Nell'Introduzione alla vita devota viene valorizzato tutto l'umano: il corpo con i suoi sensi, l'anima con le sue passioni, lo spirito con le sue facoltà, il cuore come simbolo della volontà, dell'amore e della libertà, tutta la persona insomma, nella sua realtà individuale e sociale.
del 24 gennaio 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
1. Origini della cultura umanistica di Francesco di Sales
          SFS fu allievo di vari collegi di impronta umanistica: La Roche (1573‐1575); Annecy (1575‐ 1578); Parigi‐Clermont (1578‐1588), focolare di cultura umanista, dove percorre l’intero curricolo degli studi classici e filosofici. Nel 1588, per studiare diritto, si recò a Padova. Fu affascinato dal rapporto tra la storia naturale e vita spirituale.
2. Gli autori classici nell’Introduzione alla vita devota (1609)
          L’Introduzione rivela la cultura umanistica di FdS: abbondanza di immagini, metafore e allegorie, con stile fiorito e piacevole. Oltre a Scrittura e Padri, si usano molti autori classici, latini e greci. Fin dalle prime pagine, si rivela l’atmosfera culturale del tempo attraverso paragoni: la gara tra la fioraia Glìcera e il pittore Pausia, le proprietà della madreperla, le sorgenti dolci nel mare delle Chelidonie, la tigre che porta il cucciolo, il confronto tra Alessandro magno e Apelle (fonte: Naturalis historia di Plinio il Vecchio e il commento di Pietro Andrea Mattioli al De materia medica di Dioscoride); il volo incolume tra le fiamme delle pirauste (dalla Storia degli animali di Aristotele, e dagli Adagia di Erasmo da Rotterdam).
2.1. Nella prima parte: Gli inganni della falsa devozione: i ritratti del pittore Arelio (Plinio). La vera devozione non rovina nulla: le api e i fiori (Aristotele). Il peccato e la confessione: l’antidoto al veleno dello scorpione (Dioscoride/Mattioli). Correggere le cattive inclinazioni naturali: le mandorle amare rese dolci (Plinio).
2.2. Nella seconda parte: Il peccato come prostituzione: la leonessa che si lava dopo l’unione col leopardo (Plinio). L’eucaristia come fonte di vita: Mitridate e il vbeleno (Aulo Gellio). I benefici effetti della comunione frequente: le lepri bianche (Plinio).
2.2. Nella terza parte: La scelta delle virtù è determinata dal proprio stato di vita e dalle circostanze, senza intestardirsi (cita Eraclito e Democrito). La forza dell’umiltà: il gheppio che difende le colombe, i fiori dell’albero di Tilo (Plinio). La vera dolcezza preserva dalla sofferenza dovuta alle ingiurie: l’antidoto al morso di vipera (Plinio). Per mantenere la castità, evitare le persone licenziose (i caproni che rendono amari i mandorli dolci: Plinio) e vivere uniti a Cristo (il potere dell’erba agnus castus: Plinio). Il distacco dalle ricchezze: i nidi degli alcioni (Plinio); usare i beni del mondo con cuore povero: il quadro del pittore Parrasio (Plinio). La pericolosità delle false amicizie: il miele velenoso di Eraclea (Plinio e Dioscoride/Mattioli). Attenzione alla passioncelle: l’erba aproxis (Plinio). Le vere amicizie rendono virtuosi (Aristotele). Non ascoltare i futili amori, perché l’orecchio e il cuore sono collegati: le capre respirano con le orecchie (Alcmenone citato da Aristotele). Fuggire le cattive amicizie: chi è morso da un serpente non guarisce in presenza di altri che sono stati anche morsi (Plinio). Il peccato di un amico distrugge l’amicizia: la salamandra spegne il fuoco (Plinio). La mortificazione deve essere interiore, incidendo sul cuore il santo nome di Gesù: le mandorle incise (Palladio). I giudizi temerari frutto di orgoglio e invidia e l’antidoto della carità: le allucinazioni indotte dall’estratto di ofiusa e il vino di palma che guarisce (Plinio), i malati di itterizia guariti dall’erba celidonia (Dioscoride/Mattioli). La maldicenza fa male a chi parla e a chi ascolta: la lingua biforcuta del serpente (Aristotele) e la gravità dello scherno: la cicuta col vino è letale (Aristotele). I passatempi in certe occasioni possono essere pericolosi: i funghi spugnosi che assorbono il veleno del serpente (Plinio). La condiscendenza figlia della carità rende buone le azioni indifferenti: gli scogli del lago di Rieti crescono quando sono battuti dalle onde (Plinio). Giustificazione di sé e durezza col prossimo: i due cuori delle pernici (Plinio); ragionevolezza e accessibilità di Traiano (Eutropio). La moglie che ascolta il marito con amore: gli orecchini di perle che tintinnano (Plinio); l’onestà matrimoniale: la fedeltà dell’elefante alla sua femmina e la sua continenza periodica (Plinio).
