“La vita è un dono” da Giovani per i Giovani

Dalle mie parti tante volte si canticchia: “Voglio trovare un senso a questa vita, anche se questa vita un senso non ce l'ha”. Poi mi rigiro e sento lo slogan di inizio anno: La vita è un dono. Un dono fatto “senza senso”, almeno per chi lo fa, io devo ancora vederlo. Allora rimango freddato. Sono i più che, al San Siro, volentieri alzerebbero gli accendini per accompagnare il ritornello, e penso: non posso essere attorniato da un mondo di sciocchi. Cos'è che impedisce di percepire la vita come un dono?!

“La vita è un dono” da Giovani per i Giovani

da GxG Magazine

del 13 dicembre 2006

Un frammento

 

 

 

Perdonatemi allora… di “vita” sentirete parlare già in lungo e in largo: che la vita è il valore fondamentale, e che, se è un “dono” bisogna rispettarla e poi donarla a nostra volta ('se no, che dono è?'). A me piacerebbe piuttosto che pensassimo alla parola “dono”, prima che a “la vita”: perché quando parlo della “vita” mi perdo sempre un po’, quasi mi smarrissi nel suo mistero avvolgente. Credo che della vita si afferri qualcosa solo quando è interpretata, intendo quando la si paragona ad una esperienza concretissima, sperimentata. Come dicessimo: ecco, il grande, inafferrabile Mistero schiude il suo segreto quando, una volta, mi si mostra in un suo frammento (la nascita di un bimbo, la morte dell’amico, la sofferenza di papà, l’amore di una donna, la fedeltà di un marito). Allora diciamo “la vita è come…” e ci mettiamo vicino l’esperienza che più ci ha parlato: perché essa ci ha parlato semplicemente… di Tutto, ma proprio Tutto. Il Tutto nel Frammento. Un Frammento davvero capace di parlarmi di… Tutto! Senza lasciar fuori nulla di me e del mondo.

Chi alza l’accendino a San Siro mi ricorda che abita il cuore di ogni uomo lo struggente desiderio di una vita sensata, promettente, una “vita” che parli. Ma quand’è che la vita parla, pulsa, si mostra e dove? In ogni suo “frammento”, se lo ascoltiamo con cuore sincero.

 

***

Un dono a senso unico?

 

Per prima cosa, mi pare che parlare di dono ad un cristiano è fin “troppo” facile! E' la parola in cui riconosce tutta la sua visione del mondo, il suo modo proprio di sentire e pensare i rapporti di ognuno con Dio (Dio dona la vita; Dio ri-dona la vita quando la feriamo, la perdiamo; Dio si fa Lui stesso dono, Dio per-dona):

- tutto ciò che Dio fa per ciascuno di noi è 'dono', 'grazia';

- lo Spirito santo è senza dubbio il Dono che Dio non vede l'ora di comunicare all’anima, con i sette suoi “doni”, che trasformano e fan brillare il cuore in cui Dio abita;

- la vita cristiana è tutta fatta del desiderio di “ricevere e farsi dono”, l'amore cristiano vorrebbe vivere tutto come una 'don-azione': dono e poi ancora per-dono!

'Dono', la cosa più ovvia e semplice che ci sia non ha bisogno di tante interpretazioni. Ma non è così! E' piena di fraintendimenti. E dove ci sono fraintendimenti c'è delusione, incomprensione. E noi questo lo sperimentiamo. Pensate alle litigate a casa: 'ti ho dato tanto e tu fai sempre quello che vuoi' - 'non ti ho chiesto io di mettermi al mondo'; con gli amici: 'se sei mio amico, dovresti fare le cose senza interessi'; con la vostra ragazza, il vostro ragazzo: 'io ho fatto più di te per il nostro rapporto!!'.

Che razza di roba è allora il donare? Uno scambio tra due, sicuro! ma non è un commercio, non ha le caratteristiche del business, che ha contropartita: quando “dono” so bene che non sto facendo come quando sono al lavoro, al negozio. Sono due cose diverse!

 

E' qui il dramma: un dono, soltanto “dono”, puro e semplice!? Ci avete mai pensato?

