Riflessione di Ermes Ronchi. «Giuseppe è l'uomo innamorato: decide di lasciare la fidanzata, per rispetto non per sospetto, e non vuole denunciarla pubblicamente; continua a pensare a lei, insoddisfatto della decisione, a lei presente perfino nei suoi sogni; la prende infine con sé preferendo Maria alla propria discendenza, scegliendo l'amore invece della generazione...».
del 22 dicembre 2007
Dal Vangelo secondo Matteo (IV domenica di avvento)
In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?”. Gesù rispose: “Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me”.
Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: “Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta. Egli è colui, del quale sta scritto: “Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te”.
In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui”.
 
 
 
Giuseppe, ovvero come capire che la vita del credente è comprensibile solo se in lui c’è qualcosa di incomprensibile (S. Weil), un di più, un sogno, un angelo, un amore immeritato, vita da altrove, Dio. Così Maria che, dice Matteo, si trovò incinta: sorpresa assoluta della creatura che arriva a concepire l’inconcepibile, il proprio Creatore.
Giuseppe è l’uomo innamorato: decide di lasciare la fidanzata, per rispetto non per sospetto, e non vuole denunciarla pubblicamente (v. 19); continua a pensare a lei, insoddisfatto della decisione (v. 20), a lei presente perfino nei suoi sogni (vv. 20 e 21); la prende infine con sé preferendo Maria alla propria discendenza, scegliendo l’amore invece della generazione. Grandezza umana di Giuseppe, radice segreta della verginità della coppia di Nazaret.
E l’uomo dei sogni: il carpentiere è anche il sognatore, mani indurite dal lavoro e cuore intenerito dall’amore e dai sogni; ognuno agisce in base a ciò che ha dentro, e che nel sonno emerge in libertà: l’uomo giusto ha i sogni stessi di Dio; dal sogno trae radici ogni vita; nel sonno della parola umana si risveglia la parola di Dio; nel silenzio nascono angeli.
È l’uomo di fede, che vorrebbe sottrarsi al mistero, ma che poi ascolta e mette in pratica; uomo concreto, dà il nome a colui che è il Nome; fa sua la prima parola con cui da sempre Dio si rivolge all’uomo: non temere, risposta alla prima parola con cui Adamo si rivolge a Dio: Ho avuto paura (Genesi 3,10),
Non temere: la paura, principio di ogni fuga, è il contrario della fede, del matrimonio, della paternità. Giuseppe non ascolta la paura, diventa vero padre di Gesù, anche se non ne è il genitore. Generare un figlio è facile, ma essergli padre e madre, amarlo, farlo crescere, farlo felice, insegnargli il mestiere di uomo, questa è tutta un’altra avventura. Bastano pochi istanti per diventare genitore, ma padri e madri lo si diventa nel corso di tutta la vita.
Giuseppe è la figura di ogni uomo che, troppo grande per bastare a se stesso (Pascal), si tiene aperto al mistero, ma mostra anche tutte le nostre resistenze ad aprirci a ciò che è più grande di noi, anche se per questo siamo fatti.
Per me e per te che leggi è, come per Giuseppe, il primato dell’amore, accogliere Maria e il dono che lei porta, lasciare che la Parola risvegli nel profondo quel sogno segreto che è lo stesso di Dio, non temere le cose grandi, accogliere non le parole che vengono dalle nostre paure ma quelle che vengono da Dio, metterle in pratica, sognare: quando si sogna da soli, questa è un’illusione; quando si sogna con Dio inizia la realtà.
 
 
Giuseppe, Figlio di Davide, non temere…
 
Il Natale è ormai vicino e tu, Signore,
mi inviti a viverlo insieme a Giuseppe, come lui.
Con la sua mitezza e la sua discrezione,
rinunciando ai gesti forti, alle decisioni plateali,
a tutto ciò che umilia e ferisce,
per offrire un amore che sa compatire e comprendere
e che, comunque, non pronuncia mai
sentenze di condanna esemplari.
Con la sua riflessione che diventa attesa di un segno,
accoglienza di una parola che non risolve il Mistero,
ma fa sentire una Presenza che ci supera e ci avvolge –
invito a lasciare le strade affollate e rumorose,
la frenesia compulsiva degli acquisti natalizi,
per fare un po’ di silenzio,
per sedermi ad ascoltare.
Con la sua docilità, la sua obbedienza,
accettando un ruolo un po’ scomodo,
senz’altro inusuale e strano,
solo perché Dio lo vuole.
Senza parlare, senza cogliere l’occasione
per farsi bello almeno agli occhi degli amici,
senza vantarsi, senza cercare un po’ di gloria.
Padre per la legge, padre per gli abitanti del villaggio,
senza essere padre nella carne.
Padre perché Dio gliel’ha chiesto,
perché tu, Gesù, ne avevi bisogno.
Padre per far crescere e realizzare un progetto
che supera ogni immaginazione e previsione.
 
Signore, fammi vivere il tuo Natale
con il cuore e lo stile di Giuseppe!
 
Roberto Laurita
Ermes Ronchi
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