2.3. Nella quarta parte: L’amore effettivo ci spinge a rinunciare alle consolazioni deleterie: l’erba scitica (Plinio). Le vere consolazioni spirituali ci spingono verso la perfezione: Alessandro Magno scopre l’Arabia felice guidato dai profumi portati dal vento (Plinio)
2.4. Nella quinta parte: Professare apertamente, senza paura, il proprio desiderio di devozione: l’esempio degli antichi filosofi.
Conclusione: La maggior parte delle citazioni serve da immagine, paragone, esempio per illustrare un pensiero che sembra molto distante da quello degli antichi autori. L’autore vuole suscitare attenzione attraverso curiosità, leggende e storielle antiche. La nostra sensibilità non è più quella del tempo dell’Introduzione; il linguaggio è cambiato e anche il gusto. Ma ammiriamo l’arte con cui SFS è riuscito a comunicare il suo messaggio, l’umanesimo simpatico e aperto che lo caratterizza, e la convinzione che anche dagli altri, fossero essi pagani e antichi, possiamo imparare qualche cosa.
3. La valorizzazione dell’umano da parte di SFS
          Nell’Introduzione alla vita devota viene valorizzato tutto l’umano: il corpo con i suoi sensi, l’anima con le sue passioni, lo spirito con le sue facoltà, il cuore come simbolo della volontà, dell’amore e della libertà, tutta la persona insomma, nella sua realtà individuale e sociale.
3.1.Valore del corpo: SFS raccomanda la gratitudine per questo dono fatto all’uomo, che ci permette di andare a Dio con tutto il nostro essere, con lo spirito e con il cuore, con il «corpo con tutti i suoi sensi», per amarlo e servirlo. L’ascesi corporale è buona, ma anche per nobili motivi religiosi, può essere nefasta. Per poter servire il Signore e adempiere i doveri del nostro stato bisogna prendersi cura della salute.
3.2. Importanza della vita affettiva: SFS era un uomo sensibile, affettivo. La quarta parte del libro evoca gli stati d’animo di Filotea: coraggio e tentazioni di scoraggiamento, dilettazione e disgusti, agitazione, tristezza, aridità e consolazioni sensibili. Nella quinta parte, SFS enumera sette passioni dell’anima, che non bisogna eliminare ma controllare e regolare: l’amore, l’odio, il desiderio, il timore, la speranza, la tristezza e la gioia (V 7). Poi passa alle passioni superiori del cuore, cioè della volontà, che si chiamano affetti: essi sono il vero motore dell’esistenza umana, poiché muovono la volontà. L’amore tiene il primo posto, come passione e come affetto, perché «è il re di tutti i moti del cuore, trasforma in sé tutto il resto e ci fa essere ciò che esso ama».
3.3. L’immaginazione è una grande risorsa: passioni e affetti sono legati alle immagini che si formano in noi a partire dall’esperienza dei sensi esterni. Le immagini stimolano le passioni, ma possono anche aiutarci a creare immagini interiori positive. L’immaginazione è dono di Dio e serve molto; deve dunque essere usata nella meditazione.