Lo diciamo tanto, ma noi facciamo mai dei doni veri? (“Tò, questo è per te, e basta! Per me non voglio nulla!”). O riusciamo, al massimo, a camuffare i nostri gesti con l’apparenza della gratuità ma, in fondo, sono sempre tutte azioni che facciamo con un sottofondo di calcolo, egoismo e tornaconto, seppure minimo, impercettibile dagli altri, eppur sempre interessato? E' possibile fare un gesto senza nessun contro-dono, nessun contraccambio?! Fare qualcosa davvero gratis?!

 

Atto I del Dramma:

Dove si contempla e si medita l’essenza misteriosa del gesto con cui si fa un “dono”.

 

Per la cronaca, sappiate che c’è chi dice che è impossibile fare un “dono” che sia semplicemente un “dono”. Siamo in fondo narcisisti ed egoisti, irrimediabilmente.! Così, quelli che vogliamo chiamare “doni”, sono ancora e sempre e solo “commercio”, do ut des, un po’ più camuffato, sofisticato, “incartato e infiocchettato” per farci più belli, dare l’illusione a noi stessi e agli altri di essere buoni, “gratuiti”, qualche volta. Anche se oggi ti ho ceduto il mio posto in corriera, se ieri ti ho regalato un libro, se da anni ti dono il mio tempo di ascolto nell’amicizia… non siamo capaci di amare. Non abbiamo un briciolo di forza di compiere un gesto veramente per l’altro: i nostri “doni” si trasformano sotto i nostri occhi, nella lenta esperienza quotidiana, in altrettanti “ricatti” (guardatevi Dogville).

 Allora l’espressione “La vita è un dono” cosa vuol dire? forse che la vita è un dono che mi è stato fatto? Che la vita va donata? Cosa vuol dire questo, se non possiamo sperare di poter fare dei “doni”, se siamo condannati al regime di totale egoismo!?

 Riteniamo, infatti, “dono” qualunque cosa “data” e “ricevuta”.

 

Allora, se vuoi realizzare un puro “dare”, senza ombra di “scambio interessato”, senza contraccambio di nessun tipo, tu devi “sparire” e non farti vedere! Insomma, dovresti provare a fare come Babbo Natale: dovresti essere totalmente invisibile, sia nella presenza che nelle intenzioni.

Ma, appunto, nessuno è Babbo Natale. I babbi natale non esistono, e nessuno fa mai come “lui”.

 

Non solo: oltre a “sparire” tu, dovrebbe sparire da davanti agli occhi anche il “regalo”. Come una farfalla che, quando apri la scatola, vola subito via (riesci appena a pensare: “bello! Qualcuno ha pensato a me!”, e resta la gradevole sensazione, ma senza la “prova” di quel gesto d’amore). Se no, se non fai così (ed è impossibile che tu ci riesca!!), lo sai bene che chi riceve si sentirà in dovere di ricambiare in qualche modo, fosse solo con la riconoscenza… gratificandoti… “moneta” sonante al nostro narcisismo! se ti fai vedere, in fondo, non sei in buona fede, vuoi il contraccambio. Ma chi riceve in buona fede non potrà dimenticare… 

 

E poi: “un Dono da parte di Dio”? Ghiaccio!! Ma Dio è capace di fare un “dono”, o se lo fa è sospettabile di “ricatto”? (ti ho donato la vita? Restituiscimela! Ti ho donato la vita? Devi fare quello che dico io! Ti ho dato la vita? Rendimi lode, servimi! Ti ho dato la vita? Se soffri e stai male, decido io quando tutto questo deve smettere!...)

Un 'dono' lascia 'liberi'? La gratitudine è il residuo di un dono mal donato o segno di libertà matura?  Lo scambio di un dono può davvero lasciare invariata la relazione come se nella sua 'totale gratuità' non fosse mai avvenuto o invece crea, proprio perché gratuito, un legame di affetto?

 

 'Rispondimi, o Dio, nell’ora in cui la morte m’inghiotte: non è dunque sufficiente tutta la volontà di un uomo per conseguire una sola parte di salvezza?', un solo atto davvero interamente e soltanto buono, grida disperato il pastore Brand, nell’omonimo dramma di Ibsen, mentre una valanga lo sta annientando. Un grido che ci rimbomba nel cuore, sordo e spietato.

 

 

 

To be continued

Nell’ Atto II e ultimo del dramma: “Solo un dio ci può salvare”! (Holderling)

 

Don Vincenzo Salerno

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