Vi invito a portarvi con la fantasia nella casetta dei Becchi. Lì Giovanni Bosco visse i primi anni nella sua famiglia, insieme a mamma Margherita, alla nonna, ai fratelli. Questa famiglia si impresse nella mente, nel cuore, nella personalità di Giovanni Bosco...
del 30 dicembre 2006
Sommario
 
1.  Mamma e educatrice di un ragazzo
*amore fatto di dolcezza e fermezza
*amore e sacrificio
*il senso di Dio
 
2.  Madre e maestra di un seminarista
* 'Se per sventura diventassi un prete ricco...'
*'Meglio un povero contadino che un figlio prete trascurato nei suoi doveri'
 
3.  Madre e maestra di un prete santo
*Una spiritualità nuova: la santità popolana
*Valori schiettamente evangelici sovente dimenticati
 
 
1.  MAMMA E EDUCATRICE DI UN RAGAZZO
 
Vi invito a portarvi con la fantasia nella casetta dei Becchi.
Lì Giovanni Bosco visse i primi anni nella sua famiglia, insieme a mamma Margherita, alla nonna, ai fratelli.
Questa famiglia si impresse nella mente, nel cuore, nella personalità di Giovanni Bosco. Gli elementi che sua madre e questa famiglia gli regalarono, o che comunque nacquero nel suo animo in quel primo tempo mitico della sua vita, lo segnarono per sempre.
Possiamo dire che per tutta la vita egli si sforzerà di far vivere ai suoi ragazzi (molti orfani, molti senza casa) la dolcezza, la pace, la sicurezza che pur tra difficoltà egli provò nella famiglia dei Becchi.
 
Amore fatto di dolcezza e fermezza.
Il primo elemento che marchiò a fondo la vita di Giovanni Bosco fu (come capita per la stragrande maggioranza delle persone umane) l'amore di sua madre.
Quando papà Francesco morì, Giovanni non aveva nemmeno 2 anni. Margherita ne aveva 29. Abbastanza giovane per il peso da portare (3 figli, la suocera semiparalizzata in poltrona, casetta e campi appena sufficienti alla sopravvivenza). Ma non spese molti giorni nel compiangere se stessa. Si rimboccò le maniche e cominciò a lavorare. I lavori più pesanti (l'aratura, la mietitura, il lavoro di zappa attorno alle viti) le sciupavano le mani. Ma quelle mani sciupate sapevano ugualmente accarezzare con dolcezza i suoi bambini. Perché era una lavoratrice, ma soprattutto rimase mamma dei suoi figli.
Li tirò su con dolcezza e fermezza. Cent'anni dopo, gli psicologi scriveranno che il bambino, per crescere bene alla vita, ha bisogno dell'amore esigente e fermo del padre, e di quello dolce, gratuito e gioioso della madre (vedi E. FROMM, L'arte di amare, Il Saggiatore, Milano 1973, p. 54ss).
L'amore paterno esigente e fermo è quello che stimola all'impegno, al raggiungimento delle mete, che ci esorta in continuità ad essere ' degni del padre '.
L'amore materno, dolce, gratuito, sereno e gioioso, è quello che dà il gusto di vivere al di là dei risultati, che consola nei giorni di sconfitta, che ricorda al figlio che qualcuno gli vuol bene ' non per quello che fa ' ma ' per quello che è ', per il solo fatto di essere figlio.
Gli psicologi diranno che rimanere orfani significa correre il rischio di squilibrarsi affettivamente su un versante solo: per i figli di mamma nella mollezza senza nerbo, senza stimolo a raggiungere grandi risultati; per i figli di papà, nella aridità ansiosa di chi è sempre stimolato, e si trova solo e rifiutato nei giorni di sconfitta. Mamma Margherita trovò in se stessa un istintivo equilibrio, che le fece unire e alternare la fermezza calma e la dolcezza rasserenante. Era una mamma dolcissima, ma energica e forte. I figli sapevano che quando diceva no era no. E non c'erano capricci che le facessero cambiare parere.
In un angolo della cucina - ricordava don Bosco - c'era la verga: un bastoncino flessibile. Non l'usò mai, ma non la tolse mai da quell'angolo.
Quando un giorno Giovanni ne combinò una grossa (e chissà quante varianti avrà avuto nella realtà di tutti i giorni questo episodio), Margherita indicò l'angolo: ' Giovanni, vammi a prendere la verga '. Il bambino si ritrasse verso la porta: ' Che cosa volete farne? '. ' Portamela e vedrai '. Il tono era deciso, Giovanni la prese, e porgendogliela da lontano: ' Voi volete adoperarla sulle mie spalle '. ' E perché no, se me ne combini di così grosse? '. ' Mamma, non lo farò più '. A questo punto la mamma sorride. Non ' tiene il broncio', non ' rimane con i nervi tesi '. Sorride, e sorride anche suo figlio. E tutto torna disteso e sereno nella casetta
Questo amore contemporaneamente esigente e rasserenante è il primo dei valori che marchiano la personalità di don Bosco, e che rimarranno come piattaforma stabile alla base della sua personalità. Egli non seppe mai per esperienza diretta cosa volesse dire avere contemporaneamente un papà e una mamma. Ebbe una sola fonte di amore, materno e paterno insieme. E divenne, lui don Bosco, un'identica fonte di amore per i suoi ragazzi: un amore che si manifesta contemporaneamente e alternativamente come fermezza calma e gioia rasserenante, un amore paterno e materno.
 
