Il Consiglio nazionale della scuola cattolica, organismo collegato alla Cei, ha varato un documento dal titolo 'La riforma del sistema educativo e le prospettive del Paese'. I documento tratta dell'autonomia e della qualità educativa della scuola; della scuola e della formazione professionale; del 'pluralismo istituzionale, diritto di scelta delle famiglie, effettiva parità scolastica'; delle politiche educative. 'ci stanno a cuore - si legge nel documento - non gli interessi di parte, ma esclusivamente quelli dei giovani e delle famiglie e la promozione delle condizioni che rendono possibile un'assunzione di responsabilità condivisa da parte di tutte le componenti vive della società civile'.
del 29 marzo 2006
Ci stanno a cuore non interessi di parte, ma esclusivamente quelli dei giovani e delle famiglie e la promozione delle condizioni che rendono possibile un’assunzione di responsabilità condivisa da parte di tutte le componenti vive della società civile. In questa ottica presentiamo le seguenti riflessioni e istanze.
 
1. L’autonomia e la qualità educativa della scuola
 
In questo momento l’obiettivo principale del rinnovamento del nostro sistema educativo è di elevare la qualità dell’istruzione e della formazione professionale nel nostro Paese. Anche considerando il contesto dell'Unione Europea, l’attenzione deve essere concentrata su due fondamentali prospettive di sviluppo:
- portare la totalità dei giovani, soprattutto quelli più svantaggiati, al livello più alto di qualificazione e di competenza;
- offrire alle giovani generazioni non solo gli strumenti conoscitivi per trovare posto in una società fortemente caratterizzata dalla scienza e dalla tecnica, ma anche e soprattutto una solida formazione umana nella crescita come persone, soggetti liberi, solidali e responsabili.
 
Il disegno iscritto nel D.P.R. 275/99 e nella legge 30/00 e confermato dalla legge 53/03 presenta una serie di principi ispiratori che consentono di imprimere una svolta e valorizzare risorse ed energie già in moto, disponibili a svolgere la funzione di catalizzazione dell’intero assetto. Essi sono in sintesi:
- l’apertura a una prospettiva personalistica dell’educazione, che vorremmo non venisse sminuita, perché finalizza l’attività formativa alla crescita e alla valorizzazione della persona umana, nel rispetto dei ritmi dell’età evolutiva, delle differenze e dell’identità di ciascuno, allo sviluppo di capacità e competenze coerenti con le attitudini e le scelte personali, al conseguimento di una formazione spirituale e morale;
- la volontà di contemperare l’esigenza di delineare i saperi essenziali e le competenze da trasmettere con il richiamo all’unità globale (saper essere) del sapere e del saper fare;
- la valorizzazione del ruolo della famiglia, del rispetto delle sue scelte educative, promuovendo una cooperazione tra scuola e i genitori e ribadendo inoltre la primaria responsabilità educativa dei genitori;
- la priorità da assegnare alla formazione iniziale e continua dei docenti.
Ciò, naturalmente, superando la tentazione dell’“anno zero” della riforma, ma operando per tappe e azioni in grado di realizzare un vero e proprio “cantiere della riforma” che indichi le strade, susciti imitazione e nuova creatività.
 
 
2. Scuola e Formazione Professionale
 
2.1 Attenzione alle aree del disagio e alle fasce deboli
 
In sintonia con le indicazioni dell’UE e dell’OCSE, crediamo che si debbano consolidare presenze e attività nelle aree segnalate come più carenti. All’interno del diritto-dovere all’istruzione e formazione fino a 18 anni, richiamiamo l’attenzione:
- alle attività formative per fasce giovanili poste a rischio di emarginazione personale e sociale;
- alle attività e iniziative atte a rispondere positivamente alle nuove sfide derivanti dalla presenza dei figli di immigrati, ormai presenti sia nelle istituzioni scolastiche che formative ai diversi gradi e livelli.
 
2.2 Pari dignità del sistema dell’Istruzione e Formazione Professionale
 
Il punto cruciale è l’introduzione del diritto-dovere di istruzione e formazione fino a 18 anni, che si attua entro un unico “sistema educativo di istruzione e di formazione”, e in particolare entro “un secondo ciclo che comprende il sistema dei licei ed il sistema dell’istruzione e della formazione professionale” (legge 53/03, art.2, comma d). Tra le varie modalità di esercizio di tale diritto-dovere, occorre ricordare quelle che affidano ai Centri di Formazione Professionale la piena titolarità progettuale e attuativa; preoccupa l’impostazione che vorrebbe relegare il CFP al solo ruolo di supporto all’istruzione (cfr. i cosiddetti percorsi integrati proposti in alcune Regioni), svuotandolo di fatto della sua pari dignità.
 
