Da più parti si afferma che il nostro tempo è attraversato da una grave “emergenza educativa”. Difficile contestare l'affermazione; tentare di attenuarla si risolve in un pallido esercizio retorico. La realtà è amara ma è proprio il leale e coraggioso affronto della stessa che può permettere di scoprire le risorse da cui ricominciare.
del 06 marzo 2008
Da più parti si afferma che il nostro tempo è attraversato da una grave “emergenza educativa”. Difficile contestare l’affermazione; tentare di attenuarla si risolve in un pallido esercizio retorico. La realtà è amara ma è proprio il leale e coraggioso affronto della stessa che può permettere di scoprire le risorse da cui ricominciare. La vita riserva a tutti piccoli “miracoli” quotidiani, segni di speranza, momenti in cui si trova il coraggio di alzare lo sguardo e scoprire l’azzurro del cielo che illumina la terra, fa brillare i colori. A una condizione. Bisogna sapere dove guardare, saper riconoscere dove scorre la linfa vitale che possa rinnovare. Nel dialogo coi giovani così come nel confronto tra gli adulti, genitori o insegnanti che siano, occorre ripartire dalla grande tradizione umanistico-religiosa del popolo. Partire dall’esempio di coloro che hanno fatto la nostra storia, hanno costruito opere nel nostro paese, riscoprire cosa ha animato la loro azione. Bastino alcuni nomi: don Bosco, don Gnocchi, ma anche uomini politici come La Pira, De Gasperi.
La scorsa settimana si è commemorato don Giussani a 3 anni dalla morte, riconosciuto un grande educatore contemporaneo, conquistatore dell’animo dei giovani. La costante di queste figure è stato l’amore all’umano vissuto attraverso l’amore a Cristo. Non c’era posto per l’ideologia, per la lotta al nemico che la pensa diversamente da me. Insomma, al centro l’uomo. Trovare l’umano è trovare Dio, il Dio che si è fatto uomo. Una strada sicura per educare è rimettere al centro la questione antropologica e leggerla all’interno della feconda dialettica fede-ragione cui ci richiama costantemente Benedetto XVI. Mettere in rapporto fede-ragione significa non esaurire la conoscenza della realtà nell’analisi, nell’apporto della scienza ma aprirsi all’esigenza globale della verità che è anche apertura alla trascendenza, è spazio dato alla sacralità della vita.
Dio è dentro l’esigenza della verità, dentro la passione per l’umano, non è un lontano “nemico”, anzi, è “l’ospite segreto dei nostri cuori” - come ha detto Benedetto XVI - che attende di essere riconosciuto. La nostra tradizione umanistico-religiosa ci ha consegnato un’infinita ricchezza di esempi di verità, di libertà, di amore all’uomo di cui dobbiamo riappropriarci. La “frattura fra le generazioni”, la grave crisi educativa di oggi, si alimenta della mancata trasmissione di quei valori. E’ il dono di sé, accettare il rischio della libertà dell’altro, la responsabilità assunta con libertà e amore, che educano e riaccendono la speranza.
Elena Pagetti
Versione app: 3.26.4 (097816f)