Tre piccole ragazze vengono strappate dalle braccia della madre, trasportate a 1.500 km di distanza, cancellata l'identita, forzate ad adattarsi ad un nuovo e strano mondo. Con tutto il loro coraggio e la loro speranza cercheranno di fuggire e intraprenderanno un difficile viaggio verso casa.
del 23 maggio 2004
I primi anni del secolo scorso le autorità australiane dovettero affrontare due problemi di difficile soluzione. Il primo era l'abnorme proliferare dei conigli, introdotti dagli europei e il secondo era costituito dalla nascita dei meticci procreati dagli accoppiamenti tra bianchi ed aborigeni. Il primo problema fu risolto costruendo una recinzione che attraversando il continente da Nord e Sud (la Rabbit Proof Fence, che dà il titolo originale al film) impediva ai conigli di razziare le terre coltivate; il secondo problema fu risolto deportando i piccoli 'mezzosangue' in colonie, una sorta di campi di rieducazione, dove venivano 'preparati alla loro nuova vita nella società dei bianchi' e, soprattutto, permettendo loro di avere rapporti sessuali solo con 'esemplari' di razza bianca. In tal modo, si assicurava la costante depurazione, di generazione in generazione, della loro componente aborigena.
'La generazione rubata' di Phillip Noyce tratta della storia vera di tre bambine, raccontata in un romanzo dalla scrittrice Doris Pilkington Garimara, che, allontanate dalle loro famiglie e deportate nel campo di Moore River, riescono a fuggire e a tornare dalle proprie famiglie soprattutto grazie alla tenacia ed all'astuzia di Molly la pi√π grande delle tre bambine.
Un film di denuncia ed un grave atto di accusa, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, nei confronti della presunte civiltà dei bianchi, le cui mefitiche ragioni sono esaurientemente rappresentate dal personaggio di A.O. Neville, interpretato dall’irreprensibile Kenneth Branagh. A.O. Neville, il 'diavolo' come era chiamato dalle popolazioni aborigene, era il funzionario addetto al 'programma' di 'tutela degli aborigeni' e che supervisionerà la caccia alle tre bambine poi abbandonata solo 'per mancanza di fondi'.
 Un capitolo a parte merita la musica di Peter Gabriel. Qui mi limito a dire che l'ascolto delle composizioni dell'ex Genesis accompagnano le immagini in maniera sublime aiutandoci ad entrare nel paesaggio, nel clima, nel mondo australiano.
 
Molly Craig, oggi ottantaquattrenne ed alla quale sono state a sua volta sottratte due figlie negli anni successivi, (questa pratica è andata avanti fino al 1970, il che significa che mentre in Europa scoppiava la contestazione giovanile del sessantotto nella civilissima Australia si deportavano bambini) ha dichiarato queste semplici, lapidarie parole, più forti di qualsiasi programma di protezione, più robuste di qualunque idea malsana: 'Conoscevo mia madre. Volevo tornare a casa da lei.'
 
Questo film è passato inosservato all’uscita nelle sale, ma adesso è stato editato in DVD. Sicuramente da usare nei gruppi giovanili per dibattere sui temi delle differenze razziali, sul senso della famiglia e sul ruolo della Chiesa nel secolo scorso.
 
 
CGS Schio
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