Lettera ai giovani di Lanzo

In questa lettera autografa il Santo stesso parla di una di queste sue visite fatte al Col-legio di Lanzo, restando a Torino.

Lettera ai giovani di Lanzo

da Don Bosco

del 23 gennaio 2006

Il direttore del Collegio Salesiano di Lanzo Torinese, Don G. B. Lemoyne, il 4 marzo 1867, dava conto ai suoi ragazzi di una visita fatta a Don Bosco in Torino. Diceva tra l’altro: «Don Bosco mi disse pure che più di una volta, col suo spirito, era venuto a visitarvi, a passeggiare per i vostri corridoi, ad aggirarsi per le vostre camerate, a osservare la vostra condotta, e che venendo saprà dirvi qualcosa in proposito».

 

In questa lettera autografa il Santo stesso parla di una di queste sue visite fatte al Collegio di Lanzo, restando a Torino.

 

 

 

Carissimi e amatissimi figliuoli,

 

desidero, o cari figli in Gesù Cristo, desidero venire a fare il carnevale con voi. Cosa insolita perché in questi giorni non sono solito allontanarmi dalla casa torinese. Ma l’affezione che tante volte mi avete manifestata, le lettere scrittemi concorsero a tale risoluzione. Tuttavia un motivo che di gran lunga più mi spinge, si è una visita fattavi pochi giorni or sono. Ascoltate che terribile e doloroso racconto. All’insaputa vostra e dei vostri Superiori, vi feci una visita. Giunto alla piazzetta davanti alla chiesa, vidi un mostro veramente orribile. Gli occhi grossi e scintillanti, il naso grosso e corto, la bocca larga, mento acuto, orecchi come un cane, con due corna a guisa di caprone che gli sormontavano il capo. Esso rideva e scherzava con alcuni suoi compagni saltellando qua e là.

 

— Che fai tu qui, ghigno infernale? — gli dissi spaventato.

 

— Mi trastullo — rispose —: non so cosa fare.

 

— Come! non sai cosa fare? Hai tu forse stabilito di lasciar in pace questi miei cari giovanetti?

 

— Non occorre che io mi occupi, perché ho dentro dei miei amici che fanno benissimo le mie veci. Una scelta di allievi che si arruolano e si mantengono fedeli al mio servizio.

 

— Tu menti, o padre della menzogna! Tante pratiche di pietà, letture, meditazioni, confessioni...

 

Mi guardò con un riso beffardo e, accennandomi di seguirlo, mi condusse in sacrestia e mi fece vedere il Direttore che confessava.

 

— Vedi — soggiunse —: alcuni sono miei nemici, molti però mi servono anche qui e sono coloro che promettono e non mantengono; confessano sempre le stesse cose, e io godo assai delle loro confessioni.

 

Poi mi condusse in un dormitorio e mi fece osservare uno dicendo:

 

— Costui fu già al punto di morte, e allora fece mille promesse al Creatore; ma poi divenne peggiore di prima!

 

Mi condusse poi in altri siti della casa e mi fece vedere cose che parevano incredibili, e che non voglio scrivere, ma racconterò a voce. Allora mi ricondusse dentro il cortile, poi con i suoi compagni davanti alla chiesa e gli domandai:

 

— Qual è la cosa che ti rende miglior servizio tra questi giovanetti?

 

— I discorsi, i discorsi, i discorsi! Tutto viene di lì. Ogni parola è un seme che produce meravigliosi frutti.

 

— Chi sono i tuoi più grandi nemici?

 

— Quelli che frequentano la Comunione.

 

— Che cosa ti fa maggior pena?

 

— Due cose: la devozione a Maria... — e qui tacque come se non volesse più proseguire.

 

— Qual è la seconda?

 

Allora si conturbò; prese l’aspetto di un cane, di un gatto, di un orso, di un lupo. Aveva ora tre corna, ora cinque, ora dieci; tre teste, cinque, sette. E questo quasi nel tempo stesso. Io tremavo, l’altro voleva fuggire; io volevo farlo parlare, perciò gli dissi:

 

— Io voglio assolutamente che tu mi dica quale cosa temi di più di tutte quelle che ivi si fanno. E questo te lo comando in nome di Dio Creatore, tuo e mio padrone, a cui tutti dobbiamo obbedire.

 

In quel momento egli con tutti i suoi si contorsero, presero forme che non vorrei mai pi√π vedere in vita mia, di poi fecero un rumore con urla orribili che terminarono con queste parole:

 

— Ciò che ci cagiona maggior male, ciò che più di tutto temiamo si è l’osservanza dei proponimenti che si fanno in confessione.

san Giovanni Bosco

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