Spesso, quando ci presentano un incontro su d. Bosco o leggiamo la sua vita ci rimangono impresse le opere che ha fatto, tutto il lavoro immenso che ha portato avanti fino alla fine, ma poco si parla della preghiera di d. Bosco. Il rischio è quello di identificarlo con un grande lavoratore e così di pensare che la santità consista soprattutto nel fare tante cose buone per Dio. Invece bisogna subito chiarire che d. Bosco ha dato un titolo significativo all'ambiente in cui ha accolto i suoi ragazzi: ORATORIO, cioè il luogo in cui si prega.
del 01 gennaio 2002
‚ñ∫ Premessa
Parliamo della preghiera di Don Bosco e Madre Mazzarello: ogni santo ha un proprio modo di incontrare Dio, diverso dagli altri. Così anche don Bosco e madre Mazzarello hanno un modo di pregare, simile tra loro ma diverso da altri santi che conosciamo. Qual è allora il nostro scopo? Vedere se la preghiera di questi nostri santi è proprio il modo di cercare Dio che sentiamo più vicino a noi. Mi ritrovo, rivedo la mia piccola esperienza nell’esperienza più grande di questi santi?
Spesso, quando ci presentano un incontro su d. Bosco o leggiamo la sua vita ci rimangono impresse le opere che ha fatto, tutto il lavoro immenso che ha portato avanti fino alla fine, ma poco si parla della preghiera di d. Bosco. Il rischio è quello di identificarlo con un grande lavoratore e così di pensare che la santità consista soprattutto nel fare tante cose buone per Dio. Invece bisogna subito chiarire che d. Bosco ha dato un titolo significativo all’ambiente in cui ha accolto i suoi ragazzi: ORATORIO, cioè il luogo in cui si prega. Il cortile dunque dove i ragazzi giocavano, scherzavano era in realtà un terreno sacro dove tutto ciò che avveniva diventava preghiera.
Ci soffermiamo allora su alcuni punti della preghiera di questi due santi.
L’UNIONE CON DIO
L’unione con Dio è il punto di arrivo della preghiera di ciascuno, il vertice. Ognuno di noi dentro di sé porta una nostalgia profonda, un desiderio di essere completato, di non essere solo. Ora, se crediamo che siamo stati creati da Dio, per amore, dobbiamo anche credere che questo desiderio profondo di Lui è dentro di noi, magari assopito, anestetizzato, ma c’è. I salmi ci danno prova di questo desiderio profondo:
“ Accogli Signore la causa del giusto…io ti invoco, mio Dio, dammi risposta” (sal 16)
“ Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a Te, mio Dio (sal 41)
“ Signore, davanti a Te ogni mio desiderio” (sal 37)
“ Di te ha detto il mio cuore: cercate il suo volto. Il tuo volto Signore io cerco” (sal 26)
Questa tensione la troviamo presente nella vita di tutti i santi perché loro sono per noi un esempio supremo di innamorati di Dio. In Maria Mazzarello questo è presente fin dagli inizi della sua vita.
‚ñ∫ la ricerca
“Un giorno, ancora bambina, Maria si rivolse a suo padre chiedendo: « Papà, cosa faceva Dio prima di creare il mondo?» e suo padre rispose: « Contemplava se stesso». É curiosa, vuole sapere cosa fa Dio, vuole conoscere questo Dio di cui sempre le hanno parlato ma che lei non ha mai visto. On dobbiamo pensare che i santi siano nati con una particolare scienza infusa, o già santi. Anche loro hanno dovuto faticare, cercare, vivere di fede.
‚ñ∫ la finestra, il luogo dell’appuntamento
“ Ogni mattina, di ritorno dalla chiesa, prima che gli altri si siano levati dal letto, prepara la colazione, riordina la casa e via svelta ai lavori dei campi, precedendo gli operai…Le mani vanno alla zappa, ma senza agitazione; di quando in quando la zappa rimane ferma per un attimo; gli uomini pensano che riposi, mentre le dita si intrecciano, gli occhi guardano di là della valle verso la chiesa e le labbra si muovono leggermente. Maria prega. Solo verso sera si potrebbe scorgere in lei una certa premura. Non aspetta neppure che gli operai se ne vadano; se il padre non dà un ordine diverso, posa rapidamente il suo attrezzo e corre a casa. Qui corre alla finestra che volgendo ad occidente, resta di fronte alla parrocchia lontana e qui si intrattiene con Gesù in preghiera.”
