La Pentecoste è vicina...

Durante la Santa Messa di venerdì 26 maggio al Centro San Lorenzo (Roma), mons. Angelo Comastri ha svolto una riflessione profonda in preparazione alla Vigilia di Pentecoste con il Papa. Il pensiero alla Madonna...

La Pentecoste è vicina...

da Teologo Borèl

del 31 maggio 2006

ricorda in questi giorni la Ascensione di Gesù al cielo e rivive l’attesa della Pentecoste, una festa avvenuta, accaduta, ma che deve sempre compiersi, perché noi siamo sempre nell’attesa di una nuova pentecoste. Cerchiamo di capire come gli Apostoli vissero questi momenti per trarne una lezione anche per noi. L’evangelista Luca, negli Atti, racconta che quando si avvicinava il giorno dell’Ascensione di Gesù al cielo gli apostoli erano agitati, erano in fermento, in effervescenza, capivano che qualcosa di grande stava accadendo, che qualcosa di decisivo stava cambiando, e ad un certo punto dissero a Gesù: 'Signore tutto ci fa capire che tu stai per salutarci, ma ci lasci così nel mondo? Quando restaurerai il mondo secondo i progetti che noi abbiamo sempre sentito da te, cioè, quando metterai a posto le cose, quando separerai il grano dalla zizzania? I buoni dai cattivi? Noi abbiamo tutti questa fretta!'. Ma Gesù rispose: 'Dio non ha la vostra fretta. Dio ha un altro calendario, e questo spetta a Dio, non dovete pretendere di prendere il posto di Dio. Lasciate fare a Dio quel che spetta a Dio. E sicuramente l’attesa di Dio è un’attesa di misericordia, se dio attende sicuramente lo fa per allargare gli spazi dell’esercizio della sua misericordia, Dio non può avere altro intendimento'. E aggiunse: 'Voi però mi sarete testimoni'. Chi è il testimone? È uno che fa vedere con qualcosa della sua vita qualcosa che non si vede. Ma lo deve far vedere lui con la sua vita! Cristo risorto oggi non lo possiamo far vedere, ma una persona risorta si può vedere. 'Voi mi sarete testimoni, qui a Gerusalemme, dove avete fatto una pessima figura, siete scappati tutti! Mi sarete testimoni in Samaria, che ritenete che sia una terra di eretici, fino agli estremi confini della terra. Fino a Roma, dovunque, voi mi sarete testimoni'.

 

San Luca dice che Gesù, dopo aver detto queste parole, cominciò ad innalzarsi al cielo e gli apostoli, come tanti bambini guardavano Gesù che saliva e ad un certo punto scomparve. Ma continuarono a guardare, a guardare verso quel punto, non si rassegnavano al fatto che Gesù non fosse più con loro! Dovettero intervenire degli angeli per dire: ' Mah! Che state a guardare! La festa è finita. Ora tocca a voi! Guardate a terra. È cominciata l’ora vostra, è cominciata l’ora della testimonianza, l’ora della Chiesa, l’ora che continua anche oggi! E’ cominciata l’ora della fede eroica, ma anche dei tradimenti, è cominciata l’ora del martirio, ma anche del rinnegamento'. 'Ora spetta a voi. L’eredità mia è consegnata a voi. Voi mi sarete testimoni'.

 

Certamente gli apostoli dovettero provare una grande paura. Io penso che in quel momento si dissero tra loro: 'Ma come, Gesù ci ha detto: Beati sono i poveri. Ma nel mondo tutti cercano di diventare ricchi. Gesù ci ha detto: Beati sono i miti. Ma nel mondo prevalgono i violenti. Gesù ci ha detto: Beati i misericordiosi. Ma nel mondo, si può dire che la vendetta è legge quotidiana. Gesù ci ha detto: Beati i puri. In mezzo a tutto questo sudiciume, a chi lo possiamo dire! Gesù ci ha detto: Beati i perseguitati. Ma sarà vero?'.

 

Sicuramente gli apostoli ebbero paura. Forse qualcuno avrà detto: 'Ma vi ricordate quando attraversammo il lago di Galilea, eravamo su una barca, una fragile barca, il mare - il lago che lì chiamano mare - improvvisamente fu colpito da una violenta tempesta, le onde coprirono la barie e noi avemmo una grande paura, però, lì c’era Gesù. Lo svegliammo e Lui sia alzò e disse al mare: fermati. Si fermò. Al vento: taci. E tacque. Ma ora? Ora Gesù non c’è. A chi diremo le nostre paure? A chi racconteremo le nostre difficoltà?'.

