La TV è “costretta” a piacere: per tale motivo è un mondo estremamente complesso che ha le sue leggi, le sue armi, i suoi segreti. Ed è quanto mai urgente imparare a conoscere, distinguere e a volte anche denunciare certe logiche perverse che stanno dietro le quinte di ciò che ci viene presentato.
del 29 marzo 2007
1.            il mondo della televisione
 
L’era che si è aperta da qualche decennio a questa parte è stata denominata in mille modi diversi: “era dell’informazione”, “era della comunicazione”, “era del computer”, “era delle immagini”. Certamente non si può negare che l’ultima parte del secolo appena trascorso abbia impresso una forte accelerazione al mondo della tecnologia, che ha stravolto il modo di vedere il mondo e gli altri.
Da un’epoca contraddistinta dall’importanza delle parole si è passati al primato indiscusso dell’immagine. Notizie, documentari, tragedie, eventi speciali… tutto è ormai accompagnato dalle immagini: la realtà non ci si presenta più agli orecchi, ma agli occhi. Questo cambio epocale di prospettiva ha fatto sì che, per esempio, migliaia e migliaia di italiani non comprino più il giornale, affidando il loro bisogno di informazione ai telegiornali o addirittura ad internet. Ma cosa comporta questo?
L’immagine, a differenza della parola, porta a conoscenza di una realtà presentata in maniera estremamente oggettiva; allo stesso tempo, però, non si può negare che un’immagine presenti la realtà da un determinato punto di vista.
L’immagine colpisce, attira l’attenzione, ma lascia poco spazio all’assimilazione. Centinaia di presentazioni video si basano su raffiche di immagini, senza nessuna parola, con il solo scopo di colpire chi guarda, in modo che una persona non abbia materialmente il tempo sufficiente a pensare e riflettere su ciò che vede.
In questo modo, però, l’informazione viene svincolata dalla comprensione globale. Ci si abitua a subire delle immagini, delle notizie, senza aver tempo di lasciarle depositare, di poterle capire fino in fondo. Una delle poche leggi che regola la pubblicità è proprio questa: colpire. Più che una legge, in fin dei conti, è una malattia.
La TV è “costretta” a piacere: per tale motivo è un mondo estremamente complesso che ha le sue leggi, le sue armi, i suoi segreti. Ed è quanto mai urgente imparare a conoscere, distinguere e a volte anche denunciare certe logiche perverse che stanno dietro le quinte di ciò che ci viene presentato.
  