Maria vive tutta la sua giornata con Gesù, lavora insieme a Lui, lo trova nelle persone, si ferma a pensarlo, a parlargli, ma poi ha bisogno di incontrarlo in un appuntamento speciale che attende per tutto il giorno. In un luogo appartato, quando tutte le luci si spengono, Maria sta con Gesù. Per stare alla presenza di Dio però è necessaria un’operazione che madre Mazzarello aveva capito molto bene: bisogna RITIRARSI. Come ha fatto Mosè davanti al roveto, come faceva Gesù di notte. Ritirarsi, cioè fare spazio a Dio, lasciare che sia Lui il protagonista della preghiera (preghiera non è sforzo, bravura,bei pensieri, ma prima di tutto è riconoscere che Dio è Dio); e ritirarsi inteso anche come ritirarsi in se stessi, raccogliere quei brandelli di noi che disperdiamo in mille faccende durante il giorno e raccogliersi dentro il cuore.
‚ñ∫ dalle lettere
“ Unitevi strettamente a Gesù, lavorate per piacere a Lui solo”
“ Parlate poco, pochissimo con le creature, molto con il Signore”;
“ Bisogna stare raccolte nel nostro cuore se vogliamo sentire la voce di Gesù”;
“ Confidate in Gesù, mettete tutti i vostri fastidi nel suo cuore, lasciate fare a Lui aggiusterà tutto”
“ Abbiamo acceso il fuoco nel nostro cuore, ma se ogni tanto non scuotiamo la cenere e non vi mettiamo della legna, esso si spegnerà”.
Il cuore che vive unito sempre a Dio è allora un cuore, che vuole piacere solo a Dio, e cerca di fare tutto ciò che può far felice Dio. É un cuore che si intrattiene in dialogo con Lui, gli parla, gli confida le cose più segrete, gli affida gioie e sofferenze; è un cuore raccolto in Gesù, che lo cerca e lo guarda in continuazione è un cuore che arde, appassionato, non melenso.
LA PAROLA DI DIO E I SACRAMENTI
«Io mi sono tosto messo nelle mani di Don Calosso… Gli feci conoscere tutto me stesso… M’incoraggio a frequentar la confessione e la comunione, e mi ammaestrò intorno al modo di fare ogni giorno una breve meditazione o meglio un po’ di lettura spirituale» (Don Bosco).
L'azione di salvezza di Dio si realizza in tanti modi.
La tradizione cristiana ricorda la Parola scritta di Dio e i sacramenti.
‚ñ∫ La parola di Dio per penetrare il Mistero
Lo strumento privilegiato per penetrare fino alle soglie del mistero, che avvolge tutti i momenti della nostra esistenza, è la Parola di Dio. Dio ci parla soprattutto attraverso la Scrittura, la parola di Dio 'scritta'. L'invito e il suggerimento di stile ci vengono ancora una volta da don Bosco, che in questo ha davvero anticipato molto i tempi: ha raccontato ai ragazzi la Sacra Scrittura, li ha aiutati a comprenderla, meditarla, pregarla e ad attuarla nella vita.
Come lui ci ha insegnato, meditiamo, preghiamo e attuiamo la Parola di Dio. Ritroviamo nella storia della Salvezza le nostre origini; impariamo le parole con cui rivolgerci a Dio. La leggiamo da soli, nel silenzio della nostra interiorità.
Attraverso la sua Parola, Dio suggerisce al nostro cuore le scelte, i gesti, le parole e soprattutto i significati della nostra vita e della storia degli uomini. Ci uniamo al popolo di Dio che in tutti i tempi e in ogni parte della terra innalza a Dio inni, suppliche e ringraziamenti. Cerchiamo di rendere sempre più i nostri pensieri, le nostre parole, le nostre opere simili ai pensieri, alle parole, alle opere di Gesù Cristo.
«Oltre le preghiere consuete del mattino e della sera vi esorto a prendere qualche tempo a leggere alcun libro che tratti di cose spirituali, come il libro dell’imitazione di Gesù Cristo, la Filotea di san Francesco di Sales… le vite dei santi e libri simili.
Se voi leggerete qualche libro de’ libri accennati sarà grandissimo il vantaggio che ne riporterete. Per l’anima vostra. Sarebbe poi doppio il merito davanti a Dio, se quello che leggete lo raccontaste ad altri, ovvero leggeste in loro presenza che non sanno leggere.