 

Io sono certo che in quel momento intervenne Maria. Non è raccontato negli Atti degli Apostoli, ma è lasciato intuire, perché dietro le righe della Scrittura ci sono sempre spazi che vanno intuiti e che si colgono soltanto quando il cuore è in sintonia con la parola di Dio. C’è però un piccolo segnale che ci fa capire: il giorno di Pentecoste Maria era nel cenacolo. Gli apostoli con Maria in preghiera. Mari, quindi, era presente in quel momento e Maria era la memoria della Chiesa, l’archivio della storia della salvezza. Del resto, questo l’ ha detto l’evangelista Luca: Maria custodiva tutto nel suo cuore e confrontava un evento con l’altro per poterlo capire. Maria era credente.

 

Io credo che Maria abbia detto subito agli apostoli: 'Ma non vi ricordate cosa ha fatto nell’ultima cena? È passato poco tempo! Ha preso del pane, una coppa di vino, ha detto questo è il mio corpo, questo è il mio sangue. Fate questo in memoria di me. Fatelo subito allora!'. E sicuramente cominciarono a celebrare le prime eucaristie. E sentirono una presenza. E capirono che Gesù non li aveva lasciati soli. Bisognava riconoscerlo nella fede. E renderlo presente con la testimonianza. Sicuramente Maria disse: 'Io so che Gesù vi ha detto: non vi lascio orfani. Manderò il Consolatore. Manderò lo Spirito Santo'. E allora, ecco la grande decisione degli apostoli. Si raccolsero nel cenacolo, che fino al giorno di Pasqua era stato il cenacolo della paura. Dopo divenne il cenacolo dell’ umiltà. Gli apostoli si trovarono insieme e si raccolsero insieme, perché capivano che non potevano fare tutto da soli. Perché capivano che erano sproporzionati, perché capivano che Gesù aveva detto: Io sono la vite e voi i tralci. Il tralcio non dà frutto se non è attaccato alla vite. Si raccolsero nel Cenacolo, con Maria la Madre di Gesù. E dice l’evangelista Luca: 'erano concordi nella preghiera'. Concordi nella preghiera. Sono due sigle stupende. Erano concordi, perché? Erano diventati umili. L’orgoglio divide, impedisce la comunione. Dove c’è orgoglio ci sono fratture. Dove c’è orgoglio ci sono contrapposizioni, noi non lo vogliamo mai ammettere, raramente troverete una persona che dice di essere orgoglioso, ma lo siamo tutti, io per primo. Ed è l’orgoglio che divide. Gli apostoli, dice san Luca, erano concordi, erano entrati nel cenacolo dell’umiltà, ed erano aperti a Dio perché l’umiltà fa questo miracolo: ci mette in fraternità e in ascolto di Dio. Dietrich Bonhöfer, in una frase bellissima - sapete bene che fu impiccato nel 1945 a Flossemberg e che fu uno dei martiri del secolo scorso - scrive: se non c’è umiltà non si è capaci di ascoltare gli altri, si ascolta sempre sé stessi. E a forza di ascoltare sempre sé stessi, anche se parla Dio non si ascolta. Perché l’orgoglioso sa ascoltare soltanto sé stesso. Gli apostoli divennero umili, concordi, il loro cuore si aprì a Dio e Maria era la Regina del Cenacolo, dell’umiltà, la donna che educa il cuore alla fede. E venne la Pentecoste. E avvenne il grande cambiamento. Pensate, il giorno di Pentecoste gli apostoli uscirono dal Cenacolo e Pietro che a Gerusalemme aveva detto tre volte: 'Gesù? E chi è? Gesù? Io non c’entro niente con lui. Gesù? Ma che state a dire?', in pubblica piazza grida con tutta la sua voce: Gesù di Nazareth! Voi l’avete ucciso! È stato ucciso dai nostri peccati, ma è risorto. Cominciò l’annuncio cristiano. Oggi noi siamo ancora a quel momento. Quel giorno non è finito. Se entriamo nel cenacolo dell’umiltà, riscopriamo la fraternità, il cuore si apre a Dio, Gesù compie la promessa, ci dona la Spirito Sano, noi possiamo uscire, non in pubblica piazza di Gerusalemme, ma in via della Conciliazione, dove volete, e dobbiamo annunciare Gesù. Perché ogni giorno bisogna diventare cristiani. Ogni giorno bisogna diventare credenti. Ogni giorno bisogna ridire il Sì come ha fatto Maria.

 

La Pentecoste è vicina. Che non sia la memoria di ciò che fu, ma sia l’esperienza di ciò che è e di cui abbiamo bisogno.

 

Sia lodato Ges√π Cristo.

mons. Angelo Comastri

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