«...Ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso, senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù». (Fil 2, 3-5)L'amicizia vera nasce dall'umiltà. L'amicizia vera (oltremodo l'innamoramento) di un'altra persona è il più radicale atto di umiltà che si possa immaginare. Significa andare da un altro e dirgli: io non mi basto... ho bisogno del tuo essere... Domenica pomeriggio...
del 01 gennaio 2003
Quella volta decisi di andare a Betlemme a piedi. Salutai come al solito Abu Hanna che sostava al cancello e poi mi incamminai da solo. Giunto a Betlemme, dopo un’oretta di cammino, mi inoltrai per vie e viuzze che solitamente non facevo, attratto dal desiderio di sbirciare dentro le case per scorgervi lo scorrere della vita quotidiana. Vidi ben poco… Giunto nei pressi della grotta, mi trovai davanti il solito gruppo di americani che ne ostruiva l’entrata. Conoscendo bene il luogo, entrai dall’altra parte, evitando di incrociare gli occhi severi del sacrestano armeno, quello gobbo.
Mi metto in fondo, in ginocchio, cercando di non ascoltare quello che la guida stava dicendo. Ad un tratto un turista chiede: Quanti giorni Gesù è rimasto qui? La risposta della guida non mi convinse. Ma in me nacque il desiderio di rivivere quegli attimi di 2002 anni fa… Mi immaginai Giuseppe che arrivava con un secchio d’acqua, i pastori alle prese con le pecore, le donne che chiacchieravano tra loro, i bambini che giocavano a nascondino… Ad un tratto, in fondo a destra, dove vi è la mangiatoia, ho visto Maria. Con mia sorpresa stava pulendo il sedere di Gesù bambino e sistemandolo in fasce. Non credevo ai miei occhi, eppure era proprio così. In quel momento ho pensato: solo un Dio umile poteva abbassarsi a tanto! Umile a tal punto da venir trattato come tutti i bambini di questo mondo. E Maria… altro che donna da altari! Era alle prese con pannolini e “pappe”, come ogni mamma.
Non mi rimase altro che stare in silenzio, domandare il dono dell’umiltà e aspettare che la cagnara del gruppo americano, ammorbidita da un canto gospel, finisse. Tornai poi a casa, in taxi questa volta per pochi shekel, con il cugino di Abu Elias e con un’idea ben chiara: Dio, che è Dio, è umile a tal punto da aver bisogno dell’uomo. Dio è povero senza me, senza te. Dio mendica il nostro amore. Dio è un mendicante. E pensare che il mendicante… credevo di esserlo io!!
Tornato scrissi alcuni appunti…
L'umiltà è stata inventata da Dio per entrare in rapporto con noi e per salvare le amicizie. L’amicizia vera nasce dall'umiltà. L’amicizia vera (oltremodo l’innamoramento) di un'altra persona è il più radicale atto di umiltà che si possa immaginare. Significa andare da un altro e dirgli: io non mi basto, io non sono sufficiente a me stesso; ho bisogno del tuo essere. Se non riesco ad affermare questo resterò solo. É come stendere la mano e chiedere in elemosina a un'altra creatura un po' del suo essere. Ripeto: è l'atto di umiltà più radicale. Dio ha creato l'uomo bisognoso, mendicante; ha inscritto l'umiltà nella sua stessa carne. Ne ha fatto, fin dall'origine, un essere in movimento, in ricerca dell'altro, 'insoddisfatto' di se stesso. Nel caso contrario non vi sarebbero relazioni, se non funzionali, e l’uomo sarebbe tremendamente solo. La mancanza di umiltà è una condanna alla solitudine.
L'umiltà e il perdono sono come il lubrificante che permette, giorno per giorno, di sciogliere ogni principio di ruggine, di abbattere i piccoli muri di incomprensione e di risentimento, prima che diventino grandi muri che non si possono più abbattere. Bisogna vigilare che non si instauri tra di noi la logica della ripicca, della rivincita... Non bisogna dare ascolto alla voce che grida dentro: Perché devo essere sempre io a cedere, a umiliarmi? Cedere non è perdere, ma vincere, vincere il vero nemico dell'amore che è il nostro egoismo, il nostro 'io'.
L'amore è povertà, dipendenza, umiltà. Quando l'amante dice all'amato: Tu sei la mia gioia oppure Tu sei tutto per me, afferma la sua povertà: senza di te sono povero di gioia, senza di te sono niente. È l'affermazione del mio niente al di fuori di te. È un'affermazione di dipendenza. Chi più ama, più dipende. Non si può dire al tempo stesso Ti amo e Voglio essere indipendente da te. Questo annulla quello. Quando si ama, si dipende. È emozionante essere amati da qualcuno molto umile. Anche Dio quando afferma: “Tu sei la mia gioia… Tu sei prezioso ai miei occhi…”, fa una affermazione di povertà, di umiltà. È come se dicesse: “Io ho bisogno di te”. Ecco l’umiltà di Dio. Ecco Dio.
Bibliografia - Varillon, L'umiltà di Dio - Louf, L'umiltà - Sergio Quinzio, La sconfitta di Dio - R. Cantalemessa, La sobria ebrezza dello Spirito
L’umiltà nella Bibbia
Giobbe 22,23 Proverbi 15,33 Proverbi 18,12 Proverbi 22,4 Sofonia 2,3 Luca 1,48 Atti 20,19 Efesini 4,2 Filippesi 2,3 Colossesi 3,12 1Pietro 5,5
don Igino Biffi
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