2.           I POTERI DELLA TELEVISIONE
 
Già da molti anni le famiglie delle nostre città e dei nostri paesi hanno un ospite fisso in casa, che non mangia e non dorme, ma parla molto. La televisione è entrata nelle nostre giornate, nei nostri programmi, nelle nostre preferenze e, che lo vogliamo o no, nelle nostre piccole e grandi scelte. E’ tempo, forse (anzi, è già tardi), di interrogarsi sulla vera identità di questo nuovo ospite, sui messaggi che trasmette, sui valori ai quali educa, sulle malattie di cui purtroppo soffre.
Ma qual è il mondo in cui la televisione si muove? Com’è strutturato? Quali sono le sue leggi, i suoi punti forti e quali i punti deboli?
Qui entriamo già in un argomento che scotta molto.
La televisione, infatti, è gestita da persone che guadagnano il loro pane con la progettazione e la realizzazione di ciò che noi vediamo come prodotto finito. In un recente libro di Paolo Landi è indicata una tesi radicalmente contro la televisione. Landi sostiene che non sono i programmi lo scopo per il quale la televisione esiste, ma la pubblicità. I film, le fiction, i cartoni animati, le commedie, le soap-opera sono create in funzione del mercato della pubblicità.
Un programma TV, infatti, è remunerato e può continuare ad essere trasmesso solo se ottiene quello che ormai comunemente è chiamato audience. L’audience permette a chi finanzia gli sponsor di avere la garanzia che il suo prodotto venga reclamizzato davanti ad una certa quantità di spettatori. Secondo questa logica, dunque, se calano gli ascolti, calano i finanziamenti, dunque cade la motivazione stessa per cui la televisione è costruita.
Avere audience, per chi fa televisione, è il maggior obiettivo, ma allo stesso tempo è la sua peggiore malattia. Ma “dover piacere” nella società odierna è molto difficile. E stranamente, i programmi che contengono fatti eclatanti, colpi di scena, scene di violenza, scene di sesso, avvenimenti imprevisti e scandalosi sono quelli che ottengono più audience.
Un noto filosofo e scrittore austriaco, Karl Popper, su questo argomento elaborò una tesi chiamata “Legge delle spezie”. Secondo Popper, infatti, la televisione si trova a dover vendere una pietanza (i programmi TV) ad un pubblico molto ampio, che spesso si fa attrarre da ciò che di più colpisce, dal menù più stravagante.
La conseguenza è che, per vendere questa pietanza, chi lavora in TV è costretto ad aggiungere spezie (scene scandalose, violente, oscene, spettacolari, inaspettate) che ne fanno aumentare terribilmente l’appetibilità. Ma dopo alcuni giorni o settimane la stessa quantità di spezie non basterà più ad attirare i palati golosi; dovranno, perciò, aumentare le dosi, coprendo sempre più il gusto della pietanza; in breve tempo, la TV si troverà a vendere contenuti pessimi, ma ovattati da una tale quantità di spezie da sembrare ancora gustosi ed attraenti.
In questo senso la televisione è inevitabilmente votata al degrado, al peggioramento delle proposte, alla povertà dei contenuti. Non solo. La verità presentata nei telegiornali o nei programmi di cultura risulta fortemente distorta, a causa naturalmente della stessa malattia degli ascolti. Negli ultimi anni le grandi notizie orbitano attorno a pochi e ripetitivi temi che martellano per mesi le menti e gli occhi dei telespettatori.
Qualche esempio? Da parecchi anni le guerre sono divenute un vero e proprio spettacolo televisivo; le immagini terribili e surreali di guerriglie, uccisioni, sparatorie sono divenute il pane quotidiano dei telegiornali. Ma cosa si cela dietro alle immagini che vediamo?
La tesi è semplice e concreta: l’esposizione continua e ripetuta a questi contenuti fa sì che “Goccia dopo goccia” i contenuti artificiali, falsi, costruiti penetrino dentro di noi. Prodotti attraenti, modelle accattivanti, vittorie facili e veloci presentate all’ordine del giorno sono le piccole gocce che attraversano i nostri occhi e le nostre menti, formando una coltre di convinzioni  e di punti di vista che non ci appartengono per niente.
Il lavorio di una goccia è impercettibile, a prima vista irrilevante. E non verrebbe mai da pensare che possa fare grandi cose. Al contrario, le gocce scavano intere caverne! La logica della televisione e della pubblicità, allo stesso modo, è la nuova e terribile malattia che si infiltra nelle fessure della nostra capacità di scegliere, e con il tempo rode dall’interno la nostra libertà, che si ritrova prigioniera di una mentalità che non ha consapevolmente voluto, desiderato, scelto.
Sulla scia di questa riflessione possiamo entrare più a fondo nei meccanismi perversi che regolano la televisione, analizzando i suoi effetti sulla società, sui valori etici, morali e religiosi, sulla famiglia.
 
