Il più grande tra voi sia vostro servo; 12 chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato. (Mt 23, 11-12)
del 28 marzo 2007
 
 
 
Sembra una condanna da cui non si può facilmente sfuggire quella di dedicarsi con generosità ai poveri, ai giovani, a far del bene e finire miseramente per farsi servire da coloro per i quali abbiamo dato la vita. Si comincia con l’accoglienza, con la dedizione senza orari, con un impegno che costa fatica e che non è spesso riconosciuto, poi a un certo punto cresce la fame, si insinua l’abitudine, si procede un po’ automaticamente e ci si trova non più a servire, ma a controllare, a imporre, a togliere libertà di espressione.
Capita forse lo stesso anche in casa con i figli: si passa dalla dedizione più generosa come è il dare la vita, il far crescere, il non risparmiarsi per ogni bisogno a diventare ingombranti, incapaci di dare autonomia, col legare a sé anziché lanciare nella vita. I passi sono spesso impercettibili, ma alla fine diventano un piccolo sequestro biologico.
E’ la tentazione anche di tanti uomini di chiesa, che da entusiasti servitori possono diventare importanti e da importanti diventano persone non più dedicate a un amore disinteressato. Il servizio può spesso portare ad assumere responsabilità, a salire quindi anche posti di prestigio. Le responsabilità vengono riconosciute da collocazioni nella gerarchia e il gioco è fatto. Se uno non ha niente in testa arriva a credere di essere lui il centro e non più il Signore che serve nelle persone a lui affidate. Per questo spesso nelle nostre comunità c’è corsa ai posti anziché ai servizi.
Era così ai tempi di Gesù, ed è così anche oggi, con una aggravante: che il nostro maestro e Signore Gesù, ci ha dato sempre un esempio deciso, chiaro, pagato sulla pelle del vivere sempre da servo. Anzi è morto sulla croce proprio come il servo sofferente. Lui ci ricorda che non dobbiamo amare nessun primo posto, non dobbiamo fare i pavoni, ma tenere bene in mente che”il più grande di voi sarà vostro servo”.
E’ allora alzando lo sguardo a Lui che possiamo purificare sempre le nostre intenzioni, tornare sempre all’incandescenza delle decisioni di autentico servizio che ci hanno fatto compiere i primi passi generosi e affidare a Dio la volontà di perseverare, perché Dio anche in questo non ci abbandona mai.
mons. Domenico Sigalini
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