Quando penso alla Santità, mi vengono sempre in mente due scene di film. Una nel “L'ultimo samurai” il nobile Katsumoto guarda un albero di ciliegio e dice a Tom Cruise:”Il fiore perfetto...se si passasse una vita intera a cercarlo, non sarebbe una vita sprecata...”.
del 28 luglio 2008
La straordinarietà della vita donata nell’ordinarietà del dono della vita.
 
Quando penso alla Santità, mi vengono sempre in mente due scene di film. Una nel “L’ultimo samurai” il nobile Katsumoto guarda un albero di ciliegio e dice a Tom Cruise:”Il fiore perfetto…se si passasse una vita intera a cercarlo, non sarebbe una vita sprecata…”. L’altra in “Patch Adams”, in cui il “matto” dice a Robin Williams di guardare oltre le quattro dita (per vederne otto). Il mondo farà presto a considerare tutto ciò come un po’ di poesia, o follia… eppure, non è forse anche questa la Santità? Cercare ogni giorno il fiore perfetto della comunione con il Signore, e vivere guardando l’eternità oltre questa vita terrena? Ecco due esempi di Santità. O di follia, qualcuno potrebbe dire. È una follia che porta dritta in Paradiso, io ci farei un pensierino…
 
SANTA GIANNA BERETTA MOLLA
 
Gianna Beretta nasce a Magenta, nel milanese, il 4 ottobre 1922. La sua giovinezza è caratterizzata da un’intensa e costante vita di fede, prima grazie alla profonda educazione religiosa della famiglia, che le lascerà l’abitudine all’Eucarestia e alla preghiera quotidiane, poi partecipando attivamente a diverse occasioni di cammino cristiano. Nonostante la perdita, negli anni, di cinque dei suoi dodici fratelli, in Gianna restano forti l’amore verso il Signore e la fiducia nella Provvidenza. Durante gli anni di medicina all’università di Milano prima e Pavia poi, sono assidue la sua partecipazione alla Messa, al Rosario e le visite al Santissimo Sacramento. Si avvicina all’attività delle parrocchie in cui vive, entra nell’Azione Cattolica, divenendo presto educatrice delle “giovanissime”, e nelle Dame di San Vincenzo. Laureatasi e specializzatasi in pediatria, vive anche la sua professione come una missione, avvicinandosi e curando soprattutto chi è più bisognoso e solo. Tutto questo diventa dovere cristiano, diventa in qualche modo sacro. Spesso le si sente dire: “Chi tocca il corpo di un paziente, tocca il corpo di Cristo”. Gianna poi riesce ad arricchire tutto questo di una gioia contagiosa, sia nei rapporti con chi le sta vicino nel lavoro e nelle attività di volontariato, sia nel vivere le sue passioni, come lo sci e l’alpinismo, la musica e la pittura. Dal 1955 è anche moglie amorevole dell’ingegnere Pietro Molla, e poi madre di tre bambini. Ma nel 1961, durante la sua quarta gravidanza, il Signore mette alla prova questa donna, che già riusciva a rendere straordinaria l’ordinarietà della sua vita quotidiana. Le viene diagnosticato un fibroma all’utero. Gianna si rende conto che Dio le sta chiedendo un grande sacrificio. Ma lei ha sempre saputo e vissuto la “connessione indissolubile tra amore e sacrificio”. Sa che non ha il diritto di decidere della vita altrui, sa che il Signore agisce sempre per il bene dei suoi figli. Chiede perciò al chirurgo di salvare la vita del bambino, anche a scapito della sua. Nasce Gianna Emmanuela. Gianna ha il tempo di tenerla in braccio per qualche giorno prima di andarsene. La causa di beatificazione inizia nel 1972 e il 28 aprile 2004 viene proclamata santa.
 
BEATO PIER GIORGIO FRASSATI
 
Pier Giorgio Frassati nasce a Torino il 6 aprile 1901, da famiglia agiata e in vista (il padre è avvocato, docente universitario, giornalista e senatore, la madre è una pittrice famosa). A causa del suo disinteresse per lo studio e dei suoi fallimenti scolastici, viene affidato a un salesiano, don Antonio Cojazzi, che oltre a maestro di lettere, lo aiuterà a avvicinarsi ancor più alla fede e a viverla in pienezza. I risultati scolastici di Pier Giorgio migliorarono notevolmente, ma soprattutto prende forma la sua intensa vita di associazione e di servizio. Azione Cattolica, Apostolato della Preghiera, Lega Eucaristica, Associazione dei Giovani Adoratori Universitari, Conferenze di San Vincenzo de' Paoli, e molte altre associazioni ricordano la vitalità, la testimonianza e la gioia trasmesse dal giovane Pier Giorgio. Anche la sua iscrizione al Politecnico di Torino è motivata dal suo desiderio di stare vicino agli ultimi: sceglie infatti Ingegneria meccanica ad indirizzo minerale, con l’esplicito desiderio di poter lavorare con quegli operai che considerava più disagiati. Nonostante le ricchezze di famiglia, lo si vede spesso tra le case dei più poveri, oppure tornare a casa senza soldi, per averli donati con gioia ai poveri che incontrava, perché “aiutare i bisognosi è come aiutare Gesù”. Decide infine di formare una sua associazione, nella quale coinvolgere i suoi amici più cari. È impossibile non riconoscere un richiamo alla Compagnia dell’Immacolata di Domenico Savio, o alla Società dell’Allegria del giovane Giovanni Bosco. Questa associazione si chiamerà scherzosamente “Compagnia dei Tipi Loschi”, ma dietro quest’apparenza esclusivamente giocosa, avrà obiettivi molto seri e molto chiari: “Io vorrei che noi giurassimo un patto che non conosce confini terreni né limiti temporali: l'unione nella preghiera'. Un Cristianesimo vissuto in ogni aspetto dell’ordinario, con profondità ma anche con grande entusiasmo e gioia di vivere.
Una gioia di vivere che non si spegne mai per Pier Giorgio, anche quando viene inaspettatamente colpito da una poliomielite fulminante. Vive gli ultimi giorni nel servizio, nel silenzio e nella preghiera, e con serenità lascia questo mondo. Solo ai suoi funerali, a cui partecipano migliaia di poveri, la sua famiglia si rende conto di chi fosse veramente Pier Giorgio Frassati: un giovane semplice, ma innamorato di Cristo. Viene beatificato nel 1990.
 
Santa Gianna Beretta Molla ci ribadisce che ciò che ha veramente valore, e ciò che dà veramente gioia, nonostante l’apparenza, è proprio restare nell’amore di Dio e fare la Sua volontà.
Il Beato Pier Giorgio Frassati ci mostra una vita semplice e pulita, gioia di vivere in Gesù, che si traduce in intimo rapporto con il Signore e dono continuo di sé ai fratelli.
Andrea Pregnolato
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