 
3.           I VALORI DELLA TELEVISIONE
 
I bambini negli ultimi anni passano molte ore davanti alla televisione, ancor prima di imparare a leggere e a scrivere. Da questa pre-alfabetizzazione inconsapevole essi ritengono molte informazioni utili. I bambini, in fondo, guardano la televisione per capire com’è fatto il mondo.
Il mondo che luccica davanti al bambino che trascorre le sue ore davanti alla televisione è molto diverso da quello in cui egli si trova a vivere. I media non hanno alcun interesse a presentare la vita nella sua dimensione quotidiana, fatta di gioie e di dolori; la sua è una realtà costruita su misura, spettacolare, attraente.
In questo mondo artificiale i valori che caratterizzano la vita ordinaria di ogni uomo e donna sono semplicemente omessi: il lavoro, la fatica, la famiglia e il matrimonio, le vittorie e le sconfitte nelle piccole e grandi scelte quotidiane. Nulla di tutto questo è fedelmente riportato in televisione, per il semplice motivo che non attira l’attenzione, non attrae, non luccica.
Viene presentato un mondo splendido, facile, sgargiante.
In televisione i giovani costruiscono la loro vita da soli, senza bisogno della presenza assillante dei genitori. Le vincite in denaro con cifre da capogiro inondano di gioia la vita dei “baciati dalla fortuna”, che avranno risolto con i quattrini il problema della loro esistenza. Le donne appaiono perfette, senza il minimo difetto, e spesso raggiungono la vetta del successo senza grandi sforzi. I ragazzi e le ragazze lottano con tenacia per mesi per apparire per qualche settimana, o almeno un giorno in televisione, con prospettive di eterna felicità e un futuro di gloria. Gli eroi dei telefilm sono costretti a far ricorso alla violenza, naturalmente come ultima spiaggia, per punire i cattivi e consegnarli alla giustizia. Le ragazze vedono realizzato il sogno di partecipare ad un reality show, dove dovranno svendersi davanti alle telecamere per poter ottenere popolarità.
Bel servizio ai giovani! Ho appena descritto per sommi capi il mondo che la TV presenta: un vero inferno, dove la regola principale è dettata dal mercato, dalla torbida e insaziabile ricerca di audience.
I ruoli sociali appaiono modificati, distorti e omettono tutto ciò che nella società vediamo andare nel verso sbagliato. La televisione nasconde e occulta le sfaccettature più autentiche della vita, dove spesso le storie non hanno il lieto fine. E questo è il servizio pessimo che viene reso ai giovani.
La TV presenta scelte deprecabili come l’alcool, la droga in modalità ovattate e fasulle, nascondendo la loro vera identità di isolamento, di degrado, di morte. I rapporti di coppia sono sempre romantici e da favola, naturalmente a breve termine per non impegnarsi troppo. Le realtà del matrimonio e della famiglia in questo mondo costruito semplicemente non esistono, oppure è banalizzata terribilmente.
Gli esempi, purtroppo, ci vengono dai cartoni animati. I giovani amano a dismisura i cartoni animati più trasgressivi, che possono ritenersi per adulti (“La famiglia Griffin”, “Futurama” e tutta la serie di Matt Groening). Spesso un genitore non sospetta nemmeno che in un cartone animato trasmesso il pomeriggio possano passare messaggi così negativi. Ma la realtà è questa. Con molto coraggio dobbiamo denunciare questo meccanismo perverso, per non finire in futuro a sognare come irraggiungibili gli autentici valori della vita: la gratuità di un dono d’amore, la purezza e il rispetto della persona, la giustizia, la sofferenza.
 
