Il diritto di cronaca può spingersi fino a violare un sacramento, assoggettandolo alle logiche dello scoop e in ultima istanza del commercio? È quanto ha fatto il settimanale L'Espresso e subito criticato dall'Osservatore Romano.
del 29 gennaio 2007
Il diritto di cronaca può spingersi fino a violare nel vero senso della parola un sacramento, assoggettandolo alle logiche dello scoop e in ultima istanza del commercio? È quanto ha fatto il settimanale L’Espresso nell’ultimo numero in edicola, con un’inchiesta intitolata “Ma io ti assolvo”, dedicata alla posizione dei confessori rispetto ai grandi temi della morale. Spunto interessante, non c’è che dire; eppure è il metodo di indagine che sconcerta, perché il giornalista Riccardo Bocca, per realizzare il suo articolo, si è confessato per davvero, simulando, nella migliore tradizione pirandelliana, vite e ferite diverse dalla sua. Ora è stato il giovane omosessuale, ora il padre di famiglia che va a prostitute, ora il truffatore, ora il malato di Aids che chiede lumi sul preservativo, e via dicendo. È bastato poi scegliere 24 chiese sparse in tutta Italia, per presentarsi ai preti del belpaese e capire fino a che punto può arrivare il perdono. Il risultato è una sorta di verbalizzazione dei diversi incontri, con tanto di dialoghi, valutazioni e appunti sulla concessione o meno dell’assoluzione. Insomma, una bella serie di confessioni false, senza porsi alcun problema né sul piano deontologico (l’identità di un giornalista dovrebbe essere dichiarata) né tanto meno sul piano etico, come se il senso religioso fosse un’invenzione dei preti. La scelta de L’Espresso è stata condannata con fermezza dall’Osservatore Romano che parla di “inchiesta oltraggiosa in cerca di un ignobile scoop'. 'Oltraggiare il sentimento religioso dei credenti, - si legge - ingannare la buona fede dei sacerdoti con grave lesione all'inviolabilità del ministero pastorale, profanare un Sacramento: è riuscita in tutto questo la ‘coraggiosa’ inchiesta sul campo fatta da un giornalista di un noto settimanale'. “Ciò che ci preme sottolineare – continua il quotidiano della Santa Sede - è l'offesa recata a quanti credono nel Sacramento della Riconciliazione, che non è una chiacchierata come altre. Per chi crede, in questo, come in tutti i Sacramenti, ad agire è Cristo stesso. In tal senso quello compiuto è un atto sacrilego, perché si è infranto quello spazio certamente sacro che è il luogo in cui l'uomo che si riconosce peccatore chiede intimamente di incontrare l'amore misericordioso di Dio'. E ancora: 'Vergogna, non c'è altra parola per esprimere il nostro sconcerto verso un'operazione disgustosa, indegna, irrispettosa, particolarmente offensiva. Un'offesa - conclude il quotidiano vaticano - verso il sentimento religioso di milioni di persone, ma che, annotiamo tra l'altro con tristezza e rammarico, non sembra aver suscitato reazioni in nessuno di quanti in altre circostanze si erano pronunciati in difesa del senso religioso altrove offeso'. Come si vede, il giudizio dell’Osservatore Romano è durissimo, ma sacrosanto. Non si tratta tanto di discutere sulle finalità dell'inchiesta, sebbene essa rientri in una tendenza sempre più diffusa a raccontare il fenomeno religioso in modo sensazionalistico, come se facessero notizia solo i fatti eclatanti. Del resto, cosa si è voluto dimostrare? Forse, che in un confessionale prevale la misericordia e che si cerca di comprendere, piuttosto che di giudicare? Che scoop! Il tutto, dimenticando che già con Giovanni XXIII, la Chiesa ha insegnato sempre a distinguere il peccato (condannabile sempre) dal peccatore, un figlio di Dio da accogliere. Ciò premesso, è incredibile come la logica di una notizia arrivi a distruggere ogni forma di rispetto, con un’aria di sufficienza verso la dimensione del sacro e un sacramento che qualche benpensante evidentemente considera arcaico. Eppure, se non si ha il coraggio di fermarsi nemmeno di fronte ad uno dei cardini della fede, non esiste più nulla. Valutazioni che probabilmente all’Espresso non interessano, ma ai suoi lettori sì, come dimostra la protesta lasciata sul sito internet del settimanale: “Quella dell'Espresso è una scelta che offende il sentimento religioso di chi crede. Vi do un'idea... La prossima volta per scrivere un articolo sul comportamento sessuale degli italiani lasciate perdere sondaggi o analisi sociologiche e nascondete un vostro giornalista tra le lenzuola della gente! Ma che bravi!!!”.
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