Quante strade l'uomo dovrà percorrere per diventare uomo? Negli anni Sessanta, Bob Dylan si poneva questa domanda e, cantando affermava che non c'era risposta o se c'era, era perduta, o meglio, soffiata nel vento: «Blowin' in the wind»!
del 08 gennaio 2008
Quante strade l’uomo dovrà percorrere per diventare uomo? Negli anni Sessanta, Bob Dylan si poneva questa domanda e, cantando affermava che non c’era risposta o se c’era, era perduta, o meglio, soffiata nel vento: «Blowin’ in the wind»!
 Anni fa il cardinal Martini aveva tracciato degli «Itinerari educativi», che completavano la pagine preziose della Lettera «Dio educa il suo popolo», dove parlava di un’educazione difficile ma possibile, concludendo che educare è bello e Dio ce lo ha insegnato da sempre.
È innegabile che le vie per crescere sono davvero tante, alcune più sicure di altre. Il mistero le accompagna e suscita in noi tanti interrogativi: come mai un ragazzo cresciuto in una famiglia «buona», entri poi nella spirale della violenza o della droga o perché un altro, cresciuto in istituto, diventi poi una persona capace di gesti d’amore, inspiegabili, se guardiamo il suo vissuto sofferto.
Sulle vie del crescere ci imbattiamo in incontri che aiutano a fare scelte positive ed altri, che allontanano dalla «retta via». Oggi poi tanti adulti lamentano che le vie del crescere sono troppo comode per i nostri giovani: ben asfaltate, senza ostacoli e sassi, a volte senza semafori, che rallentino il cammino e permettano di evitare incidenti agli incroci.
Iperprotetti in famiglia, che diventa loro rifugio fino ai trent’anni, accontentati in tutto per paura di perderli, essi crescono fragili e soprattutto non conoscono la via della «responsabilità». Si meravigliano se sono chiamati a rispondere di quello che fanno, anzi, non vorrebbero mai rispondere, facili a dimenticare castighi e premi, successi ed insuccessi.
La via del crescere, secondo il Vangelo, è una via stretta, mentre per la «Didachè», il primo libretto di catechismo usato dai discepoli alle origini della Chiesa, le vie poste dinanzi all’uomo sono due: la via della vita e la via della morte, la via della vita è amare Dio e il prossimo, la via della morte è quella del peccato.
Le vie del crescere non sono facili: sarebbe grave errore affermare il contrario. Le vie del crescere sono piene di buche e di ciottoli. Se non ci fossero dei disagi, se i giovani non incontrassero mai degli ostacoli da superare, delle fatiche da affrontare, non potrebbero crescere veramente. E queste vie passano attraverso la famiglia, la scuola, la Chiesa, la strada, l’oratorio, gli amici, la malattia, la sofferenza, la morte...
Non esistono vacanze sulle vie del crescere, dove l’adulto è invitato a scommettere sui giovani, accettando il Mistero, presente nei vari percorsi, che sono meno improbabili, più sicuri, se si percorrono con adulti, che le hanno sperimentate e aiutano i ragazzi a trovare la loro via. Quando un noto giornalista italiano, Giorgio Torelli, incontrò il cardinal Martini per un’intervista, si sentì domandare: «Prima di rispondere, vorrei sapere quali sono i suoi maestri di vita».
Parole sagge di un cardinale, che ha trovato la via della Sapienza nello studio della Bibbia. Sulle vie del crescere, ci sono tanti maestri: se sono veri e testimoniano nella vita quello che insegnano, il rischio di smarrirsi è lontano, se sono troppo concilianti, accomodanti, se non chiedono fatica, sono altamente pericolosi; se poi sono quelli che sanno tutto, che non sbagliano mai e vendono la facilità a poco prezzo, allora il disastro educativo è certo e non facilmente riparabile.
Anche l’educazione, per usare un’espressione significativa del cardinal Tettamanzi, è diventato un caso «serio» da affrontare con coraggio, continuità e ottimismo.
Da: Vittorio Chiari, Un giorno di 5 minuti. Un educatore legge il quotidiano
don Vittorio Chiari
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