Era parso, a don Bosco nel sogno, di essere in viaggio con tutti i giovani dell'Oratorio. Giunti in una vigna, si fermarono a fare colazione. I giovani si sparsero qua e là per mangiare frutta; Don Bosco in mezzo a loro tagliava grappoli e li distribuiva a sazietà
del 26 gennaio 2006
Il 16 gennaio 1865 Don Bosco raccontava ai suoi ragazzi un sogno che aveva fatto due giorni prima.
Gli era parso di essere in viaggio con tutti i giovani dell’Oratorio. Giunti in una vigna, si fermarono a fare colazione. I giovani si sparsero qua e là per mangiare frutta; Don Bosco in mezzo a loro tagliava grappoli e li distribuiva a sazietà dicendo:
 
— A te: prendi e mangia!
 
Ristorati che furono, si rimisero in viaggio attraversando la vigna; ma il cammino era malagevole perché bisognava ora scendere, ora salire, ora saltare solchi profondi. I più robusti saltavano, i più piccoli tentavano anch’essi il salto, ma rotolavano nel fosso. Don Bosco allora guardò attorno, vide una strada che costeggiava la vigna e con tutti i giovani si diresse da quella parte. Ma la Guida li fermò:
 
— Non vada su quella strada: è impraticabile perché piena di pietre, spine, fango e fosse.
 
— Ma questi piccoli —obiettò Don Bosco — non possono camminare attraverso questi solchi.
 
— Oh, è presto fatto — rispose la Guida —: i più grandi prendano sulle spalle i più piccoli.
 
Giunti là dove finiva la vigna, aprendosi con grande stento un passaggio attraverso una folta siepe di spine, si trovarono in una amenissima valle, piena di alberi e ricca di verdi prati. Qui incontrarono due antichi giovani dell’Oratorio, che salutarono Don Bosco.
 
— Guardi — gli disse uno mostrandogli due uccelli, una pernice e una quaglia.
 
Don Bosco prese la pernice e mentre la imbeccava, si accorse che aveva il becco diviso in quattro parti. Ne domandò spiegazio ne a quel giovane che rispose:
 
— Ella che ha studiato tanto non capisce? Come si chiama la pernice in latino?
 
— Perdix.
 
— Orbene, mediti le lettere che compongono la parola perdix:
 
 
 
p: vuol dire perseverantia (perseveranza).
 
e: aeternitas te expectat (l’eternità ti attende).
 
r: referet unusquisque secundum opera sua, prout gessit, sive bonum, sive malum (ciascuno renderà conto delle opere che ha fatto, sia del bene che del male).
 
d: dempto nomine (cancellata ogni fama, scienza, gloria, ricchezza).
 
i: ibit (andrà).
 
 
 
Ecco che cosa indicano le quattro parti del becco: i quattro novissimi.
 
— Ho capito, ma dimmi: e l’x dove lo lasci? Che cosa significa?
 
— Come, lei che ha studiato le matematiche non sa che cosa vuoi dire x?
 
— x significa il numero ignoto che deve essere scoperto col calcolo.
 
— Ebbene, andrà in un luogo sconosciuto (in locum suum).
 
Mentre Don Bosco rifletteva su queste spiegazioni, il giovane gli domandò:
 
— Vuol vedere anche la quaglia?
 
— Sì, fammela vedere.
 
 
 
Gli porse allora una magnifica quaglia; tale almeno pareva. Don Bosco la prese in mano, le sollevò le ali e vide che era tutta piagata; a poco a poco apparve brutta, marcia e puzzolente. Allora Don Bosco chiese al giovane il perché di quella trasformazione. Egli rispose:
 
— Si ricorda quando gli Ebrei nel deserto mormoravano e Dio mandò le quaglie, e ne mangiarono e avevano ancora quelle carni fra i denti, quando tante migliaia di loro furono puniti dalla mano di Dio? Dunque questa quaglia significa che ne uccide più la gola che la spada, e che l’origine della maggior parte dei peccati deriva dalla gola.
 
Intanto nelle siepi, sugli alberi, fra le erbe comparvero pernici e quaglie in gran numero. I giovani presero a dar loro la caccia e così si procurarono la refezione.
 
Quando poi si rimisero in viaggio, Don Bosco notò che quanti avevano mangiato pernici erano diventati robusti e continuarono il cammino; quelli invece che avevano mangiato quaglie restarono nella valle, si dispersero e Don Bosco più non li vide.
 
Il sogno continua con una predizione di morte; quindi Don Bosco concluse: «Il sogno durò tutta la notte e la mattina mi trovai così stanco e affranto, che realmente mi pareva che avessi viaggiato tutta la notte». Due sere dopo, Don Bosco tornava a parlare del sogno così: « Voi vorrete sapere ancora qualche cosa del sogno. Vi spiegherò solamente che cosa voglia dire quaglia e pernice. La pernice è la virtù, la quaglia il vizio. Perché la quaglia fosse così bella in apparenza e poi, vista da vicino, apparisse tutta puzzolente, lo capite: è il vizio impuro.
 
Tra i giovani alcuni mangiavano la pernice: sono quelli che amano la virtù e la seguono. Altri mangiavano la quaglia golosamente, con avidità, nonostante che fosse tutta fradicia: sono quelli che si danno al vizio. Taluni tenevano in una mano la quaglia, nell’altra la pernice, ma mangiavano la quaglia: sono quelli che apprezzano la bellezza della virtù, ma non si decidono a praticarla.
 
Altri, tenendo in una mano la pernice e nell’altra la quaglia, mangiavano la pernice, ma davano occhiate cupide e vogliose alla quaglia: sono quelli che seguono la virtù, ma con stento e quasi per forza; di costoro si può dubitare che se non mutano gusto, finiranno per cadere. Altri infine mangiavano un po’ di quaglia e un po’ di pernice:
 
sono coloro che alternano vizio e virt√π e cadono in inganno sperando di non essere tanto cattivi.
 
Voi mi direte: chi di noi mangiava la quaglia e chi la pernice? A molti l’ho già detto; gli altri, se vogliono, vengano da me e lo sapranno».
san Giovanni Bosco
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