In questi giorni di famigliole mediamente orrende, il pensiero corre alla camera d'ospedale in cui Corinna Schumacher assiste l'involucro di suo marito. C'è un'energia che emana da quella donna...
In questi giorni di famigliole mediamente orrende, il pensiero corre alla camera d’ospedale in cui Corinna Schumacher assiste l’involucro di suo marito. C’è un’energia che emana da quella donna. Un’energia che la connette al suo uomo con un arco di luce, se è vero - come testimoniano i medici - che gli occhi di Schumi reagiscono con intensità particolare soltanto quando si specchiano nei suoi.
Corinna non rappresenta certo un’eccezione: le stanze di tanti infermi sono intrise della dedizione di parenti che nella disgrazia rivelano forze insospettabili. Sulla moglie di un campione incombe però un pregiudizio negativo: il sospetto di una relazione opportunistica e superficiale, sorretta solo dai benefici materiali. Ma la vita impugna il pennarello dell’evidenziatore per tutti e sottopone anche i rapporti patinati alla verifica della sofferenza. Molti si sbriciolano, mentre altri vi trovano la conferma, talvolta la scoperta, di un’autentica profondità. Nella buona e nella cattiva sorte: sembra una frase fatta, una delle tante che pronunciamo o ascoltiamo durante il susseguirsi frenetico di esperienze distratte. Corinna invece l’ha vissuta sulla carne viva: i fragori osannanti della gloria e adesso i silenzi bianchi di quella stanza dove si combatte una battaglia già persa, eppure continuamente vinta. Non c’è motivo logico per cui la signora Schumacher rimanga aggrappata giorno e notte agli occhi di un marito che non ha alcuna possibilità umana di tornare chi era prima. Nessun motivo logico, ma una vibrazione formidabile, incondizionata e totalmente folle che lui avverte e riconosce. Credo si chiami Amore.
Massimo Gramellini
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