Siccome poi il nostro corpo senza cibo diviene infermo e muore, lo stesso avviene dell’anima nostra, se non le diamo il suo cibo. Nutrimento e cibo dell’anima nostra è la Parola di Dio…». (da Il giovane provveduto)
«La meditazione è l’orazione mentale. Scegliere il soggetto che si vuol meditare, mettendosi prima alla presenza di Dio. Quindi riflettere attentamente su ciò che meditiamo e applicare a noi ciò che fa per noi. Venire alla conclusione risolvendo di lasciare alcuni difetti e di esercitarci su certe virtù… Dobbiamo anche esercitarci in affetti di amore…
Chi non potesse fare la meditazione metodica a cagione di viaggi, o di qualche impiego o affare che non permetta dilazione, faccia almeno la meditazione che io chiamo “ei mercanti”. Questi pensano sempre ai loro affari in qualunque luogo si trovino. Pensano a comprare le merci, a rivenderle con loro profitto, alle perdite che potrebbero fare, a quelle fatte e come ripararvi, ai guadagni realizzati…». (Dalle Memorie biografiche, vol. IX)
‚ñ∫ I Sacramenti
«Dicasi quanto si vuole intorno ai vari sistemi di educazione, ma io non trovo altra base sicura, se non nella frequentazione della confessione e della comunione» (da Don Bosco, Vita del giovane Francesco Besucco).
Per don Bosco rappresentano i punti di forza (i 'pilastri', diceva lui) dell'educazione cristiana. Non ci piace pensare che i sacramenti siano degli interventi, un poco magici, che ci strappano dalla vita quotidiana e ci portano nel mondo sacro; vogliamo piuttosto concepirli come frutto, manifestazione di una relazione d’amore.
É difficile trovare parole per spiegare quello che continua a restare un po' misterioso. Ancora una volta, l'amore è il modo più eloquente per dire qualcosa di più sui sacramenti e sul rapporto che li lega alla vita quotidiana. Quando due persone si vogliono bene, tutta la loro vita è una trama continua d'amore. I gesti concreti che la pervadono manifestano qualcosa che sta sotto tutta l'esistenza e tutta la percorre come in filigrana. Se non fosse così, parole e gesti sarebbero falsi: da ricacciare come il peggiore degli imbrogli.
Così sono i sacramenti: eventi specialissimi della grazia ovvero dell’amore di Dio. La tradizione cristiana afferma inoltre che nei sacramenti Dio è presente realmente ed agisce efficacemente (per amore, non per magia!). Eucarestia e Riconciliazione sono i sacramenti principali per don Bosco.
■ La Riconciliazione
«Raccomando coi più vivi affetti del cuore a tutti, ma in special modo alla gioventù, di voler fare per tempo la scelta di un confessore stabile, né mai cangiarlo se non in caso di necessità. Si eviti il difetto di alcuni che cangiano il confessore quasi ogni volta… A costoro accadrebbe quello che ad un ammalato il quale in ogni visita volesse un medico nuovo… Notino sempre per altro, che chi cangia confessore non fa alcun male, e che è meglio cangiarlo mille volte piuttosto che tacere alcun peccato in confessione» (da Don Bosco, Vita del giovane Francesco Besucco).
La spiritualità giovanile salesiana fa molto affidamento sulla celebrazione di questo sacramento e dice con forza la necessità di rimetterlo al posto adeguato nella vita cristiana. I giovani sostenuti dall'amore che comprende e perdona, trovano la forza per riconoscere il loro peccato e la propria debolezza, bisognosa di sostegno e di accompagnamento. Imparano a resistere alla tentazione dell'autosufficienza. Offrono il perdono come ricambio della Riconciliazione ricevuta. Si educano al rispetto delle persone. Si formano una coscienza retta e coerente.
‚ñ† L’Eucarestia
«Il secondo sostegno della gioventù è la santa comunione. Fortunati quei giovani che cominciano per tempo ad accostarsi con frequenza e con le debite disposizioni a questo Sacramento… Qui nell’Oratorio Francesco prese la commendevolissima abitudine di fare ogni giorno una breve visita al Santissimo Sacramento» (da Don Bosco, Vita del giovane Francesco Besucco).
Impariamo ad apprende e riorganizzare la sua vita alla luce del mistero di Cristo che si dona sacrificandosi per amore. Impariamo a sottometterla alle esigenze della comunione, vincendo egoismi e chiusure. É portato a ricercare, poi, la donazione generosa di sé, aprendosi alle necessità dei compagni e impegnandosi nelle attività apostoliche. Dall’Eucarestia impariamo ad amare così come ama Cristo.
