L'Anno Paolino può essere l'occasione idonea per questa riflessione. Partendo dalla frase di san Paolo, scelta per il vostro Giubileo: "Ciò che voi adorate senza conoscere, io ve lo annuncio", che ricorda il famoso incontro di Paolo all'Areopago di Atene centro culturale della Città e simbolo della fatica del pensare dell'uomo, non è difficile individuare lo snodo essenziale per la costruzione del nuovo umanesimo.
del 13 marzo 2009
L'Anno Paolino ci offre una straordinaria e provvidenziale occasione per ritrovarci e per consolidare quel rapporto di collaborazione e di impegno per la costruzione di un nuovo umanesimo. Era proprio questo il tema del Giubileo dell'anno duemila e, in continuità, è ancor oggi l'obiettivo del vostro convenire a Roma. La Chiesa e l'università sono chiamate, con una differente specificità di presenza e di azione, a promuovere una cultura che sia capace di rispondere alle vere e autentiche attese dell'uomo contemporaneo.
Dall'anno duemila a oggi, pur nel breve tempo di soli nove anni, molto è cambiato. Rimane tuttavia, e si fa sempre più urgente, la domanda sulle possibilità dell'uomo contemporaneo di vivere in pienezza la propria esistenza, in una situazione di forte accelerazione della storia e in un contesto di interdipendenze sempre più esigenti. La grande intuizione del tema del Giubileo dell'anno duemila, 'L'Università per un nuovo umanesimo', alla luce degli eventi dei primi anni del terzo millennio, si rivela in tutta la sua dimensione storica e profetica.
 Sono certo che non mancheranno i momenti per una profonda verifica di ciò che è stato compiuto in questi anni dalla Chiesa e dalle università in tutti i continenti, ma è necessario guardare avanti con fiducia, cercando - per quanto sta nelle nostre possibilità, e confidando nell'azione silenziosa, ma efficace, dello Spirito Santo - di tracciare ulteriori linee di ricerca e di impegno.
L'Anno Paolino può essere l'occasione idonea per questa riflessione. Partendo dalla frase di san Paolo, scelta per il vostro Giubileo:  'Ciò che voi adorate senza conoscere, io ve lo annuncio', che ricorda il famoso incontro di Paolo all'Areopago di Atene centro culturale della Città e simbolo della fatica del pensare dell'uomo, non è difficile individuare lo snodo essenziale per la costruzione del nuovo umanesimo. Se nel Giubileo dell'anno duemila furono poste le basi per una riscoperta delle responsabilità proprie della Chiesa e dell'università, rinvigorendo un'antica e connaturale sintonia di intenti, il tema di questo forum, 'Vangelo, cultura e culture', alla luce dell'Anno Paolino, entra nel vissuto reale e storico di ogni riflessione sull'autentico umanesimo.
Il Vangelo si rivolge all'uomo storicamente situato, non in astratto, e la cultura rappresenta la via per cercare la verità in modo che l'uomo possa costruire se stesso e la famiglia umana. Questo dinamismo intrinseco del Vangelo e della cultura, che sarà oggetto di riflessione e di confronto durante il forum, è ancora da scoprire e da attualizzare, soprattutto alla luce della crisi della modernità, più volte indicata dal Santo Padre Benedetto XVI negli incontri con il mondo universitario.
Infatti, se in passato la cultura era espressione della civiltà di un popolo o di una comunità, con i suoi valori e i suoi costumi, nella società contemporanea va sempre più emergendo il primato della cultura come conoscenza, fino ad assumere il ruolo genetico di una civiltà. Questo passaggio epocale sta creando non poche difficoltà nella comprensione del concetto di cultura, che assume un significato sempre più ambiguo e indefinito, favorendo il sorgere di diaframmi tra le culture, in quanto ognuna di esse tende a essere autoreferenziale.
Ciò spiega perché negli ultimi tempi è invalsa la convinzione che l'incontro del Vangelo con la cultura, o le culture, possa avvenire solo a livello esistenziale in quanto - si sostiene - anche il cristianesimo appartiene al vissuto religioso di una comunità e quindi risulterebbe inidoneo a un confronto con la società contemporanea, ormai lontana dal tempo delle antiche dinamiche di una civiltà. In realtà, fin dalle origini, l'incontro del Vangelo con la cultura si è realizzato non solo con le sue manifestazioni storiche, qual è appunto la civiltà di un popolo, ma anche e soprattutto, con il suo nucleo generatore, che è l'uomo che cerca la verità, dal momento che il Vangelo non si identifica con nessuna civiltà ma le anima e le promuove dall'interno. Sono illuminanti a tale proposito le affermazioni fatte da Benedetto XVI nel Discorso al VI Simposio Europeo dei Docenti Universitari il 7 giugno dello scorso anno, quando, riprendendo un brano del suo famoso volume Introduzione al cristianesimo, sottolineava che:  'La fede cristiana ha fatto la sua scelta netta:  contro gli dèi della religione per il Dio dei filosofi, vale a dire contro il mito della sola consuetudine per la verità dell'essere'. E continuava:  'Ciò significa che da sempre la fede cristiana non può essere rinchiusa nel mondo astratto delle teorie, ma deve essere calata in un'esperienza storica concreta che raggiunga l'uomo nella verità più profonda della sua esistenza'.
Benedetto XVI, con la sua proposta di allargare gli orizzonti della razionalità, ha invitato la Chiesa a farsi carico di una diakonìa della storia, indicando un nuovo percorso di ricerca innanzitutto per la teologia. L'annuncio del Vangelo, infatti, ci ricorda Benedetto XVI nella Sua prima Enciclica Deus caritas est, non è la proposta di una idea, o di un'etica, ma l'incontro con una Persona, il Lògos-Persona, che è il fondamento della realtà cosmica e storica. Pertanto, l'evangelizzazione non si pone mai in contrapposizione con la cultura delle diverse civiltà, ma le incontra tutte per aiutarle con il 'realismo' della propria fede nell'opera salvifica di Cristo (cfr. Benedetto XVI, Discorso al Simposio Europeo dei Docenti Universitari, 23 giugno 2007), e per sostenere lo sviluppo della cultura-conoscenza, in modo che ogni cultura-civiltà possa liberarsi dai pregiudizi e dalle strumentalizzazioni ideologiche.
Per evitare pericolosi e imprevedibili scontri di civiltà è necessario impegnarsi nella cultura-conoscenza per purificare e, nello stesso tempo, rispettare e promuovere le diverse forme di civiltà. Senza la ricerca del vero nucleo generatore della cultura, che è la ricerca della verità, ogni sua manifestazione rischia di perdere il contatto con la storia e di provocare processi di distruzione dell'uomo, dalla sua nascita alla sua morte.
In questo contesto storico l'esperienza di Paolo all'Areopago di Atene è di grande attualità e significato simbolico. La crisi spirituale e socio-economica, che in questi primi anni del terzo millennio attanaglia i popoli e le nazioni, ci sollecita a essere operatori infaticabili affinché la Chiesa e l'università possano incontrarsi, perché l'università possa rispondere alle nuove attese della società e la Chiesa possa proseguire nell'annuncio della presenza di Dio nella storia.
 
card. Tarcisio Bertone
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