Foglie verdi è una rubrica giovanile a cura dei ragazzi della Comunità Proposta che parla di vita e speranza. A partire dalla realtà quotidiana vogliamo cogliere la voce di Dio che ci parla attraverso gli eventi più semplici.
Appena mi è stato chiesto di scrivere questo capitolo della fantasmagorica rubrica "Foglie verdi”, ho subito pensato che avrei dovuto pareggiare gli incredibili articoli scritti precedentemente a quello che sto scrivendo. La responsabilità è tanta, ma ce la faremo.
Ho voluto rappresentare, con un oggetto, gli ultimi mesi vissuti in Comunità Proposta: una perla. Più precisamente, tre modi diversi di vedere una perla.
Il primo modo l’ho “rubato” ad Alessandro D’Avenia che, nel romanzo Cose che nessuno sa, mette in bocca ad un professore come nascono le perle nei molluschi: quando un corpo estraneo entra all’interno della conchiglia, il mollusco reagisce secernendo una sostanza, chiamata nacre, che si accumula sul corpo estraneo in milioni di strati, dando vita alla perla. La cosa che mi colpisce, oltre alla bellezza della natura, che trasforma qualcosa che può ferire in una cosa bellissima, è la durata di questo processo: va dai due ai cinque anni! Quanto tempo e quanta pazienza.
Il secondo modo deriva dal mondo artistico-letterario: il primo Seicento è caratterizzato principalmente dal movimento culturale del Barocco. Ci sono diverse interpretazioni sull’origine del termine. La più probabile deriva dal portoghese: barroco, che sarebbe una perla dalla superficie irregolare. Assomiglia un po’ a tutti noi: dalla forma imperfetta, ma comunque una perla. “All your perfect imperfections” dice John Legend in All of me.
Il terzo e ultimo lo prendo da Mt 13, 45-46: “Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.” Il mercante è in cerca di quella perla preziosa, non gli capita fra le mani. Appena la trova, non perde neanche un minimo di tempo per andare a vendere tutti i suoi averi per comprarla.
Quest'anno, in particolare da gennaio in poi, la mia vita ha avuto tanti cambi di direzione e tante altalene. Ho riconosciuto, grazie alle persone che mi hanno accompagnato, i punti su cui maturare per essere veramente un uomo. Ho riconosciuto il mio lato fragile e il nacre, che è una bellissima immagine per rappresentare la grazia di Dio, lo sta rendendo una perla. Come la natura vuole, ci vuole pazienza e lavoro. Magari non sarà una perla perfetta, ma è proprio questo che la rende unica ed irripetibile, perché nessuna perla è uguale alle altre. Infine, per quanto riguarda la parabola, è bello pensare come siamo noi a cercare Dio, ma come anche Lui cerchi noi. Il nostro lato fragile, che in potenza è una perla, è il “non-ostante” per cui Dio ci ama lo stesso, perché siamo figli suoi. Il Signore ci guarda così: delle perle meravigliose, uniche, che si rendono belle illuminate dall’amore di Dio. Dal considerarmi pieno di difetti e di fragilità che ignoravo, mi sono sentito amato profondamente da Dio, che mi ha cercato con tutto il cuore e mi ha ri-trovato.
L’augurio che faccio a tutti è quello di sentirsi belli nelle proprie fragilità, di sentirsi liberi in esse e di sentirsi amati proprio perché non siamo perfetti, ma figli.
articolo di: Giancarlo Sartoretto
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