Pubblichiamo la trascrizione (non rivista dai due protagonisti) del dialogo tra il Patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola e Gad Lerner andato in onda ieri sera all'Infedele, su La7.
del 08 giugno 2005
Gad Lerner - Mi piacerebbe dialogare a partire dalle nostre esigenze comuni pur partendo da differenti punti di vista: nel secolo del biotech, nell’epoca in cui si possono generare figli anche al di fuori di un rapporto sessuale naturale, qual è il limite che ci poniamo? Lei direbbe: dove risiede il sacro e dove dovremmo erigere un tabù, perché forse qui le nostre sensibilità non riescono più ad incontrarsi.
Angelo Scola - Mi piace molto la parola “esigenze” che lei ha usato; non metterei in campo su un tema così delicato la categoria di sacro o tabù, ma partendo dalle esigenze parlerei di “esperienza umana elementare”.
 
Lerner - Noi abbiamo bisogno di tabù, di sacro: il “non uccidere” del Monte Sinai o anche “ama il prossimo tuo come te stesso”.
Scola - E’ interessante quello che lei dice perché i comandamenti nel versante del “non” sono l’esaltazione del positivo più radicale che uno possa incontrare nella sua vita, cioè mettono in evidenza quali sono le istanze costitutive dell’esperienza elementare dell’uomo, che riguarda ogni uomo di qualunque razza, cultura o religione, ed è vero che su tutta questa questione in generale delle biotecnologie, soprattutto per ciò che riguarda l’applicazione della biologia al grande problema della vita, queste istanze sono venute a fior di pelle.
 
Lerner - C’è un giorno in cui non solo la scienza ma anche la Chiesa scopre l’embrione e lo indica come persona...
Scola - Lo indica come essere umano che possiede la dimensione personale sin dal concepimento.
 
Lerner- Possiede una sua individualità...
Scola -Io ho detto che va usata la logica: esisteva un embrione che era già Angelo Scola: senza quello io non sarei qui a parlare con lei.
 
Lerner - Insieme a quell’embrione ce n’erano però altri 8, 10, 15 che si sono perduti.
Scola - Tra l’accadere e il non accadere c’è sempre differenza: con l’affermazione che ho fatto sulla logica volevo dire che quando studiavamo l’analisi logica abbiamo imparato che chi nega l’evidenza ha l’onere della prova: cioè chi afferma che io, Angelo Scola di 63 anni, non sono stato io quell’embrione, ha lui l’onere della prova.
 
Lerner - E io non contesterei questa sua osservazione. Ora le sottopongo una vicenda delicata che è presente nella nostra trasmissione dell’Infedele, la vicenda di una donna come Clara Sereni che racconta il suo grande rapporto d’amore con un figlio che definisce difficile ma nello stesso tempo contesta la pretesa che proprio quell’unico e irripetibile embrione dovesse davvero lui venire al mondo.
Scola - Davanti a un’esperienza del genere mi fermo, non mi metto io né nei panni della madre né in quelli del figlio, perché di queste cose bisogna parlare con la misura dovuta al rispetto personale, della signora e del figliolo.
 
Lerner - Per una questione di coerenza sarà d’accordo che essendo entrata in vigore la legge 40, questa legge è in palese contraddizione con la 194 che autorizza l’interruzione di gravidanza...
Scola - Penso di interpretare anche il pensiero dei miei confratelli vescovi: noi non abbiamo retropensieri, siamo stati tirati in ballo dalla scelta di 500 mila persone e riteniamo inadeguato lo strumento del referendum abrogativo per pronunciarsi su un tema che possiede da una parte la forza di un’evidenza elementare, che per noi l’embrione è un essere umano con una dimensione personale sin dal concepimento e come tale va rispettato, e che qui invece viene trattato attraverso quesiti complicatissimi in cui elementi difficilissimi presi dalla biologia o complessi dispositivi giuridici sono messi in campo e si pretende che una barra su un “sì” o su un “no” risolva la questione: noi diciamo che questo strumento è formalistico.
 
