«“Sia fatta la Tua volontà” questa è l'unica strada che vedo possibile per me per poter vivere il centuplo», scrive Marta nel suo diario...
La Pasqua è quel momento dell’anno in cui la Chiesa ci mette davanti al mistero definitivo, quello più grande e più scandaloso: la morte. Nessuno vuole morire. Nel cuore il desiderio di eterno, di amore, si scontra con la finitezza dell’uomo. Eppure, Cristo si è fatto uomo: Dio è venuto ad abitare nelle nostre condizioni più misere. È morto in modo atroce ed ha vinto la morte. Si è fatto compagno fino alla fine. E adesso, oggi? La testimonianza di Cristo vive nel mondo, nella Chiesa, in persone dove la Grazia della sua presenza diventa motore di uno sguardo nuovo che genera speranza, voglia di vivere, di possedere il reale.
Marta Bellavista era una di quelle persone (e forse non è sbagliato dire che è lo tuttora). Per chi l’ha conosciuta, tornano in mente i grossi occhi azzurri con cui osservava il mondo. Abbandonata, senza alcune reticenza. «“Sia fatta la Tua volontà” questa è l’unica strada che vedo possibile per me per poter vivere il centuplo», scrive nel suo diario. Tale è rimasta Marta fino al momento ultimo, quello della prova finale. Marta è una ragazza riminese morta di tumore nel 2010, all’età di 27 anni. Pochi anni prima si era manifestato il medesimo male, cui ne era miracolosamente uscita illesa. Un miracolo che non esaurisce la domanda di vita che alberga nel cuore di Marta. Neanche un miracolo salvifico basta. Neanche quello: «Voglio tutto», diceva Marta, ripetendo le parole di Santa Teresina.
Emanuele Polverelli ha curato il testo “Voglio tutto” che raccoglie alcuni scritti di Marta dal tempo dell’università fino a poche settimane prima della morte. Non si sminuisce il lavoro del redattore nel dire che il libro è tutto un insieme di pagine, biglietti, lettere scritte di proprio pugno dalla protagonista, diventando una sorta di “antologia meditata del quotidiano” di una ragazza che svela una ricchezza di umanità straordinaria. Anche la genesi del testo è cosa interessante e da notare. L’idea della pubblicazione è nata quando una dottoressa, leggendo l’articolo di una rivista che riportava un dialogo tra Marta e il padre, scrisse a quest’ultimo: «Fate conoscere a tutti la storia di questa ragazza. Può aiutare i nostri figli a vivere».
Di Marta colpisce la freschezza e la semplicità. In un dialogo, poco tempo prima della sua nascita in Cielo, diceva: «Guarda, guarda quello che hai! Vivi. Guarda la realtà tutta, non servono tanti ragionamenti, guarda, è come quando fai la piadina, hai l'impasto fra le mani». È un linguaggio concreto, fatto di cose piccole e vere. Come ebbe a scrivere il 24 luglio 2010, pochi mesi prima della morte: «La vita mi scoppia nel cuore. È un percorso di vita o di morte: mi guardo intorno presa dal grande abbraccio di persone che in tutto il mondo pregano per me. Questa è vita. Questo è amore. Se possibile mio buon Gesù vorrei gustare ancora questa terra, amarla con tutta me stessa, donare me stessa a chi …. Desidero vivere, o Cristo, questo è grido che sale dal profondo di me».
Daniele Ciacci
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