3.4. I doni dello spirito (intelligenza, memoria e ragione): SFS distingue i doni ricevuti dalla natura e quelli acquistati con l’educazione; riconosce allo spirito umano la capacità di «pensare», «vedere», esaminare i differenti «punti», alcuni dei quali meritano di essere considerati «a parte». L’intelletto ha bisogno di essere formato e educato, così anche la memoria. per «avere avere uno spirito giusto e ragionevole».
3.5. La dignità della persona e la vita in società: SFS promuove un pensiero e una prassi caratterizzate dal «rispetto dovuto alle persone»: dobbiamo usare dolcezza con il nostro prossimo e con noi stessi; evitare la maldicenza e dalle calunnia; guardarsi dai pregiudizi e controllare la lingua.
3.6. Le donne: SFS dedica alla loro formazione molto tempo. Mette in guardia dalla vanità e invita alla “semplicità e modestia”.
6.7. Il matrimonio e la famiglia: SFS considera il matrimonio come un grande sacramento della Chiesa, il «vivaio del cristianesimo», “la radice e la sorgente” della società. Designa l’amore degli sposi come un’amicizia reciproca, che chiede comunione di beni e gesti di affetto; ha una visione positiva dei «rapporti matrimoniali».
3.8. La qualità delle relazioni sociali: SFS condivide il concetto umanistico di civiltà e buone maniere nel comportamento sociale e nelle conversazioni; raccomanda il buon gusto, la pulizia e la semplicità del vestire, invita ad ornarsi «di grazia, di gentilezza e di dignità».
3.9. Il lavoro e solidarietà: la devozione non deve costituire un intralcio al lavoro e agli affari, al contrario deve essere «conveniente a ogni sorta di vocazione e di professione».
6.10. Distensione e divertimenti: tema piuttosto sorprendente in un libro di spiritualità. Danza, teatro, musica e conversazioni allegre fanno del bene allo spirito e al cuore. Anche alcune cose indifferenti o pericolose, in nome della condiscendenza, sono non soltanto permesse, ma raccomandate, salve la prudenza e la discrezione.
3.11. Il buon cittadino: nel sistema monarchico in cui si muovevano Francesco e Filotea, la virtù civile maggiore era l’obbedienza. Ciò non impedisce a SFS di condannare gli abusi di potere a scapito del buon cittadino. Se la divisione dei cittadini è un male che può produrre il peggio, l’unione fa la forza. SFS voleva essere un fedele servitore del suo principe, senza però farsi, per interesse, il «valletto» dei grandi.
3.12. Il Dio del cuore umano: un’immagine di Dio positiva: «Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe», che si era rivelato nell’Antico Testamento, si è reso manifesto nel Nuovo Testamento come una presenza interiore all’uomo. SFS scrive: «O anima mia, sei capace di Dio, guai dunque a te se ti contenti di meno di Dio!». L’uomo può arrivare a Dio tramite l’intelligenza, la bellezza del creato e la gioia: «Aspirate dunque spesso a Dio, Filotea, con brevi ma ardenti slanci del vostro cuore: ammirate la sua bellezza». Amare Dio è un sentimento quasi naturale, che va accolto, stimato, ricercato e coltivato con amore da tutti e in ogni stato di vita.
Conclusione:           Nella Prefazione del libro, Francesco di Sales aveva annunciato che i fiori della spiritualità sono sempre gli stessi, ma che la loro disposizione per farne un mazzetto può essere diversa. Egli aveva certamente la sensazione che il suo modo di comporre il mazzetto era diverso degli altri. Indubbiamente Francesco di Sales ha saputo parlare all’uomo e alla donna del suo tempo. Lo dimostra il successo fulminante di questo piccolo “libretto”, come lo chiamava. È andato incontro non soltanto alle attese spirituali della sua generazione, ma anche ai suoi gusti segnati dalla cultura classica e dall’umanesimo, senza venir meno alle sue convinzioni profonde radicate nel Vangelo e nei santi. Nonostante il fatto avverato che i gusti cambiano e anche i riferimenti letterari, fatto sta che il libretto ha continuato e continua la sua carriera. L’umanesimo integrale che lo contraddistingue, e di cui parlava Jacques Maritain, rimane per molti un orizzonte di pensiero e di desiderio che non può e non deve tramontare.
Morand Wirth
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