Lerner - Eminenza, lei mi ha dato una risposta di carattere più politico, e ne ha pieno diritto, ma io le chiedevo una risposta più di fondo, sui valori: uno Stato come quello italiano che stabilisca per legge che l’embrione è persona e che ha gli stessi diritti della madre, per intenderci, come può poi autorizzare viceversa l’interruzione di gravidanza, come previsto dalla 194: c’è contraddizione?
Scola - L’aborto è un fatto intrinsecamente negativo; noi dobbiamo promuovere la vita in tutti i modi e opporci in tutti i modi all’aborto. Ma venire adesso a dire che noi abbiamo dei retropensieri o immaginiamo retroscenari, questo vuol dire fare un processo alle intenzioni, e non lo trovo giusto.
 
Lerner - Tornando ai tabù partirei intanto da una considerazione anche di valore storico: è una novità, un fatto recente questa grande attenzione della Chiesa alla priorità della difesa della vita umana.., non è sempre stato così nel corso della storia millenaria della Chiesa...
Scola - Bisogna capirci: pensiamo alla delicatezza e al tatto di Gesù con i bambini e pensiamo al tratto squisito di Gesù con le donne: l’episodio dell’adultera o a quello della peccatrice.., lì si vede già la sostanza dell’amore di Gesù in atto e l’apertura, l’attenzione straordinaria al positivo che è la vita di ogni uomo e di ogni donna.
 
Lerner - Dall’anno zero all’anno 2000 ci sono secoli e secoli nel corso dei quali per esempio il comandamento del “non uccidere” si è coniugato con la pena di morte e il principio biblico dell’ “ama il prossimo tuo come te stesso” si è coniugato con lo schiavismo.
Scola - Certo.
 
Lerner - Com’è che di colpo l’embrione diventa così centrale?
Scola - La storia è un gioco di libertà, un gran teatro del mondo come diceva Calderon e bisognerebbe andare a giudicare i singoli fenomeni. Certamente significativo che la Chiesa abbia iniziato a parlare del vangelo della vita, perché la tradizione giudaica e cristiana parlano di un Dio, per usare i termini di Fackenheim, che si è “giocato” con la storia, si è incarnato, si è compromesso con la storia; non si può annunciare il Vangelo di Gesù Cristo senza mostrare che Gesù è venuto per essere la via alla verità e alla vita, che ha a che fare con il mio modo di amare e di lavorare, con gli affetti, con il lavoro, con il fatto che siamo tutti situati dentro alla differenza sessuale, dentro un’anima e un corpo perciò la fecondità è aperta alla vita; quindi il vangelo della vita è intrinseco al vangelo di Gesù Cristo ed è bene che la Chiesa soprattutto negli ultimi decenni abbia scoperto con forza questo dato e credo che dia il suo contributo rispettoso di una società plurale all’edificazione della vita buona, attraverso laici e cattolici in piena autonomia e rispetto portando avanti una visione compiuta della vita.
 
Lerner - In questi giorni di campagna elettorale più accesa sono comparsi sui giornali — ho tra le mani l’articolo di Oriana Fallaci — accuse veementi: i ricercatori sarebbero novelli Frankestein che aspirano a un’eugenetica di stampo nazista, alla creazione dell’uomo perfetto biondo e con gli occhi azzurri, ma appunto ripeterebbero i peggiori orrori del nostro secolo: questo personalmente mi ha anche un po’ offeso perché ad esempio lo stato di Israele e gli Stati Uniti sono propri i luoghi in cui questa ricerca scientifica viene portata avanti. Le chiedo più che altro un commento sui toni.
Scola - Io non tirerei in ballo la Shoah in questa vicenda; io ho parlato di tentazione faustiana: quando si affaccia il tema della clonazione, anche dì un’eufemistica clonazione terapeutica, entriamo in uno scenario che rischia di essere faustiano. Qualche anno fa ero a Monaco, ho aperto il Die Welt e ho letto l’articolo di un giovane filosofo della scienza tedesco, Jongen: facciamola finita — scriveva — con l’uomo soggetto spirituale e persona, e accettiamo il dato che l’uomo è il suo proprio esperimento.
 
