tutti. L’invito che faccio dunque è a una spiritualità vissuta più profondamente in cui ci aiutiamo a essere uniti e a dare ragione della nostra fede vissuta con la passione del da mihi animas. Il Movimento allora sarà veramente in movimento, cioè in cammino dentro l’Europa ma aperto al mondo, di offerta di vita e di vita vera per tanti giovani che vengono dopo di noi e che sono certamente in ricerca.

DON PASCUAL

Ci troviamo di fronte a un prato che è chiamato il prato del sogno, un sogno che conoscete a memoria col cuore. Però forse la grandezza di questo sogno è scoprire che Dio ha un sogno per ogni giovane. Questa è la cosa più bella. Nessun giovane arriverà a scoprire il senso della vita e a viverla in pienezza se non ha un sogno da realizzare, se non ha traguardi da raggiungere, se non ha una forte e dinamica energia che lo spinge. A volte pensiamo che la forza si trova nei muscoli: oggi ci sono tanti ragazzi e ragazze che spendono ore e ore del loro tempo nel body-building, però la forza non la si trova lì: la forza si trova nel cuore. Non credo che Madre Teresa di Calcutta abbia mai speso un’ora di tempo nel body-building, e chi può mettere in dubbio che non aveva un cuore pieno di energia, di dinamismo vero, perché l’energia non si trova nei muscoli ma si trova nel cuore! Questo è avere una vocazione, cari giovani. Allora io vi auguro che ciascuno di voi abbia un sogno. E se finora qualcuno di voi non è riuscito a scoprirlo, questa è l’occasione. La Madre ha esplicitamente detto che abbiamo bisogno di vocazioni diverse per i diversi campi della vita sociale ed ecclesiale. Abbiamo anche bisogno di persone completamente consacrate a Dio e al servizio dei giovani come hanno fatto Don Bosco, Madre Mazzarello e dietro a loro migliaia e migliaia di FMA e di salesiani. Ma più importante è avere un sogno. E io mi auguro veramente che questo Confronto aiuti a maturare progetti di vita. Io personalmente sono tanto felice di essere salesiano e se mi capitasse di dover nascere di nuovo, non ci penserei due volte: mi farei salesiano di nuovo! E allora, quando mi trovo davanti a ragazzi e ragazze generosi che vorrei avere come fratelli e sorelle di missione, non provo vergogna nel fare loro la proposta vocazionale. Non mi vergogno di invitare ragazzi e ragazze a fare delle scelte coraggiose, a sapere scoprire che si può essere molto felici consegnandosi pienamente a Dio al servizio degli altri. Il futuro del MGS, perciò, consisterà nella sua capacità o meno di far maturare progetti di vita nei giovani. Quindi alla domanda: “chiudere case o non chiudere case”, non dico che non mi importi, soprattutto perché rispetto la ricchissima storia e tradizione che c’è dietro, le tante persone che si sentono identificate con l’opera. Però affermo che in Europa in futuro non dobbiamo preoccuparci di conservare questa struttura o quella struttura o di chiuderla. Non siamo qui per mantenere strutture ma per servire i ragazzi e le ragazze! Dunque dobbiamo darci da fare per collocarci con opere che rispondano ai bisogni dei giovani. E perciò abbiamo bisogno di voi. E perciò mi auguro che più di uno, più di una tra voi, possa capire che essere salesiano o FMA, cooperatore o VDB, o qualsiasi altra condizione di consacrazione, è uno splendido modo di rispondere a Dio che chiama a collaborare a tempo pieno per la salvezza dei giovani. Vi assicuro che ne sareste felici. Lo sono io, basta!

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