 
4.           CATTIVA MAESTRA TELEVISIONE
 
Il mondo falso che scorre sotto gli occhi inconsapevoli dei bambini causa in loro una visione distorta dei valori umani e cristiani. Uno degli esempi più eclatanti ma poco conosciuti da parte degli adulti è uno dei telefilm  più famosi in America: Friends. Questa serie presenta la vita di sei adulti che vivono in un appartamento di New York, narrandone le vicende di “vita quotidiana”. I rapporti occasionali, i dialoghi, le vicende e le situazioni descrivono perfettamente un mondo privo di valori, povero di prospettive, ricco di superficialità e di ambiguità, che però contribuisce a creare una cultura dell’effimero.
Molti genitori potrebbero obiettare che il loro lavoro educativo permette ai figli di correggere queste visioni distorte, insegnando a discernere tra ciò che è bene e ciò che è male.
La verità, però, è questa: la televisione sta realmente educando i ragazzi, ma con un metodo educativo di cui, forse, non abbiamo ancora saggiato le conseguenze. La TV è oggi una maestra che insegna ventiquattro ore al giorno. Le sue lezioni, al contrario di quelle delle insegnanti, raggiungono in un solo giorno milioni di bambini, cosa impossibile ad un qualunque docente in tutta la sua carriera. La cosa più terribile è che la televisione non sa di essere in cattedra, e tantomeno e preparata per insegnare.
Abbiamo in casa la peggior maestra del mondo, che parla male, che presenta un mondo falso, che fa bere ai bambini uno strano intruglio di bugie, che li disorienta fortemente. E questa cattiva maestra insegna per ore ed ore, dettando legge sui valori della vita senza conoscerli nemmeno.
Il suo insegnamento non richiede alcuno sforzo, al contrario di quello vero: è luccicante, spettacolare, coinvolgente, soggetto a continui colpi di scena. Ma è un’educazione alla morte, non alla vita.
Ma c’è di peggio. Nelle famiglie in cui entrambi i genitori si trovano a dover lavorare la cattiva maestra si arroga anche il ruolo di bambinaia elettronica, obbediente e precisa. Capace di incantare i bambini per ore intere, insegna l’arte della pigrizia e la facilità di non scegliere nulla che educhi.
L’esposizione alla televisione e ai suoi contenuti “abbassa la soglia” di percezione del reale dei bambini, degli adolescenti e persino degli adulti. Lentamente, costantemente, nei bambini penetrano dei valori che tradiscono e intaccano la loro innocenza. Il nostro lavoro educativo, che passa attraverso la scuola, gli educatori, i sacerdoti, resterà sempre noioso e senza valore a confronto di quello esplosivo della televisione.
Parlando con molti ragazzi nell’età della preadolescenza mi sono reso conto di quanto sia il tempo che la televisione divora alle loro giornate. La cattiva maestra, la pessima bambinaia, dunque, è anche ladra di tempo; i bambini vengono derubati di un numero sconvolgente di ore che potrebbe essere utilizzato in mille altri modi, molto più educativi (un gioco all’esterno con gli amici, un giocattolo manuale, un disegno…). Questa continua esposizione agli insegnamenti della pessima maestra diminuiscono fortemente la loro capacità di attenzione, al punto che oggi sembra un’utopia per un’insegnante ottenere un’ora di attenzione a scuola.
La televisione abita fuori dal tempo: al contrario di una persona, infatti, la cattiva maestra vive in un eterno presente, disprezzando il passato ed evitando di pensare al futuro. La logica che inonda i piccoli schermi è appiattita sulle scelte facili e sbrigative, sui piaceri immediati e senza sforzi. E i bambini, senza nessuna colpa, bevono a pieni sorsi queste acque inquinate. Non serve andar molto lontano per individuare le conseguenze dello stile di vita che si diffonde: innalzamento medio dell’età in cui si fanno scelte grandi, famiglie dalle fondamenta fragili, insicurezza e paura del futuro, sfiducia nelle istituzioni politiche.
La pedagogia che la televisione e i media in genere hanno attuato è cieca, non va in nessuna direzione. E’ una sgargiante fuoriserie lanciata a gran velocità senza nessuna meta precisa. Il nostro compito di educatori è di riportare i giovani al mondo reale, con le sue esigenze, i doveri e insieme le gioie grandi che comporta. E’ urgente riprendere il controllo di questa vettura impazzita che sta conducendo i giovani allo sbando morale e materiale; la parte più delicata e malleabile della società viene plasmata da mani estranee sotto i nostri occhi.
Il vuoto morale, l’edonismo di massa, la pornografia culturale, lo stravolgimento di valori che si consuma di giorno in giorno di fronte agli occhi non ci può lasciare indifferenti. Tra i diritti che gli stati sbandierano nelle loro costituzioni dovrebbe infilarsi un nuovo, grande diritto per la gioventù: quello di un’educazione ai valori, alle realtà più belle e più drammatiche della vita.
Dobbiamo riportare ai giovani ciò che essi ci chiedono: valori grandi e definitivi in cui credere, sui quali poggiare la vita e scommettere la propria esistenza. Per fare un esempio pratico, una televisione nella camera di un ragazzo è un attentato alla sua educazione… non per insinuare sospetti di particolare malizia, ma perché l’età dei ragazzi, e degli adolescenti in particolare, è cifrata di curiosità, di instancabile ricerca di scoprire il come e il perché delle cose, per costruirsi un’identità nella famiglia e nella società. Le coscienze dei ragazzi che troppo presto conoscono tutte le sfaccettature del mondo, soprattutto le peggiori, vengono corrotte. Il fuoco di desideri, di speranze, di curiosità che caratterizza l’adolescenza rischia di essere spento dalla cupidigia e dal pessimo gusto che ormai strazia il mondo dei media, gettando i desideri di bene dei ragazzi nelle prigioni che la nostra cultura pubblicizza come luoghi di pace e felicità.
 
