Il razionalista dirà: “Quando mai gli angeli appaiono alle giovani donne e tengono conversazioni con loro? I credenti davvero pensano che la gente del ventesimo secolo, che vive in una civiltà tecnologica, possa credere questo?”. Il credente ha sempre una sola risposta...
del 16 marzo 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
          La gioia della Annunciazione è sulla Buona Notizia dell’angelo, che il popolo aveva trovato grazia presso Dio e che presto, attraverso questa donna Galilea totalmente sconosciuta, Dio avrebbe cominciato a compiere il mistero della redenzione del mondo.
          L’Annunciazione! Un tempo, questo era uno dei giorni più luminosi e gioiosi dell’anno, la festa che consapevolmente, e anche inconsapevolmente, era collegata con una intuizione giubilante, raggiante di una visione del mondo e della vita. L’Evangelo di Luca ricorda il racconto dell’Annunciazione.
          L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo il cui nome era Giuseppe, della casa di Davide, e la vergine si chiamava Maria. E lui le si avvicinò e disse: “Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te! Benedetta tu fra le donne!”. Ma ella fu turbata a questo dire e considerava nella sua mente che cosa significasse un tale saluto. E l’angelo disse: “Non temere, Maria, perché concepirai nel tuo seno e partorirai un figlio, e lo chiamerai Gesù...”. E Maria disse all’angelo: “Come avverrà questo, dal momento che non ho marito?”. E l’angelo disse: “Lo Spirito Santo scenderà su di Te, e la potenza dell’Altissimo stenderà su te la sua ombra perciò, anche colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio. Ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia; e questo è il sesto mese, per lei, che era chiamata sterile; poiché nessuna parola di Dio rimarrà impossibile». E Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola”. E l’angelo partì da lei. (Luca 1, 26-38)
          Naturalmente, visto dalla prospettiva del cosiddetto ateismo “scientifico” questo racconto evangelico fornisce abbondanti motivi per parlare di “miti e leggende”. Il razionalista dirà: “Quando mai gli angeli appaiono alle giovani donne e tengono conversazioni con loro? I credenti davvero pensano che la gente del ventesimo secolo, che vive in una civiltà tecnologica, possa credere questo? I credenti non riescono a vedere come questo è sciocco, non scientifico e impossibile?”. Il credente ha sempre una sola risposta a questo tipo di contraddittorio, di disprezzo e di messa in ridicolo: sì, purtroppo, è impossibile provare questo nella vostra superficiale visione del mondo. Finché le vostre argomentazioni su Dio e la religione rimangono a livello superficiale di esperimenti chimici e formule matematiche vincerete sempre facilmente. Ma la chimica e la matematica non sono di nessun aiuto a provare o smentire alcunché nel regno di Dio e della religione. Nella lingua della vostra scienza, le parole angelo, buona novella, gioia e umiltà sono ovviamente completamente prive di senso. Ma perché limitare la discussione alla religione? Più della metà di tutte le parole sono incomprensibili per la vostra lingua razionalista, e quindi in aggiunta alla religione dovrete eliminare tutta la poesia, la letteratura, la filosofia e la quasi totalità della fantasia umana. Bramate il mondo intero per pensare come si fa, in termini di produzione e di forze economiche, di collettivi e di programmi.
          Eppure il mondo non pensa naturalmente in questo modo e deve essere ammanettato e costretto a farlo, o meglio, sembra farlo. Dite che ogni immaginazione è falsa, perché “l’immaginario” non esiste, eppure la fantasia è ciò che le persone hanno sempre vissuto, vivono, e vivranno pure in futuro. Perché tutto quanto vi è di più profondo e più essenziale nella vita è sempre stato espresso nel linguaggio della fantasia. Io non pretendo di capire che cosa è un angelo, né, usando il linguaggio limitato del razionalismo, posso spiegare ciò che è accaduto quasi duemila anni fa in una piccola città della Galilea. Ma mi sembra che l’umanità non ha mai dimenticato questa storia, che questi pochi versi sono stati ripetutamente inseriti in innumerevoli dipinti, poesie e preghiere, e che hanno ispirato e continuano ad ispirare. Questo significa, naturalmente, che la gente ha sentito qualcosa di infinitamente importante per loro in queste parole, una certa verità, che a quanto pare non potrebbe essere espressa in nessun’altro modo che nel linguaggio infantile e gioioso dell’Evangelo di Luca. Qual è questa verità? Che cosa è successo quando la giovane donna, che ha appena passato l’infanzia, improvvisamente ha sentito – da quanto grande profondità, da quale altezza trascendente! – quel saluto meraviglioso: “Rallegrati!”. Perché questo è in verità il messaggio dell’angelo a Maria: Rallegrati!