LE MODALITA’ DELLA PREGHIERA
“ Pregando poi non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate”
Anche i discepoli di Gesù hanno imparato a pregare, quindi nessuno di noi già sa come si prega, e anzi la maggior parte delle volte uno rinuncia a pregare, dicendo che si annoia, che non sente niente, che è tempo perso, perché in realtà non è capace di pregare. Ogni santo poi ha il suo modo particolare di dialogare con Dio. D. Bosco e madre Mazzarello ci insegnano una preghiera che ha delle caratteristiche chiare. E una preghiera:
Ø Semplice ed essenziale: “ Pregate, pregate, anche in dialetto”. Ciò che importa non sono le tante cose che si dicono o che si chiedono. Bisogna pregare come con semplicità perché ci si rivolge alla persona che ci è più familiare e vicina di tutte. Dio conosce già il nostro cuore, sa tutto di noi, anche quello che noi ancora non sappiamo. Ma in che cosa consiste questo essenziale? “ Non chi dice Signore Signore, ma chi fa la volontà del Padre mio”. “ Dalla preghiera riceverete quegli aiuti che vi sono necessari per adempiere i vostri doveri”. Dunque una preghiera:
Ø concretizzata nelle piccole cose: “ La vera preghiera consiste nel compiere tutti i nostri doveri a tempo e luogo e solo per amore di Dio”. “ Nei molteplici doveri teneva sempre presente Dio e si studiava di compierne la volontà anche nelle piccole cose” . “Ogni punto d’ago sia un atto d’amore per Dio” Ø breve e continua: cioè che scorre lungo la giornata, non fatta di ore passate davanti al tabernacolo, ma è un vivere con il Signore qualunque occasione e qualunque rapporto. “ Nei momenti di riposo qualche volta la vidi inginocchiarsi tra le viti e pregare”
Ø allegra: La preghiera salesiana è per eccellenza una preghiera della festa e della gioia, perché esprima la certezza che Dio è con noi, ci ha salvato, qualunque cosa ci succeda Dio non ci abbandonerà mai. L’allegria - dice madre Mazzarello (ma come lei Domenico Savio)- è segno di un cuore che ama molto il Signore. In ogni lettera scritta il ritornello è sempre uguale: “Siete allegre?” E ancora, quando sa che qualcuno sta facendo fatica dice: “Coraggio, non scoraggiatevi mai, per qualunque difficoltà che possiate incontrare. Dite sempre: Gesù è la nostra forza! E con Gesù i pesi diventeranno leggeri, le fatiche soavi, le spine si convertiranno in dolcezze”
MARIA, IL PIÙ BEL RITRATTO DI CRISTIANO
‚ñ∫ L'Ausiliatrice
Abbiamo bisogno di qualcuno che ci dia una mano. Sembra strano... ma è così: noi siamo gente sicura, non ci piace che qualcuno ci insegni cosa dobbiamo fare e cosa dobbiamo evitare... eppure nelle cose che contano di più abbiamo bisogno di una mano sicura.
Don Bosco aveva un amore filiale nei confronti di Maria. A lui ha fatto eco Madre Mazzarello, con lo stesso entusiasmo e con una sensibilità tutta speciale. Ci hanno insegnato a riconoscerla come Ausiliatrice: aiuto, forte e potente, nei momenti di difficoltà. Il ricordo di Maria Ausiliatrice era legato soprattutto a preoccupazioni di tipo fisico. Ma è una preoccupazione grave e inquietante anche l'incertezza sul senso della propria vita e soprattutto il dubbio sullo stile d'esistenza da realizzare per vivere fedeli al mistero che la nostra vita si porta dentro.
Per Don Bosco Maria ha un nome preciso: è l'Ausiliatrice. Ricorriamo a lei nei momenti di difficoltà.
Corre dalla cugina Elisabetta, prima ancora di essere chiamata, perché immagina quanto prezioso poteva risultare il suo aiuto. A Cana non permette che la festa finisca per mancanza di vino e sollecita il figlio ad intervenire efficacemente. Nel Magnificat si mette decisamente dalla parte dei poveri, per riconoscere ad essi l'amore privilegiato di Dio. Maria è la donna fedele, fino alla croce come chiede Gesù a chi ha il coraggio di condividere la sua causa. Maria, nel silenzio sofferente, consegna il figlio suo alla morte per la vita di tutti; accetta che le strappino violentemente il figlio che ha generato per diventare madre di tutti noi, fonte di vita per tutti, con lui e in lui.
«Vi dirò quanto il Signore vuole da voi nel corso di questo anno: 1° Fuga dall’ozio…: 2° La frequente comunione…; 3° Devozione frequente e ricorso a Maria Santissima. Non si è mai udito al mondo che taluno sia con fiducia ricorso a questa madre celeste senza che sia stato prontamente esaudito» (Don Bosco, Auguri di nuovo anno…).
Don Angelo Savio, che gli diceva: «Don Bosco, la cassa è vuota, non possiamo iniziare la costruzione della Basilica...», egli replicava: «Tu comincia a far eseguire le fondamenta. Dobbiamo ben lasciare qualcosa alla Divina Provvidenza...».Il 9 giugno del 1868, quando al termine della solenne consacrazione della Basilica, molti vescovi e personalità si complimentavano per questa impresa, Don Bosco rispose con un’espressione semplice, ma ricca di fede: «Di mio non ci ho messo nulla. Maria si è costruita la sua casa. Ogni pietra, ogni ornamento segnala una sua grazia» (Memorie Biografiche IX).
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