Pertanto siamo decisamente contrari all’introduzione di un obbligo scolastico che si realizzi esclusivamente nelle istituzioni scolastiche. Tale impostazione non sembra rispettosa del diritto-dovere degli allievi e delle famiglie a scegliere liberamente il percorso scolastico o formativo. Avrebbe, inoltre, conseguenze destabilizzanti per il sistema nel suo complesso a causa della costrizione che si impone ad allievi che storicamente tendono a orientare le proprie scelte verso percorsi diversi da quelli scolastici.
 
3. Pluralismo istituzionale, diritto di scelta delle famiglie, effettiva parità scolastica
 
Sosteniamo con forza la necessità di un pluralismo istituzionale e culturale, rappresentato da una pluralità di soggetti statali e non statali operanti nei rispettivi territori. Proponiamo perciò l’attuazione di politiche nazionali e regionali che consentano l’esercizio pieno della libertà educativa delle persone e delle famiglie, che in Italia continua ad essere gravemente disattesa, pur essendo un diritto di tutti e non un privilegio di una minoranza.
 
In particolare facciamo nostra la proposta avanzata dal Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica in occasione della relazione al Parlamento del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca a tre anni dalla legge 62/00: “Tutte le scuole del servizio educativo pubblico, indipendentemente dalla natura giuridica della gestione, devono poter essere rese accessibili considerando che sono gli stessi alunni titolari, con i genitori, del diritto all’istruzione. L’esercizio di tale diritto costituzionale richiede, in specie, che sia superata ogni discriminazione economica tra gli alunni di scuole statali e paritarie allo scopo di renderne possibile l’esercizio senza condizionamenti di sorta” .
 
Nel sistema nazionale pubblico di educazione il diritto-dovere all’istruzione e alla formazione deve essere gratuito per tutti. Quindi il denaro erogato dallo Stato e dagli Enti locali alle scuole paritarie, cattoliche e laiche, non è sottratto alla scuola pubblica statale, ma serve per realizzare le finalità generali delle politiche educative del nostro Paese. Il contributo complessivo dello Stato alle scuole paritarie (532,330 milioni di euro nel 2005 in applicazione della legge 62/00 e 50 milioni del cosiddetto buono scuola alle famiglie) è pari all’1.4% della spesa pubblica dello Stato (41.541 milioni secondo gli ultimi dati disponibili del 2003, cfr. Censis, 39° rapporto) e dal 2001 al 2005 è rimasto sostanzialmente invariato. Va precisato che il contributo alle scuole secondarie di 1° e di 2° grado paritarie è di appena 16 milioni di euro, cioè una vera miseria, e che anche per le scuole dell’infanzia e primarie paritarie non è certo sufficiente per coprire i costi.
 
4. Politiche educative: superare le contrapposizioni e cercare il bene comune nell’interesse dei giovani e delle famiglie
 
L’idea di fondo che ci pare di dover cogliere nell’intero processo riformatore degli ultimi due governi risiede nel trinomio autonomia – pluralismo – società civile. Si tratta di un disegno di modernizzazione e nel contempo di innovazione che mira a superare l’attuale rottura tra le “tre culture” accademica, tecnico-scientifica e operativa, al recupero dell’ apprendimento implicito (informale), al successo formativo per tutti, all’aumento di produttività, infine al coinvolgimento pieno della comunità locale nell’opera educativa.
 
Tale disegno pare potenzialmente in grado di recuperare la crisi di legittimazione della scuola che rappresenta una peculiarità italiana. Tutti i soggetti del sistema educativo allargato – comprendente anche le politiche del lavoro a valenza formativa – sono chiamate in questo momento ad assumere un alto profilo di responsabilità al fine di dotare il nostro Paese di un sistema fortemente rinnovato, all’altezza dei tempi e dei problemi, in grado di favorire la valorizzazione delle risorse di cui le persone sono dotate, orientato al successo formativo.
 
Dopo tanti tentativi e interruzioni, il processo riformatore così delineato nel corso degli ultimi 10 anni – e non un’ “altra riforma” che finirebbe per consumare definitivamente le energie ancora vitali nel sistema – merita di essere considerato come il terreno adeguato sul quale unire le energie positive per dare una risposta ai problemi che investono l’educazione.
 
Si deve auspicare che sul disegno complessivo di riforma si trovi un terreno utile a un’intesa che vada oltre gli schieramenti ideologici e si ponga l’obiettivo di un sistema educativo veramente di qualità. Si tratta di dare vita ad una riforma in continua trasformazione, capace di sviluppare i valori della tradizione e di accogliere le sollecitazioni che vengono dalla scuola, dal sistema produttivo e dalla società civile. Da qui si può partire per un patto bipartisan che coinvolga l’intera comunità su pochi ma veramente condivisi principi ispiratori di fondo.
Consiglio nazionale della scuola cattolica
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