          Il mondo è pieno di numerosi libri sulla lotta e la concorrenza, ognuno che cerca di dimostrare che la strada per la felicità è l’odio, e in nessuno di loro potrete trovare la parola “gioia”. La gente non conosce nemmeno il significato della parola. Ma la gioia stessa annunciata dall’angelo, rimane una forza pulsante, che ha ancora il potere di stupire e scuotere i cuori umani. Entrate in una chiesa alla vigilia dell’Annunciazione. State, attendete durante la lunga ufficiatura come si sviluppa lentamente. Allora viene il momento in cui, dopo la lunga attesa, dolcemente, con tale divina squisita bellezza il coro inizia a cantare il consueto inno della festa, “Con la voce dell’Arcangelo Ti gridiamo, o Sola pura: Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con Te!”. Centinaia e centinaia di anni sono passati, e ancora, quando abbiamo sentito questo invito a rallegrarci, la gioia ci riempie il cuore in una ondata di calore.
          Ma che cosa è pressappoco questa gioia? Soprattutto ci rallegriamo per la presenza stessa di questa stessa donna, il cui volto, la cui immagine, è conosciuta in tutto il mondo, che guarda fisso su di noi dalle icone, e che è diventata una delle figure più sublimi e più pure dell’arte e dell’immaginazione umana. Ci rallegriamo nella sua risposta all’Angelo, per la sua fedeltà, la purezza, l’integrità, per la sua oblazione totale e umiltà sconfinata, che per sempre risuonano nelle sue parole: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga a me secondo la tua parola”. Ditemi, c’è qualche cosa in questo mondo, in qualcosa della sua ricca e complessa storia, di più sublime e più bello di questo essere umano? Maria, la Tuttapura, La piena di grazia, è veramente Colei in cui, come canta la Chiesa, “gioisce tutta la Creazione”. La Chiesa risponde alla menzogna sull’uomo, alla menzogna che lo riduce a terra e ad appetito, a bassezza e brutalità, la menzogna che lo dice essere definitivamente asservito alle leggi immutabili e impersonali della natura, indicando l’immagine di Maria, la Tuttapura Madre di Dio, Colei a cui, secondo le parole di un poeta russo, “l’effusione di dolci lacrime umane da traboccanti cuori” è offerta in un flusso senza sosta. La menzogna continua a pervadere il mondo, ma ci rallegriamo perché qui, nell’immagine di Maria, la menzogna è mostrata per quello che è. Ci rallegriamo con gioia e meraviglia, perché questa immagine è sempre con noi, come conforto ed incoraggiamento, ispirazione ed aiuto. Ci rallegriamo perché guardando questa immagine, è così facile credere nella celestiale bellezza del mondo e nella celestiale bellezza dell’uomo, vocazione trascendente.
          La gioia della Annunciazione è sulla Buona Notizia dell’angelo, che il popolo aveva trovato grazia presso Dio, e che presto, molto presto, attraverso di lei, attraverso questa donna Galilea totalmente sconosciuta, Dio avrebbe cominciato a compiere il mistero della redenzione del mondo. Non ci sarebbero stati fragori o paura in sua presenza, ma sarebbe venuto a lei nella gioia e nella pienezza dell’infanzia. Attraverso di lei un bambino ora sarà Re: un bambino, debole indifeso, ma per mezzo di lui tutte le potenze del male sono state per sempre spogliate del potere.
          Questo è ciò che noi celebriamo nell’Annunciazione e perché la festa è sempre stata, e rimane, così gioiosa e raggiante. Ma, ripeto, nulla di tutto ciò può essere compreso o espresso nelle categorie limitate e nel linguaggio consueto dell’ateismo “scientifico”, che ci porta a concludere che questo approccio volutamente e arbitrariamente ha dichiarato un’intera dimensione dell’esperienza umana essere inesistente, inutile e pericolosa, insieme con tutte le parole ed i concetti utilizzati per esprimere tale esperienza. Per discutere questo metodo alle sue proprie condizioni si dovrebbe come prima cosa scendere in un pozzo nero della metropolitana, dove, poiché il cielo non può essere visto, la sua esistenza è negata. Il sole non può essere visto, e così non c’è il sole. Tutto è sporco, ripugnante, e scuro, e così la bellezza è sconosciuta e la sua esistenza negata. È un luogo dove la gioia è impossibile, e così tutti sono ostili e tristi. Ma se lasciate il pozzo e vi arrampicate fuori, improvvisamente vi ritroverete nel bel mezzo di una chiesa clamorosamente gioiosa dove ancora una volta si sente: “Con la voce dell’Arcangelo Ti gridiamo, o Sola Pura, Rallegrati!”.
Alexander Schmemann
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