La libertà e la fatica per conoscere “i fatti” di Eluana

Il libro esplicita nella premessa lo scopo perseguito dai due autori: “offrire i tanti elementi mancanti affinché ognuno potesse avere un quadro complessivo di tutti i fatti accaduti, di tutte le opinioni degli esperti, di tutte le verità, e non solo quelle che erano passate attraverso le maglie (strette) dell'informazione”.

La libertà e la fatica per conoscere “i fatti” di Eluana

da Attualità

del 01 luglio 2009

Il libro [Eluana, i fatti. Per farsi un'opinione], scritto da due inviati speciali del quotidiano Avvenire che hanno seguito quindi “sul campo” la vicenda, esplicita nella premessa lo scopo perseguito dai due autori, Lucia Bellaspiga e Pino Ciociola: “offrire i tanti elementi mancanti affinché ognuno potesse avere un quadro complessivo di tutti i fatti accaduti, di tutte le opinioni degli esperti, di tutte le verità, e non solo quelle che erano passate attraverso le maglie (strette) dell’informazione”. Perché come ricordato nel capitolo dedicato all’operato dei media “per crearsi un’opinione è necessario prima conoscere i fatti, sui quali fondare un giudizio” ma se a partire dal linguaggio utilizzato (si pensi ad esempio all’espressione ricorrente “staccare la spina”) si perpetua l’equivoco di una paziente attaccata a macchine...

(“quanti sanno che nella sua stanza non c’era un macchinario ma due orsetti di peluche sul suo letto?” si chiede nel testo una testimone) o ancora se alcuni media diffondono descrizioni di una paziente cachettica e piagata (descrizioni poi smentite dai dati emersi dall’autopsia) si può affermare che l’informazione è stata corretta ed esauriente?

Il libro ricostruisce sia il complesso iter giuridico (saranno ben nove alla fine i decreti e le sentenze emesse dai magistrati di cui solo le ultime due “a favore” di Beppino Englaro) sia l’opera e il progetto culturale che a partire dal 1995 la Consulta di bioetica onlus di Milano svolge a fianco di Beppino Englaro. L’attuale Presidente della Consulta Maurizio Mori in un testo edito nel 2008 e prefato da Beppino Englaro scrive che sospendere l’alimentazione e idratazione a Eluana “implica infatti abbattere una concezione dell’umanità e cambiare l’idea di vita e di morte ricevuta dalla tradizione millenaria per affermarne una nuova da costruire”. Vengono poi analizzate le due condizioni che la Cassazione stabilisce come necessarie, nella sua sentenza del 16 ottobre 2007, perché sia lecito autorizzare la “disattivazione” del sondino naso gastrico ovverossia la sicura irreversibilità dello stato vegetativo e la accertata volontà della paziente. Attraverso una minuziosa analisi della più recente letteratura medica specialistica e di una serie di testimonianze e lettere coeve e contraddittorie rispetto a quelle prodotte in tribunale per dimostrare la volontà di Eluana si documenta come “sarebbero state plausibili conclusioni opposte”.

Un apposito capitolo intitolato “Il gioco delle tre carte” ricostruisce, invece, nei dettagli, l’iter burocratico amministrativo attraverso il quale Eluana, ricoverata alla clinica “La Quiete” grazie all’autorizzazione di un “Piano di assistenza individuale” finalizzato al “recupero funzionale ed alla promozione sociale dell’assistita” viene il giorno dopo affidata all’Associazione “Per Eluana” con la finalità di “dare attuazione ai contenuti del decreto della C.d.A. di Milano”. Sia gli ispettori inviati dal ministero del Welfare sia i carabinieri del Nas muovono rilievi e sollevano dubbi rispetto alla correttezza delle procedure adottate. Malgrado questi rilievi la procedura prosegue fino al suo tragico epilogo.

L’ultimo capitolo del libro è dedicato al racconto della vicenda di Massimiliano Tresoldi, un ragazzo che a vent’anni, nell’agosto del 1991, a causa di un incidente stradale finisce prima in coma e successivamente in stato vegetativo persistente. Dopo alcuni mesi la famiglia decide di riportare a casa Massimiliano e accudirlo con l’aiuto di un gruppo di amici. Dopo quasi 10 anni, a Natale del 2000, Max si “sveglia”. La sua storia ci mette di fronte ad alcune scomode verità: Massimiliano si è svegliato malgrado i medici che lo seguivano avessero escluso questa possibilità e inoltre ricorda molte cose accadute nella sua stanza negli anni in cui era in stato vegetativo e quindi secondo le nostre (povere) conoscenze totalmente incapace di contatto con la realtà circostante. Insomma malgrado tutto Max c’è e, con tutte le sue magagne, scrive “Io sono felice, povera Eluana”.

La finalità perseguita dai due autori cioè il tentativo di fornire ai lettori la conoscenza dei fatti perché possano liberamente farsi un giudizio in merito alla questione “se aver portato Eluana a morire sia stata un’azione lecita e giusta o un obbrobrio giuridico e umano” mi pare degnamente realizzata. Spetta ora alla libertà dei lettori accettare la fatica di un cammino di conoscenza dei fatti e il rischio di giocarsi in un giudizio. Lo dobbiamo a Eluana, lo dobbiamo a noi stessi, lo dobbiamo a chi verrà dopo di noi e da noi attenderà di apprendere un senso alla fatica del vivere e al dolore del morire.

 

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