Ciascuno si sceglie la sua vita, ciascuno ha il compito di affrontare in libertà il rischioso mestiere di vivere. La pecora che quella sera non torna all'ovile, è cresciuta con tutte le altre, ha sempre fatto la fila, ha sempre giocato e scherzato con le altre, ma un giorno non torna più. Ha voluto giocare la sua libertà o qualcuno gliel'ha tolta con inganno.
del 21 dicembre 2006
 
 
 
Il gioco della libertà degli uomini è sempre una gran bella realtà, ma anche un grande mistero. Hai fratelli o figli, tutti educati nella stessa maniera, nelle stesse condizioni, da genitori onesti e laboriosi: uno diventa un buon cittadino e un buon cristiano, l’altro non ha fede e non è capace di stare alla larga dal male; uno si fa un sacco di amici che lo stimolano a diventare migliore, l’altro si crea una banda e ogni tanto devi andare dai carabinieri a riparare qualche danno; uno si fa in quattro e costruisce una azienda, l’altro ti si attacca come una sanguisuga e ti manda in malora. Ma non sono stati tutti educati alla stessa maniera? Non hanno avuto tutti le stesse opportunità? Non siamo stati bravi genitori con tutti? Qualcuno può dire che gli sono mancate le carezze della madre?
Eppure ciascuno si sceglie la sua vita, ciascuno ha il compito di affrontare in libertà il rischioso mestiere di vivere. La pecora che quella sera non torna all’ovile, è cresciuta con tutte le altre, ha sempre fatto la fila, ha sempre giocato e scherzato con el altre, ma un giorno non torna più. Ha voluto giocare la sua libertà o qualcuno gliel’ha tolta con inganno.
L’importante è che qualcuno si accorga di Lei. Purtroppo non si accorgono gli amici, i fratelli, i colleghi, i compagni di squadra. Si accorge solo Lui, il pastore buono, che ogni sera stanco, fa la conta e gli viene un tonfo al cuore quando ne vede mancare una all’appello.
E’ come la mamma che al mattino non trova nel letto il figlio che stanotte non è tornato; si gira nel letto, tende l’orecchio a tutti i suoni, lancia sms, chiama, ormai non dorme più, si mette a rassettare la casa, ma non riesce a concentrarsi. Se sente in lontananza una sirena, le viene un terrore freddo. Aspetta, cerca col cuore.
Gesù fa così: si mette a cercare e esce di nuovo nella notte a cercare la pecora sbadata, sfortunata, magari sbagliata e discola, cattiva e strafottente, ma sempre in pericolo, soprattutto sempre lontana dalla sorgente, dalla gioia, dalla bellezza. Gesù rincorre tutti noi senza se e senza ma. Non si lascia intimorire dalle nostre bestemmie. Il suo amore non calcola le volte che ci ha perdonato, i tempi di attesa che ha vissuto, mentre noi lo insultavamo e parlavamo male di lui, lo rinnegavamo. Pietro ne sa qualcosa, Giuda l’aveva intuito, ma è fuggito di nuovo, Paolo s’è fatto buttare a terra perché ancora non riusciva a capire quanto male stava facendo e si stava facendo. Aspetta, cerca, non ci molla. E finalmente trova la pecora smarrita.
Dio non ci abbandona mai.
mons. Domenico Sigalini
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