La lettura credente: (b) la recita dei Salmida «Leggere la Bibbia, si può?» sest...

La fugace atten¬≠zione dedicata alla lettura credente dei vangeli ha consentito di mostrare come essa proceda da una fede che sempre si cerca. Solo una lettura così entra nel senso dei vangeli...

La lettura credente: (b) la recita dei Salmida «Leggere la Bibbia, si può?» sesta e ultima puntata

da Teologo Borèl

del 13 novembre 2008

 

(lettura Lc 24, 36-49)

 

La fugace atten­zione dedicata alla lettura credente dei vangeli ha consentito di mostrare come essa proceda da una fede che sempre si cerca. Solo una lettura così entra nel senso dei vangeli. Nella storia moderna è accaduto che una lettura informata al principio sola scriptura di fatto re­spingesse le scritture in un passato remoto sostanzialmente irrilevante per l’oggi.

Anche per riferimento all’Antico Testamento lettura credente è quella che riconosce il rimando obiettivo di Gesù alla Legge, ai Profeti e ai Salmi (cfr. Lc 24,44). Pietro a Pentecoste interpreta la risurrezione di Gesù come adem­pimento della parola di Davide, e cioè del Salmo 16; Davide stesso nel libro dei Salmi dice: Ha detto il Signore al mio Signore:siedi alla mia destra (Lc 24, 43s). I Salmi assumono rilievo decisivo nella predica­zione cristiana, più precisamente nella let­tura cristiana della passione morte e risur­rezione di Gesù. Gesù stesso per esprimere il suo messaggio rimanda ai salmi, e agli scritti dell’AT in genere; in tal modo egli corregge la lettura cor­rente che ne fanno gli scribi del tempo; sottrae quegli scritti alla lettura che li chiude nella lettera e ne cancella il rimando allo Spirito. Lo Spirito è come il vento; non è mai assicurato una volta per tutte alla compe­tenza umana.

L’accusa di Gesù nei confronti degli scribi è precisa: Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano en­trare l’avete impedito (Lc 11,52; cfr. anche Mc 7, 6-13). Il vizio della lettura farisaica è questo: essa cancella il rimando delle Scritture al cuore, e dunque allo Spirito, che sta oltre la lettera. La Legge in particolare è intesa dai farisei quasi fosse testimonianza compiuta della giustizia di Dio; mentre essa ha bisogno dell’interpretazione dei profeti; essi giudicano il popolo come tra­sgressore della Legge e in tal modo rimandano a un significato della Legge che sta oltre la lettura casi­stica.

La predicazione profetica conclude alla condanna di questo popolo che onora Dio con le labbra; denuncia l’alleanza presente e pro­mette una nuova alleanza:

«Ecco verranno giorni - dice il Signore - nei quali con la casa  di Israele e con la casa di Giuda io con­cluderò una alleanza nuova.  Non come l’alleanza che ho conclusa con i loro padri, quando li  presi per mano per farli uscire dal paese d’Egitto, una alleanza che  essi hanno violato, benché io fossi loro Signore. Parola del Signore. Questa sarà l’alleanza che io concluderò con la casa di Israele dopo  quei giorni, dice il Signore: Porrò la mia legge nel loro animo, la  scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio  popolo. (Ger 31, 31-33)

I Salmi danno espressione più precisa al rimando di tutta l’antica alleanza a un compimento futuro. Il valore che i Salmi mantengono nella vita cristiana è indice della trascendenza del compimento (Gesù Cristo) rispetto a coloro che pure sono testimoni della sua venuta in mezzo a noi. Gesù non è mai semplicemente un presente; meno ancora un passato da ricordare; è un futuro verso il quale siamo in cammino. I Salmi sono appunto le parole mediante le quali camminiamo incontro a quel futuro.

 

I Salmi nel quadro dell’Antico Testamento

Per indi­care gli scritti dell’AT, Luca usa una volta la formula la Legge, i profeti e i salmi. Gesù risorto dice agli Undici:

Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi (Lc 24, 44)

La formula suggerisce che i Salmi abbiano un rilievo singolare nella lettura cristiana dell’Antico Testamento. Il suggerimento trova conferma nei vangeli: la citazione dei Salmi ha valore centrale nelle memorie di Gesù, in particolare nei racconti della sua passione. Giovanni nel racconto della passione usa cin­que volte (13, 18; 15, 25; 19, 24.28.36) l’espressione perché si adempisse la Scrittura; in tutti i casi il passo citato è un versetto di Salmo. Il primo dei cinque passi si riferisce al racconto della cena:

Si deve adempiere la Scrittura: Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno.

Il tradi­mento di Giuda è fatto che genera scandalo e mette in crisi la fede degli undici. La passione tutta è uno scandalo. Tutti allora, abbandonandolo, fuggi­rono (Mc 14, 50). Quando Gesù risorto ap­parve ai suoi, non lasciò che la passione rimanesse dietro alle spalle; li sollecitò a considerare da capo quel passato umiliante, e vederlo con occhi diversi. Per introdurli a questa altra visione si servì del testo dei Salmi. In questa luce appunto dobbiamo intendere la scelta dei vangeli di porre sulla bocca stessa del Crocifisso le parole dei Salmi: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (Mc 15, 34; Mt 27, 46; l’espressione cita il versetto Sal 22, 2); Padre, nelle tue mani con­segno il mio spirito (Lc 22, 46, il versetto è citazione del Sal 31,6).