Lerner - Questo la spaventa?
Scola - Sì, qui vedo la tentazione faustiana.
 
Lerner - Eppure la specie umana si è già di molto modificata, anche la Chiesa ha cambiato opinione sul trapianto degli organi.
Scola - L’ha evoluta.
 
Lerner- Perché spaventarsi del fatto che ci sia lo sforzo per avere donne, uomini e bambini più sani?
Scola - La Chiesa dice: essendo sin dal concepimento l’embrione un essere umano con una dimensione personale, l’unico atto realmente proporzionato a generano è quell’atto che la grande tradizione giudaica chiama “conoscenza profonda”, cioè quell’atto d’amore che prevede la congiunzione a un tempo spirituale e carnale dell’uomo e della donna e che consente...
 
Lerner - Conoscersi biblicamente...
Scola - ... consente di ricevere un figlio come un dono e un evento e non come un prodotto o un manufatto.
 
Lerner - Ma se io posso lavorare sulla salute e sul benessere futuro di questo figlio..
Scola - Su tutto ciò che la scienza potrà fare non per sostituire questo atto non per assecondarlo, non per distruggere l’embrione ma per guarirlo, non ci sarà nulla da dire.
 
Lerner - Quindi questa è la sua proposta del limite.
Scola - Non mi piace parlare di limite: non voglio mettere insième la parola limite con la parola scienza in astratto: così come non esiste “l’uomo” ma esistono invece Giuseppina, Paolo, Francesca eccetera, così non c’è la scienza ma lo scienziato che vive come me e lei in un contesto umano, che è un uomo che vive di lotte, che spera... gli scienziati sono anche i primi magari a buttare via tutti i giorni delle tecnologie solo perché non sono utili economicamente.
 
Lerner - Lei ha proposto con grande chiarezza il limite che i figli restino sempre figli di quella ‘conoscenza” e non di una provetta, per volgarizzare: ma allora dovreste essere voi a proporre un referendum per l’abrogazione della legge 40.
Scola - Noi abbiamo detto due cose: che per molti aspetti la legge 40 non ci piace e non è una legge cattolica, ma che ha messo un quadro d’ordine, e lo ha fatto da poco tempo... tornando al grave problema dell’Italia e dell’Europa, citando Eliot, uno dei miei preferiti, quando parla di “uomini impagliati”: noi europei siamo un po’ impagliati e lo stiamo dimostrando: le nostre democrazie stanno scandendo a un livello puramente formalistico, sono pseudodemocrazie dell’opinione. Bisogna tornare a democrazie sostanziali in cui si valorizza la persona attraverso i corpi intermedi. Una società civile in cui vivono tanti corpi intermedi che lavorano sulla gratuità in cui gli organi statuali si limitano a servire questa realtà, ha bisogno di un Parlamento forte.
 
Lerner - E’ sicuro che in questo periodo di indifferenza diffusa e di fede stanca, citando il Papa, l’assenza di contrasti e di dissensi pubblici non sia segno di una disobbedienza silenziosa?
Scola - Ho letto il suo articolo su Repubblica, ma l’idea che ci sia più vita dove c’è grande dialettica è un po’ hegeliana: io ammiro più la dialogicità: penso che siamo di fronte a un fatto straordinario per la Chiesa e la società italiana: un’unità dal basso di grandi associazioni di fedeli cattolici antiche e nuove: si tratta di un fatto di estrema vitalità, un grande contributo non solo alla Chiesa ma alla società plurale italiana che ha bisogno di soggetti capaci di confronto. Io vado regolarmente in parrocchia: sono un popolano: al servizio del popolo di Dio ma anche di estrazione popolare, mio padre era un solido camionista socialista e massimalista che mi ha dato il senso del popolo. Io vedo questa gente splendida, capillarmente sul territorio… dobbiamo ritornare tutti al sentire del popolo: in questo senso il laicato italiano è ai vertici nel mondo.
http://http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/vis_diocesi.jsp?idDiocesi=218
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