 
5.           LA TELEVISIONE IN FAMIGLIA
 
L’istituzione della famiglia è una delle vittime preferite della televisione. Ho sentito decine di ragazzi affermare di litigare spesso in famiglia sui programmi da vedere o meno, sul tempo più o meno prolungato per guardare la televisione la sera. Questo deve far riflettere… un oggetto, un elettrodomestico è in grado di dividere la nostra famiglia.
Attenzione: la soluzione a tutti i problemi non è quella di avere molte TV in casa; questa sarebbe la vera vittoria della televisione! La sua logica punta a sedurre in maniera disordinata, in modo che i figli siano contro i genitori, avidi di poter fare ciò che desiderano, e i genitori siano contro i figli, stanchi delle richieste che si fanno sempre più pressanti.
Non sono un maestro nel fornire soluzioni semplici, ma credo che una famiglia normale, davanti ad una serata in cui le proposte della televisione sono pessime, possa fare la bellissima scelta di spegnerla. Ciò che manca di più ai ragazzi è l’amore che viene loro dato: questa è una richiesta profonda, implicita, che non sarà mai richiesta direttamente, con le parole, ma resterà per tutta la vita un anelito profondo.
Una serata passata tra genitori, figli, parenti, amici vale mille volte di più di una manciata di ore passata a “subire” un programma che in fondo non interessa e non piace. Anche se il consiglio può sembrare banale, ma è molto efficace. Staccare il cuore da ciò che si desidera sul momento è una delle lezioni che i giovani devono imparare. Le scelte grandi maturano nella fatica e nell’impegno, gli adulti lo sanno molto meglio di chi ha solo vent’anni.
6.           CONCLUSIONE
Un mondo fatto di luci e colori sfama ma non sazia, disseta ma non del tutto, risponde ma non fino in fondo. I giovani cercano con tutte le loro energie un luogo, una persona, uno stile di vita, un motivo sul quale costruire la propria vita, anche se a volte può apparire l’opposto.
Mai come oggi siamo assetati di qualcosa di duraturo. Sazi di risposte parziali e insicure, i giovani hanno bisogno di essere “disintossicati” dal mondo virtuale che i media propongono.
Le fondamenta di una vita felice non si possono costruire sui valori sabbiosi di cui la televisione e i media sono fatti. L’esistenza umana, in tutto il suo valore, dal concepimento alla morte naturale ha bisogno di uno scopo. La stragrande maggioranza dei mass-media mettono semplicemente da parte questo bisogno profondo, educando i ragazzi a volere ciò che non vogliono, e a lottare per qualcosa che non porterà loro che altra fame.
In un’ottica cristiana cattolica è necessario levare la voce. Una voce che non risulti intollerante e distaccata, ma ferma e coraggiosa nell’affermare un sistema di valori che è oggettivamente sbagliato. Solo ognuno di noi, nel suo piccolo, può aprire uno spiraglio di luce in questo mare di torpore e foschia denunciando una situazione insostenibile.
“E’ meglio accendere un fiammifero che maledire in eterno l’oscurità”, diceva don Tonino Bello… beh, cominciamo noi!
Stefano Pegorin
Versione app: 3.26.4 (097816f)