L'anno scorso, il 91,6% degli studenti italiani ha scelto l'insegnamento della religione cattolica a scuola. Ma come viene vissuta realmente: opportunità o piuttosto una semplice ora di buco? Scopriamone le cause...
del 04 dicembre 2006
Nell'anno scolastico 2005-2006, il 91,6% delle famiglie italiane ha scelto di avvalersi dell’ora di religione a scuola. E' il dato fornito dalla presidenza della Cei nel tradizionale Messaggio sull’Irc (Insegnamento della religione cattolica), in cui si definisce tale “altissima percentuale” un “incoraggiante riscontro dell'importanza di questo insegnamento” e si invitano le famiglie e i ragazzi “a continuare ad avvalersi di tale insegnamento per l'anno scolastico 2007-2008”.  Un bilancio positivo, dunque, se si considera la percentuale. Ma quando a decidere sono di fatto i genitori, soprattutto per le elementari e la prima media tutto cambia. Spesso l’ora di religione è considerata dai ragazzi l’ora del nulla, la cosiddetta “ora buca”, in cui si ripassano le altre materie, in cui ci si riposa e si gioca a battaglia navale! Ma andiamo a scoprire le ragioni…
La religione cattolica non è più la religione di Stato, è vero, ed ormai da un bel po’. C’è però un Concordato da rispettare, ci sono i rapporti con le gerarchie ecclesiastiche da mantenere in sano equilibrio, c’è il papa in Italia. Insomma, tanti elementi che ci spingono a ritenere importante lo studio della religione cattolica a scuola. La legislazione del Concordato, firmato da Mussolini nel 1929, consentiva a chi non si riconosceva nella religione cattolica di chiedere l’esonero dall’ora di religione. Nei primi anni ottanta, un gruppo di pedagogisti, di uomini d cultura e di scuola, predisposero i “nuovi programmi” della scuola elementare. Si trovò dunque un accordo che prevedeva la sostituzione dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole di ogni ordine e grado con una materia che avrebbe dovuto chiamarsi “conoscenza dei fatti religiosi”. Era un piccolo trucco per far prevalere il fattore del “sapere” e della “conoscenza” rispetto a quello della fede.Il loro generoso tentativo fu bruscamente interrotto dall’emanazione del Nuovo Concordato firmato da Craxi nel 1984 che prevedeva che l’insegnamento della religione cattolica fosse opzionale e, come cita il testo, i “non avvalentesi potessero chiedere materie alternative o allontanarsi dalla scuola”. A questa decisione non furono estranee le pressioni della Chiesa, preoccupata da un lato di privare decine di migliaia di insegnanti di religione cattolica (20% dei quali sacerdoti) e dall’altro di perdere attenti ascoltatori in quelle fasce di età in cui si formano e si condizionano le coscienze. Rimane il fatto che la stragrande maggioranza degli studenti segue, volente o nolente, l’ora di religione: un'ora che in troppi casi si riduce però ad un'ora di nulla. All’inizio del secolo, quando papa Giovanni Paolo II lanciò l’idea di una “nuova evangelizzazione”, il cardinale Dionigi Tettamanzi, allora arcivescovo di Genova, disse che in Italia non si trattava tanto di convertire gli infedeli, quanto di “evangelizzare i battezzati”. Un modo per iniziare potrebbe essere, forse, quello di cercare di utilizzare - beninteso: in modo intelligente - quei sessanta minuti di scuola. O non se ne è capaci?
 
Redazione Korazym
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