La tivù "pedagogica", arma a doppio taglio

Sempre più spesso, le fiction e le serie televisive di maggiore successo affrontano temi legati alla salute, alla sanità, alla scienza o a temi sociali di primaria importanza con un taglio educativo. Proprio le produzioni seriali sono una sorta di grimaldello per trasmettere al pubblico in modo efficace una serie di informazioni...

La tiv√π 'pedagogica', arma a doppio taglio

da Quaderni Cannibali

del 22 settembre 2011

 

 

          Una ragazza arriva in un Pronto soccorso in cattive condizioni di salute e - nonostante le cure - muore. Gli esami indicano quale causa del decesso un’infezione da escherichia coli. Il batterio deriva da un’insalata coltivata da una multinazionale che irrigava i campi con acqua contaminata da escrementi bovini. Anche il fidanzato della giovane si ammala e muore. In questo secondo caso, però, il killer non è un batterio ma un mais geneticamente modificato.

          La ricostruzione degli esperti porta a ritenere che nell’impianto di un gene batterico nel masi è stato inserito anche un gene del botulinom che ha prodotto la relativa tossina. Lo scontro finale fra investigatori e manager dell’azienda è il pretesto per semplificazioni interpretative sull’eventuale pericolosità degli ogm.

          È la trama di una recente puntata di C.S.I. Miami, telefilm ormai noto da tempo al pubblico italiano, in cui l’investigazione con strumenti tecnologici avanzati la fa da padrona. Sempre più spesso, le fiction e le serie televisive di maggiore successo affrontano temi legati alla salute, alla sanità, alla scienza o a temi sociali di primaria importanza con un taglio educativo, veicolando contenuti e interpretazioni non sempre attendibili ma di sicura presa sul pubblico.

          Recenti ricerche specialistiche hanno confermato che proprio le produzioni seriali sono una sorta di grimaldello per trasmettere al pubblico in modo efficace una serie di informazioni che, grazie a sapienti sceneggiature e alla presenza scenica dei protagonisti, si fissano nella mente delle persone più di qualsiasi lezione manualistica, superando di gran lunga la portata divulgativa dei testi informativi.

          È una variante del nuovo genere dell’edutainment - educazione attraverso l’intrattenimento - che, oltre ai documentari e ai talk show specialistici, ha progressivamente inglobato all’interno dei suoi confini anche le produzioni seriali. La medicina è uno degli argomenti preferiti dagli sceneggiatori di fiction, serial tv e soap opera. I dottori in prima linea di E.R. e i protagonisti delle molte produzioni dedicate alla professione medica incollano al piccolo schermo milioni di persone che, più o meno consapevolmente, hanno modo di familiarizzare con le figure dei medici, il linguaggio sanitario, le terapie specialistiche e le prassi ospedaliere (spesso fra un intreccio sentimentale e l’altro…).

          Alcune emittenti televisive come la BBC da anni investono energie e capitali per costruire storie che affrontano tematiche sanitarie allo scopo di informare la popolazione in modo capillare e favorire così la diffusione di comportamenti corretti per la prevenzione delle malattie. In questo senso, un dottore televisivo in camice bianco con cui si può avere un appuntamento settimanale sul proprio canale preferito è più efficace di qualsiasi opuscolo sanitario. Recentemente, un gruppo di ricercatori dell’Università dell’Ohio ha messo alla prova l’impatto educativo dei documentari comunemente usati nelle scuole e ha verificato che l’efficacia comunicativa di un video di taglio scientifico è nettamente inferiore a quella di un telefilm famoso.

          L’edutainment, soprattutto nel campo della salute, ha preso talmente piede che negli ultimi anni è cresciuto a dismisura il numero di istituzioni, associazioni e aziende che usano questa tecnica per informare ed educare. Soprattutto nel sud del mondo e in contesti culturali non particolarmente avanzati, se n’è fatto uso con successo. In India, per esempio, il problema della prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili - argomento che non si può trattare apertamente e direttamente - è stato affrontato nella soap opera Detective Vijai e la storia del protagonista malato di Aids è stata vista da cinquanta milioni di persone. Da quando è cominciato il programma, la percentuale di persone che si sono rivolte al medico curante o alle strutture sanitarie per avere informazioni sul tema è cresciuta in modo evidente, come pure si sono modificati in larga percentuale i comportamenti della popolazione per prevenire il rischio di contagio.

          La salute rimane l’argomento di principale interesse, ma anche altri temi entrano nelle proposte dell’edutainment: dalle regole di base per la civile convivenza alle strategie per una corretta alimentazione, dai corretti rapporti fra genitori e figli ai misteri di fede, dalle biografie di personaggi storici alle questioni etiche.

          Il rischio di forzature interpretative è altissimo. Qualche giorno fa, per esempio, una puntata del telefilm Law and Order presentava un caso in cui la vittima lavorava in una clinica per aborti e faceva apparire come primi indiziati i pro-life costantemente impegnati in sit in di protesta davanti alla clinica, connotati come esaltati quasi fuori dal mondo. Le indagini alla fine li scagionavano completamente, ma nello spazio che li aveva visti in scena come protagonisti il giudizio sul diritto all’aborto indotto negli spettatori era fin troppo chiaro… In sé non è un male se la televisione si arroga un compito pedagogico e formativo che in fondo, almeno per quanto riguarda le tv di servizio pubblico, sarebbe istituzionalmente suo proprio. I problemi nascono laddove il linguaggio specifico del mezzo finisce per imporre semplificazioni eccessive o arbitrarie generalizzazioni che non soltanto non fanno chiarezza ma, al contrario, rischiano di ingenerare confusione tra il pubblico.

          Se, poi, alcune interpretazioni proposte sono frutto di distorsioni ideologiche o di tesi precostituite, allora aumenta il rischio di manipolazione delle opinioni e delle coscienze degli spettatori. I quali, una volta di più, devono essere meno sprovveduti e preparati a una visione non soltanto divertita ed evasiva, ma anche consapevole e critica. Soprattutto di fronte alle produzioni più spettacolari e all’apparenza più innocue.

 

Marco Deriu

http://www.labussolaquotidiana.it

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