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La gestione dell'acqua richiede scelte strategiche

L'acqua è uno dei beni pubblici più importanti per la sopravvivenza dell'intera umanità. L'ultimo rapporto fornito nel corso della Giornata mondiale dell'alimentazione organizzata dalla Fao, dall'Oms e dall'Efsa sottolinea che le persone in zone povere di acqua potranno aumentare fra 16 e 44 milioni entro il 2080.


La gestione dell'acqua richiede scelte strategiche

da Attualità

del 18 dicembre 2008

L'acqua è uno dei beni pubblici più importanti per la sopravvivenza dell'intera umanità. L'ultimo rapporto fornito nel corso della Giornata mondiale dell'alimentazione organizzata dalla Fao, dall'Oms e dall'Efsa sottolinea che le persone in zone povere di acqua potranno aumentare fra 16 e 44 milioni entro il 2080. Anche in Italia sono a rischio regioni come Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna. In tutto il mondo le cifre dei danni alla salute dovuti alla penuria di acqua potabile sono spaventose:  annualmente, secondo l'Unicef, circa tre milioni e mezzo di persone, in gran parte bambini sotto i 5 anni, muoiono per malattie infettive legate alla mancanza di accesso all'acqua. La funzione dell'acqua è inoltre strategica per l'equilibrio dell'ecosistema e per la sostenibilità dello sviluppo in generale.

La modalità di gestione delle risorse idriche richiede dunque un'attenzione particolare da parte delle autorità nazionali e locali per il significato e le implicazioni che l'uso dell'acqua ha nella vita umana. Movimenti spontanei di autorità locali, cittadini ed esperti, e convegni di carattere sociale e scientifico, anche in Italia, spingono a una riflessione più accurata sul tema. In particolare uno degli aspetti più controversi è rappresentato dalla gestione in mano pubblica o privata della risorsa acqua:  se è vero che la gestione dei servizi idrici richiede efficienza produttiva, è anche vero che l'affidamento della gestione a società private o a enti pubblici presuppone una valutazione diversa dell'acqua da sfruttare come risorsa economica o da utilizzare principalmente come bene comune. Qualunque sia il tipo di gestione prescelto è comunque fondamentale che le autorità competenti effettuino un continuo monitoraggio affinché siano sempre garantiti il contenimento delle tariffe, accessibili per tutti, la buona manutenzione degli impianti e il controllo degli sprechi, evitando che il rischio di una privatizzazione dei profitti e di una pubblicizzazione delle perdite ricada sugli utenti. Le scelte intraprese dalle autorità di diversi Paesi negli ultimi tempi vanno in direzioni diverse.

Riguardo all'Europa è da segnalare la recente decisione del sindaco di Parigi di non rinnovare, alla scadenza del 31 dicembre 2009, i contratti di gestione dei servizi idrici con le società multinazionali incaricate, in particolare Suez e Veolia, rinunciando alla privatizzazione effettuata nel 1984 per una gestione di tipo municipalizzato. Scelta analoga è stata intrapresa da altre comunità francesi quali Bordeaux, Lille, Lione, Tolosa, orientate verso una gestione pubblica dei servizi idrici. Prevale la gestione pubblica dei servizi idrici anche in molte città dell'Austria, del Belgio, della Spagna, dell'Olanda e della Svizzera. Il servizio idrico di Londra è invece gestito da società private. In Italia, nonostante la presenza di diverse gestioni locali pubbliche, è da segnalare l'approvazione, avvenuta lo scorso 6 agosto 2008, della legge di conversione numero 133 con cui si disciplina l'affidamento e la gestione dei servizi pubblici locali considerati di rilevanza economica, inclusi i servizi idrici, a favore di imprenditori o di società mediante procedure competitive a evidenza pubblica. Ferma restando la proprietà pubblica delle reti, e pur prevedendo specifiche deroghe, la legge sostanzialmente regola la gestione privata del servizio idrico.

In numerosi Paesi dell'America Latina, fra i quali Bolivia, Nicaragua, Ecuador, Colombia, negli ultimi anni si è fortemente intensificato il movimento popolare che sta riportando verso la gestione pubblica del servizio idrico dopo anni di privatizzazione, sancendo anche costituzionalmente il principio dell'acqua come bene dell'intera popolazione.

C'è da osservare che generalmente i problemi legati all'acqua non sono dovuti a una scarsità cronica dei terreni, ma soprattutto a una cattiva manutenzione degli impianti che determina perdite, sprechi e uno sfruttamento eccessivo della risorsa. Il miglioramento delle infrastrutture richiede ingenti investimenti, a livello mondiale occorrerebbero oltre 100 miliardi di dollari annui per rendere adeguati i sistemi delle fognature, degli acquedotti, dei depuratori e degli altri impianti idrici, risorse finanziarie che necessariamente vengono poste a carico della collettività nel suo insieme. La gestione dell'acqua sia a livello locale sia a livello mondiale dovrebbe essere svolta sempre in un'ottica di cooperazione fra territori diversi nel rispetto di uno degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite, che è stato fissato nel 2000 ma che è ancora lontano dalla realizzazione:  dimezzare, entro il 2015, la percentuale di persone che non dispongono di acqua potabile sicura e a tariffe accessibili e di servizi igienico-sanitari di base, prima di giungere all'accesso universale all'acqua, che è e deve rimanere un diritto di tutti.

 

Stefania Schipani

http://www.vatican.va

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