Kofi Annan: «Serve sicurezza, ma resistiamo alla tentazione di limitare i diritti umani per sconfiggere il terrorismo... Siamo anche consapevoli di ciò che, d'altro canto, è richiesto dai Paesi donatori, tra i quali quelli che partecipano a questo G8: l'aumento dell'aiuto allo sviluppo...».
del 06 luglio 2005
 Il G8 di quest'anno si svolge in un momento particolarmente appropriato, appena due mesi prima, cioè, del vertice mondiale di New York, nel corso del quale i governanti di tutti i Paesi membri delle Nazioni Unite adotteranno decisioni destinate ad avere un impatto sul benessere, la sicurezza e la dignità degli esseri umani, ovunque nel mondo. Segretario generale dell’Onu
Cinque anni fa, i capi di Stato e di Governo mondiali adottarono la Dichiarazione del Millennio, che offriva ai loro popoli una visione incoraggiante della prospettiva di un nuovo secolo di sicurezza, prosperità e libertà. In materia di sviluppo, quella visione si è da allora precisata in modo ancora più marcato. Ora sappiamo in maniera dettagliata - grazie ai Vertici di Monterrey e Johannesburg del 2002 e all'attento lavoro degli esperti che hanno lavorato al Progetto del Millennio - cosa effettivamente occorra per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo del Millennio. Ciò significa che, purché ci sia la volontà politica di operare, noi saremo in grado, entro il 2015, di: dimezzare la povertà estrema e la fame nel mondo, e la percentuale di quanti ancora oggi non hanno accesso all'acqua potabile; garantire l'accesso all'educazione di base per tutti; eliminare le discriminazioni tra sessi nel settore dell'educazione a tutti i livelli; ridurre di due terzi la mortalità infantile e di tre quarti quella materna; invertire la tendenza in materia di diffusione di HIV/Aids, malaria e altre malattie; infine, porre un termine allo spreco delle nostre risorse ambientali. Sappiamo quali sono gli obblighi che incombono su ciascun Paese in via di sviluppo: una strategia nazionale, che includa una più autorevole capacità di governo e la lotta implacabile alla corruzione, nonché politiche che consentano di stimolare il settore privato, generare occupazione e ottimizzare le risorse nazionali.
Siamo anche consapevoli di ciò che, d'altro canto, è richiesto dai Paesi donatori, tra i quali quelli che partecipano a questo G8: l'aumento dell'aiuto allo sviluppo; una maggiore riduzione del debito; accordi commerciali che offrano ai Paesi in via di sviluppo una reale opportunità di competere sul piano globale. Alcune delle decisioni annunciate negli ultimi due mesi hanno riacceso la speranza che il mondo sviluppato possa tendere la mano ai Paesi poveri, consentendo loro così di condividere le opportunità offerte dalla globalizzazione. Adesso sono i Paesi del G8 che devono realizzare tale speranza.
La decisione di concentrarsi sul tema dell'Africa è molto importante. Io spero che il G8 riesca a rilanciare gli investimenti nel continente africano, diretti a risorse umane, infrastrutture, sistema sanitario, strutture di governo e in particolar modo quelli volti a stimolare la produttività alimentare.
E' importante il fatto che i Paesi del G8 abbiano considerato il cambiamento climatico come una delle priorità da affrontare, dato che rappresenta una delle sfide più grandi del secolo, sia dal punto di vista dell'ambiente sia dello sviluppo. Oggi c'è un urgente bisogno di stabilire un quadro legislativo internazionale per stabilizzare la concentrazione di gas che causano l'effetto serra oltre il 2012. A questo fine è necessaria la più ampia partecipazione di tutti i Paesi, industrializzati e in via di sviluppo, combinata con l'intensificarsi della ricerca scientifica su nuove tecnologie, che permettano di ridurre le emissioni ed alleviarne l'effetto nocivo.
Ma uno stato di prosperità non potrà mai essere raggiunto in assenza di pace e sicurezza. Gli eventi occorsi dopo la Dichiarazione del Millennio hanno offuscato questa parte della visione che il documento prospettava, facendo invece apparire come plausibile un futuro alternativo fatto di caos e conflitti. Ora più che mai c'è quindi bisogno di una strategia globale volta a sconfiggere il terrorismo e contenere la diffusione di armi letali, quali quelle nucleari, biologiche e chimiche, così come quelle armi leggere che provocano tante morti nei Paesi in via di sviluppo. Al tempo stesso è necessario che si raggiunga un consenso generale sulle regole che disciplinano l'uso della forza e che si determini un impegno comune per costruire una pace più forte e duratura in Paesi devastati o minacciati da guerre civili.
Né la prosperità né la sicurezza avranno tuttavia alcun significato - o saranno sostenibili nel lungo periodo - se non sono universalmente condivise. La dignità umana e la libertà devono essere protette, sia contro la violenza arbitraria e l'oppressione, sia contro i condizionamenti della povertà estrema, che negano alle persone la possibilità di decidere veramente delle loro vite. Nessuna agenda in materia di sicurezza e nessuno sforzo per lo sviluppo, che non siano fondati sul rispetto per la dignità umana, avranno davvero buon esito.
La tentazione di limitare i diritti umani nell'interesse della sicurezza o dello sviluppo rappresenta comunque una sconfitta e in quanto tale va combattuta. Proteggere la popolazione civile da genocidio, crimini di guerra, pulizia etnica e crimini contro l'umanità, rappresenta uno degli obblighi più sacri di ogni Stato sovrano. Quando invece gli Stati non sono in grado o non hanno la volontà di svolgere questo compito, la comunità internazionale, rappresentata dalle Nazioni Unite, è investita della comune responsabilità di intervenire.
Infine, la stessa Organizzazione delle Nazioni Unite deve essere rinforzata e dotata dei mezzi necessari ad adempiere in modo ancora pi√π efficace ai mandati ad essa assegnati dai Paesi membri, siano essi nel campo dello sviluppo, della pace e della sicurezza oppure in quello dei diritti umani, della democrazia, dello stato di diritto. In particolare, credo sia vitale sostituire l'attuale Commissione sui diritti umani con un Consiglio sui diritti umani pi√π credibile ed autorevole.
Nel mio rapporto «In Larger Freedom», pubblicato nel marzo scorso, ho sottoposto all'attenzione degli Stati membri delle Nazioni Unite un'agenda di decisioni concrete che occorre prendere in tutti questi settori. Questo programma è stato adesso rivisto e ulteriormente precisato dal Presidente dell'Assemblea Generale, dopo intense consultazioni con tutti i Paesi membri, dando vita ad una bozza finale di documento che mostra chiaramente come il desiderio dei popoli di tutto il mondo di trovare soluzioni comuni ai loro problemi comuni, potrebbe essere tradotto in azione efficace in occasione del Vertice di settembre. Tutto ciò che occorre ora è la capacità dei governanti mondiali di esercitare la loro autorità, per fare sì che questa agenda si traduca in realtà. I Paesi del G8 sono quelli dai quali il mondo evidentemente si aspetta tale guida. Io spero davvero che essi agiscano in questo senso.
Kofi Annan
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