I Salmi sono i testi più utilizzati dalla predicazione apostolica per sug­gerire il senso della risurrezione di Gesù e ri­conoscere in essa il compimento delle pro­messe antiche. Nes­sun libro dell’Antico Testamento sarà ripreso nella tradizione cristiana con più frequenza e natura­lezza del Salterio. La recita cristiana dei salmi è la re­alizzazione più cospicua di un principio generale: la verità compiuta dell’AT si manifesta solo in Gesù Cristo; fino a che non viene lui rimane un velo, come dice efficacemente Paolo:

Fino ad oggi, quando si legge Mosè, un velo è steso sul loro cuore; ma quando ci sarà la conversione al Signore, quel velo sarà tolto.  Il Signore è lo Spirito e dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà. E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore. (2 Cor 3, 16-18)

Appunto spirituale deve essere la lettura cristiana e credente dell’AT. Il cristiano, quando legge i racconti più remoti dell’AT (patriarchi, Esodo, primo periodo monarchico), rimane spesso scandalizzato dai modi molto materiali di sentire e di rappresentare. La lettura cristiana ha da sempre cercato di esorcizzare il tratto materialistico della religione antica con letture allegoriche. La tradizione protestante – quella moderna per eccellenza – ha sostanzialmente cancellato i libri dell’AT dall’uso ad opera della fede cristiana. Fanno eccezione però i Salmi, sempre presenti, addirittura centrali nelle forme della pietà protestante. Essi realizzano una ripresa orante della storia di Israele, la quale preme nella direzione di una lettura spirituale. Illustro l’affermazione con due esempi.

L’esodo nel salmo 77

Il primo esempio si riferisce all’esodo, epopea che sta all’origine stessa della fede di Israele, destinata a divenire modello del destino spirituale di Gesù. Sul monte Tabor apparvero due uomini che parlavano con Gesù: erano Mosè ed Elia, apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita (alla lettera, dell’esodo) che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. Il primo esodo dall’Egitto è segno e annuncio del cammino laborioso e vittorioso di Gesù stesso. La rilettura spirituale dell’Esodo è già operante nella preghiera dei Salmi, che realizzano la ripresa dell’esodo nell’ottica del destino del singolo.

Illustrazione efficace è quella del Salmo 77: a procedere da una situazione di sofferenza individuale (cfr. vv. 2-10), il salmo celebra nella forma dell’inno (vv. 11-21) la memoria del cammino liberatorio.

La mia voce sale a Dio e grido aiuto;

la mia voce sale a Dio, finché mi ascolti.

Nel giorno dell’angoscia io cerco il Signore,

tutta la notte la mia mano è tesa e non si stanca;

io rifiuto ogni conforto.

Mi ricordo di Dio e gemo,

medito e viene meno il mio spirito.

Tu trattieni dal sonno i miei occhi,

sono turbato e senza parole.

Ripenso ai giorni passati,

ricordo gli anni lontani.

Un canto nella notte mi ritorna nel cuore:

rifletto e il mio spirito si va interrogando.

Forse Dio ci respingerà per sempre,

non sarà più benevolo con noi?

È forse cessato per sempre il suo amore,

è finita la sua promessa per sempre?

Può Dio aver dimenticato la misericordia,

aver chiuso nell’ira il suo cuore?

E ho detto: «Questo è il mio tormento:

è mutata la destra dell’Altissimo».

Ricordo le gesta del Signore,

ricordo le tue meraviglie di un tempo.

Mi vado ripetendo le tue opere,

considero tutte le tue gesta.

O Dio, santa è la tua via;

quale dio è grande come il nostro Dio?

 […] Sul mare passava la tua via,

i tuoi sentieri sulle grandi acque

e le tue orme rimasero invisibili.

Guidasti come gregge il tuo popolo

per mano di Mosè e di Aronne.

La mormorazione del deserto nel Salmo 94

Il Salmo 95, per esortare a riscuotersi dalla paralisi dello spirito, usa le immagini suggerite dalla memoria delle mormorazioni nel deserto. In quei 40 anni il popolo sempre da capo si era lamentato; mostrava di dimenticare in fretta i benefici di Dio e mettevano in dubbio il vantaggio di aver cominciato quel cammino. Il peccato dei padri diventa paradigma del peccato al quale i figli stessi sono esposti:

Venite, applaudiamo al Signore,

acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.

Accostiamoci a lui per rendergli grazie,

a lui acclamiamo con canti di gioia.

Poiché grande Dio è il Signore,

grande re sopra tutti gli dei.

Nella sua mano sono gli abissi della terra,

sono sue le vette dei monti.

Suo è il mare, egli l’ha fatto,

le sue mani hanno plasmato la terra.

Venite, prostràti adoriamo,

in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.

Egli è il nostro Dio,

e noi il popolo del suo pascolo,

il gregge che egli conduce.

Ascoltate oggi la sua voce:

¬´Non indurite il cuore,

come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto,

dove mi tentarono i vostri padri:

mi misero alla prova

pur avendo visto le mie opere.

Per quarant’anni mi disgustai di quella generazione

e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato,

non conoscono le mie vie;

perciò ho giurato nel mio sdegno:

Non entreranno nel luogo del mio riposo».

La ripresa attualizzante di Ebr 3-4 realizza la comprensione spirituale compiuta del riposo promesso.

I salmi e lo scandalo della croce

La passione di Gesù, motivo supremo di scandalo per i discepoli e per noi, è interpretata nel suo senso spirituale solo grazie alla testimonianza dei Salmi; insieme la lettura dei Salmi nella luce della passione del Signore realizzano la loro perfetta interpretazione spirituale.

 

 

don Giuseppe Angelini

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