La vocazione migliore è... la tua!

Mentre l'abate Nicola e Giovanni il Nano intonavano i salmi dei primo mattino, cinque viaggiatori giunsero al cancello dei cortile. Erano in viaggio verso la lontana Arsinoe. I due monaci salutarono i visitatori in modo tradizionale e poi...

La vocazione migliore è... la tua!

da Teologo Borèl

del 14 maggio 2007

Sei tu che mi hai tratto dal grembo materno e al petto di mia madre mi hai affidato (Salmo 22,10).

 

Mentre l'abate Nicola e Giovanni il Nano intonavano i salmi dei primo mattino, cinque viaggiatori giunsero al cancello dei cortile. Erano in viaggio verso la lontana Arsinoe. I due monaci salutarono i visitatori in modo tradizionale e poi disposero davanti a loro un semplice pasto fatto di pane salato, datteri e acqua fresca. Dopodiché i viaggiatori raccontarono all'abate la loro storia e gli chiesero la benedizione. Stranamente fin dalla prima giovinezza avevano tutti desiderato di seguire la purezza della vita del deserto.

 

Eppure una curiosa circostanza aveva impedito a ciascuno di loro di prendere quel santo cammino.

Il primo a parlare fu un uomo alto e anziano. Indossava una lunga tunica orlata di pelliccia e si chiamava Sopatro. Esperto nelle arti mediche e nella conoscenza delle erbe, con profonda serietà disse:

«Quando ero giovane, la mia città fu saccheggiata da un esercito di barbari. Molti morirono o furono feriti. Le malattie si diffusero sempre più. lo volevo far fronte alle sofferenze della mia famiglia e dei poveri. Perciò studiai l'arte della medicina. Così non seguii la via più alta».

Per secondo parlò Chomas. Egli era assai più giovane e indossava rozzi abiti da falegname.

«lo, invece, mi innamorai di una pia donna. Ci unimmo in matrimonio e Dio benedisse la nostra vita con sei figlie. La nostra vita s'accorda con quella dei discepoli dei Signore. Lavoriamo, facciamo la carità e cantiamo le lodi del Signore sia quando egli ci dà gioia, sia quando ci dà dolore. Così non seguii la via più alta».

Poi Parlò un uomo piuttosto grassoccio, vestito di un mantello fastosamente ricamato. Si chiamava Doulas ed era un avvocato.

Disse: «Quando ero giovane, mio padre fu imprigionato ingiustamente. Andando a trovarlo, fui sconvolto dalla condizione dei deboli e dalla corruzione dei giudici. Studiai legge e l'arte dell'avvocatura per patrocinare i detenuti innocenti. Così non seguii la via più alta».

Il quarto uomo si chiamava Sarmata il Saggio. Sulla schiena un po' incurvata indossava la veste da insegnante.  Parlando lentamente, disse: «Sono cresciuto ad Alessandria e ho studiato con il saggio monaco Ammonio. Egli mi mostrò quanto la gente della mia città fosse ignorante dei sacri Vangeli. Decisi di portar loro la luce della saggezza di Dio. Così rinunziai alla via più alta».

L'ultimo ospite si chiamava Megezio. Maturo negli anni e di voce pacata, indossava abiti da mercante. Disse: «Indegno quale io sono, Dio mi ha concesso di riconoscere la sua presenza ogni giorno. lo vedo lui nella destrezza delle mani di un artigiano, nelle erbe di un campo, e nel triste richiamo del tarabuso. Egli è presente nel freddo dell'acqua e nel calore della fiamma, nell'amore dei genitore e nell'obbedienza del figlio. A causa di questo suo dono a me, io tralasciai la via più alta».

L'abate Nicola parlò per un po' di tempo in privato con ciascuno di loro. Poi, mentre si accingevano a riprendere il lungo viaggio, li benedisse.

 

Dopo le preghiere pomeridiane, Nicola chiese al suo discepolo:

«Giovanni, la vita dei nostri ospiti, pensi che segua la via più alta?».

Subito il Nano rispose: «Penso che la segua, anche se ciò accade senza che se ne rendano conto. Poiché la via più alta è tracciata nell'anima, non nelle sabbie della Nitria.

Sopatro, nel fasciare le ferite degli infermi, fascia le ferite del Signore.

Chomas, nel seguire la via del discepolo, avanza nel cammino.

Doulas, nel suo impegno a difendere ciò che è giusto, diventa giusto egli stesso.

Sarmata, insegnando le sacre Scritture, vive vicino all'Altissimo.

E Megezio, nell'accogliere discernimento e visioni, dimora nella sua stessa Presenza poiché...».

A quel punto Giovanni si fermò. Disorientato, disse: «Ma questo tu, maestro, già lo sai, perché è il tuo insegnamento».

Rivolgendosi all'abate con occhi ridenti, disse: «Perché me lo chiedi?

Può forse il grillo insegnare all'allodola a cantare? Non camminano tutti e due nella via più alta?».

Nicola guardò a lungo verso l'orizzonte dei deserto e a bassa voce, disse: «La via più alta è ciò che l'Altissimo stabilisce per ciascuno dei Suoi Figli. Alcuni toseranno, altri spazzeranno. Alcuni canteranno, altri s'inginocchieranno in silenziosa preghiera. I buoni possono sempre estrarre da sé il meglio. Solo i nostri visitatori e il Padre sanno se la Sua chiamata, rivolta a ciascuno di loro, si riveli tramite qualcosa di alto».

Prima che Giovanni preparasse il pasto, recitarono i salmi di quell'ora.

Confida nel Signore ed opera il bene. Rimani tranquillo davanti ai Signore e spera in lui (Salmo 37).

 

Giovanni il Nano e l’abate Nicola

Giovanni il Nano e l’abate Nicola

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