Bambini e adolescenti che vengono venduti o comprati, rapiti o adescati per essere utilizzati prevalentemente nell'industria del sesso e della prostituzione ma anche nell'accattonaggio, in attività illegali quali i furti, nelle adozioni illegali e nel traffico di organi, in lavori irregolari...
del 02 settembre 2005
I dati dell’ultimo rapporto sulla prostituzione minorile in Italia, realizzato dall’Osservatorio della Asl di Rimini, ha rivelato un quadro allarmante in cui si è evidenziato l’aumento delle baby prostitute messe «sulla strada» già all’età di 7 anni. I minori coinvolti nel mercato del sesso in Italia sono circa duemila. Un dato che si va ad aggiungere a quello reso noto nel 2003 dalle Nazioni Unite che stimavano in 1,2 milioni i minori di 18 anni anni vittime di tratta nel mondo.
 
Bambini e adolescenti che vengono venduti o comprati, rapiti o adescati per essere utilizzati prevalentemente nell’industria del sesso e della prostituzione ma anche nell’accattonaggio, in attività illegali quali i furti, nelle adozioni illegali e nel traffico di organi, in lavori irregolari. Si calcola che i bambini rappresentino il 30% delle vittime della tratta di esseri umani. Un fenomeno in aumento, soprattutto in Europa, dove la tratta di minori sarebbe raddoppiata negli ultimi tre anni.
 
Anche «Save the children», organizzazione internazionale indipendente per la tutela e la promozione dei diritti dell’infanzia, si è occupato di questo caso con il briefing «La punta dell’iceberg», diffuso lo scorso 23 agosto in occasione della Giornata Internazionale in Ricordo del Commercio degli Schiavi e della sua Abolizione.
Per Carlotta Sami, coordinatrice dei Programmi di Save the Children Italia «la tratta di minori è una delle peggiori e attuali forme di riduzione in schiavitù».
 
Un’analisi delle rotte europee della tratta di minori, del profilo delle vittime e delle modalità di questo ’business’ transnazionale è contenuta nel Rapporto informativo sulla tratta di minori in Bulgaria, Danimarca, Italia, Romania, Spagna e Regno Unito di Save The Children.
 
Secondo il dossier, che prende in esame alcuni paesi di origine (Bulgaria e Romani), altri di transito e destinazione (Italia e Spagna) e di destinazione finale (Danimarca e Regno Unito), i minori vittime di tratta hanno un’età che può variare dagli 8 ai 18 anni, ma può riguardare anche neonati venduti, con prezzi che possono variare dai settemila ai 15 mila euro, a scopo di adozione illegale.
 
In generale, prosegue l’organizzazione, il reclutamento dei minori da destinare alla tratta avviene su base locale, nelle zone più povere e svantaggiate dei paesi di origine. Le vittime vengono attirate anche con annunci pubblicitari sui giornali, con false promesse di lavori interessanti o anche con annunci di matrimonio. Non solo, nel reclutamento delle giovani vittime non è raro il coinvolgimento di genitori, parenti o amici.
 
In Italia, luogo di transito e di destinazione, la tratta dei minori è strettamente legata allo sfruttamento sessuale anche se negli ultimi 10 anni si sono aggiunte altre forme di sfruttamento e abuso: l’accattonaggio, le adozioni illegali, attività di micro-criminalità, il lavoro minorile.
Paesi quali Albania, Moldavia, Romania, Ucraina, Russia, gli stati del Baltico, e la Nigeria sono le nazioni di provenienza della maggior parte delle giovani vittime: film pornografici, prostituzione, pedo-pornografia su Internet gli ambiti dello sfruttamento sessuale.
 
Tra il 2001 e il 2002 la prostituzione straniera in Italia ha coinvolto un numero di persone compreso tra un minimo di 10.000 ed un massimo di 13.000, con un’incidenza di minori del 5% circa. Secondo la Procura Distrettuale Antimafia, relativamente al reato di riduzione in schiavitù, sono stati 131 (fino all’ agosto 2004) i procedimenti penali per altrettante vittime, di cui 29 minori.
 
«Si tratta di cifre esigue rispetto ad un fenomeno che resta in gran parte sommerso - spiega la Coordinatrice dei Programmi di Save the Children Italia - una delle ragioni di ciò, valida soprattutto per il nostro paese, sta nel mancato riconoscimento dei minori vittime di tratta in quanto tali. In Italia la tendenza – prosegue - è di non riconoscere lo status di minori vittime di tratta a molti minori stranieri non accompagnati che si trovano sul nostro territorio in situazioni di reale e grave sfruttamento». «Le conseguenze di ciò – aggiunge - sono molto serie.
 
La legge prevede infatti, per le vittime di tratta, uno speciale permesso di protezione sociale e dei percorsi di riabilitazione e reintegrazione mentre ai minori stranieri non accompagnati viene riconosciuto un semplice permesso di soggiorno per minore età. Se consideriamo che i minori stranieri non accompagnati in Italia sono migliaia, possiamo dedurre che molti sono i minori ai quali viene negata la protezione a cui avrebbero diritto».
 
Avendo dunque come obiettivo prioritario quello della tutela dei diritti dei minori stranieri presenti nel nostro paese, in particolare del diritto ad essere protetti, riabilitati e reinseriti nella società e consapevole della gravità e complessità del fenomeno della tratta, Save the Children propone alcune raccomandazioni per arginare il fenomeno. Innanzitutto, sottolinea l’associazione occorre adottare politiche efficaci di protezione e reinserimento delle vittime di tratta.
In particolare: individuare e «agganciare» le vittime nei luoghi dove avviene lo sfruttamento, cioè per strada (con attività di educativa di strada realizzate da mediatori culturali e peer educators) ma anche in locali e spazi al chiuso; occuparsi non solo della tratta a scopo di sfruttamento sessuale ma anche di altre ed emergenti forme di sfruttamento, come l’accattonaggio e la micro-criminalità minorile, lo sfruttamento del lavoro minorile.
 
E ancora, secondo Save The Children, occorre rendere più efficace l’intervento di contrasto da parte delle Forze dell’ordine e della Magistratura; proporre alle vittime percorsi di integrazione credibili, offrendo l’opportunità di restare regolarmente in Italia e di svolgere attività lavorative dignitose.
 
E’ poi necessario adottare politiche di prevenzione nei paesi d’origine. In particolare: migliorare le condizioni di vita generali affinchè i minori non siano costretti o spinti a partire; intensificare l’informazione e la sensibilizzazione fra i minori, nelle famiglie e nelle comunità locali; e, infine, adottare politiche per l’immigrazione a livello nazionale e europeo che siano coerenti e non solo repressive ma volte al riconoscimento dei diritti dei migranti, adulti e minori.
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