Senza aver la pretesa di aver individuato una ricetta valida per tutti, mette in luce l'importanza che ciascuno dei partner ponga l'altro al centro della propria esistenza, di modo che quest'ultimo possa sentirsi sicuro... In altri termini potremmo dire che un segreto per l'amore duraturo è...
del 01 febbraio 2006
È di questi tempi l’uscita dell’edizione tradotta in italiano del libro Best kept secret (Il segreto meglio conservato) della psicologa e psicoterapeuta Jenet Reibstein, docente dell’Università di Exeter. Questa autrice, sulla base dei suoi studi e dell’intervista di oltre cento coppie che hanno saputo tenere in vita il loro amore, indica ciò che è necessario a una relazione per rimanere insieme e superare le inevitabili crisi.
Senza aver la pretesa di aver individuato una ricetta valida per tutti, mette in luce l’importanza che ciascuno dei partner ponga l’altro al centro della propria esistenza, di modo che quest’ultimo possa sentirsi sicuro (e anche in questa direzione il sesso svolge un ruolo significativo, non trascurabile).
In altri termini potremmo dire che un segreto per l’amore duraturo è il riconoscere il valore della relazione come una priorità.
Dopo che la coppia ha concretizzato il progetto di una vita insieme e di famiglia, si trova, passato un po’ di tempo, ad affrontare le intemperie dell’abitudine e del venir molto assorbiti dai figli e dal lavoro. La relazione, prima rock, rischia di diventare lenta!
Per riuscire a superare positivamente queste difficoltà, senza naufragare, occorre la capacità di cogliere il legame di coppia come un bene prezioso da difendere, da proteggere e per il quale vale la pena impegnarsi e anche lottare.
Sono diverse le modalità attraverso cui si esprime questa capacità.
Innanzitutto, il riconoscere il valore positivo dell’altro (come cantava Eros Ramazzotti: “E ci sei adesso tu a dare un senso ai giorni miei va tutto bene dal momento che ci sei…” o ancora, altrove: “Più bella cosa non c’è, più bella cosa di te, unica come sei, grazie d’esistere”) e, di conseguenza, alla relazione costruita insieme. Così, anche di fronte a un conflitto, si saprà assumere un atteggiamento benevolo e comprensivo. Sergio sa attendere che Piera “sbollisca” dal suo scatto di insofferenza per il disordine trovato in casa; rimedia e rimanda una spiegazione a quando sarà tornata la calma; Silvia non si sofferma su ogni piccola divergenza con Enzo.
Questo senza nulla togliere al valore del dialogo essenziale su temi importanti o comportamenti ripetuti, ma piuttosto per evitare delle discussioni continue per ogni minima cosa.
E’ insomma la capacità matura di guardare oltre la situazione specifica di disaccordo senza il bisogno di dover difendere il proprio interesse personale ma la relazione di coppia. Potremmo dire che è “vivere in alleanza”, ben lontani da quella contrapposizione (o io o tu) che purtroppo si insinua a volte nelle relazioni umane e che, nei casi estremi, sfocia nella concezione assurda e drammatica: “mors tua vita mea” (per vivere si crede di dover eliminare l’altro, in diversi modi).
Al contrario, qui abbiamo l’aver cura dell’altro, e il focalizzarsi sul “noi” come un bene per il quale vale la pena anche rinunciare a un proprio interesse o vantaggio personale, e non per debolezza né tanto meno per masochismo, ma per raggiungere un obiettivo a cui si attribuisce un valore maggiore.
Il dedicarsi alla relazione viene alla fine ricompensato perché anche l’altro partner si sente stimolato a esprimere il meglio di sé e in un clima di fiducia, di accettazione e di accoglienza cresce la soddisfazione di entrambi i componenti della coppia.
Maria Poetto
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