Lavoro e  sacrificio
Un secondo elemento che Giovanni Bosco assorbe da sua madre fino a farlo diventare sua normale mentalità è il lavoro.
Sua mamma lavora, e i figli le danno una mano secondo le loro possibilità. La vita della famiglia Bosco è povera. Tra le poche case dei Becchi, quella dei Bosco è la più povera di tutte: una costruzione a un piano, che fa da abitazione, fienile e stalla. In cucina ci sono i sacchi di granturco, e al di là di una sottile parete ruminano due mucche. Povertà vera, ma non miseria, perché si lavora da parte di tutti, e il lavoro del contadino rende poco ma rende.
I muri sono nudi, però bianchì di calce. I sacchi dì meliga sono pochi, ma vengono svuotati lentamente e finiscono per bastare. Per questo, i bambini di casa Bosco non sono sfiorati dalla tristezza, e nemmeno dall'aggressività. Non c'è nulla di superfluo, ma c'è il necessario perché tutti danno una mano a tirare avanti. E questo sentirsi ' tutti ' a strappare il necessario, e riuscirvi giorno dopo giorno, dà un senso di soddisfazione, un pizzico di felicità profonda.
Giovanni aveva 4 anni quando sua madre gli assegnò le prime tre o quattro verghe di canapa macerata da sfilacciare. Un lavoro da poco, ma un lavoro. Tra gli otto e i nove anni cominciò a partecipare più attivamente alle fatiche familiari, lavorando da sole a sole come un piccolo contadino.
Alla sera, andando a dormire sul pagliericcio gonfio di foglie di granturco, Giovanni sente la soddisfazione profonda di far parte attiva di una famiglia che tira avanti, che vince le difficoltà, perché anche lui dà una mano. ' Senso di appartenenza, senso di valorizzazione e di dignità ' chiameranno gli psicologi questa soddisfazione. È un insieme di elementi che danno il gusto di vivere, e che don Bosco trasmetterà ininterrottamente ai suoi giovani e ai suoi Salesiani. A Valdocco, una delle condanne più gravi che si potrà pronunciare per un giovane sarà la parola ' poltrone '. Sarà sinonimo di ' estraneo alla famiglia ', di ' giovane senza dignità '.
Accenno soltanto che, per don Bosco, con il lavoro è mescolato e quasi fuso quell'altro grande valore cristiano che chiamiamo ' il sacrificio '. La sua mentalità contadina, pratica, non comprese mai (sembra) il sacrificio fine a se stesso, la sofferenza gratuita. Vide sempre la sofferenza, il sacrificio, come il prezzo necessario da pagare per fare qualcosa di bene. Egli dirà più di una volta ai suoi Salesiani: ' Noi non portiamo il cilicio, ma assistiamo i ragazzi dopo pranzo, quando abbiamo sonno'.
 
Il senso di Dio
Il terzo elemento che, in ordine cronologico, la famiglia dei Becchi regala a Giovanni Bosco è il senso di Dìo.
' Dio ti vede ' è una delle parole più frequenti di mamma Margherita. Lascia che i suoi bambini vadano a scorrazzare nei prati vicini, e mentre partono dice: ' Ricordatevi che Dio vi vede '. Se li vede in preda a piccoli rancori, o sul punto di inventare una bu-
gia per cavarsi d'impaccio: ' Ricordatevi che Dio vede anche i vostri pensieri '.
Ma non è un Dio-carabiniere quello che lei scolpisce nella mente dei suoi piccoli. Se la notte è bella e il cielo stellato, mentre stanno a prendere il fresco sulla soglia dice: ' È Dio che ha creato il mondo e ha messo tante stelle lassù '. Quando i prati sono pieni di fiori, mormora: ' Quante cose belle ha fatto il Signore per noi '. Dopo la mietitura, dopo la vendemmia, mentre tirano il fiato dopo la fatica del raccolto, dice: ' Ringraziamo il Signore. È stato buono con noi. Ci ha dato il pane quotidiano '.
Anche dopo il temporale e la grandine che ha rovinato tutto, la mamma invita a riflettere: ' Il Signore ha dato, il Signore ha tolto. Lui sa perché. Se però siamo stati cattivi, ricordiamoci che con Dio non si burla '.
Accanto alla mamma, ai fratelli, ai vicini, Giovanni impara così a vedere un'altra persona, Dio. Una persona grande. Invisibile, ma presente dappertutto: nel cielo, nelle campagne, nella faccia dei poveri, nella voce della coscienza che dice: ' Hai fatto bene. Hai fatto male '. Una persona in cui sua madre ha una confidenza illimitata, indiscutibile. È Padre buono e provvidente, dà il pane quotidiano, a volte permette certe cose (la morte del papà, la grandine sulla vígna) difficili da capire: ma ' Lui ' sa il perché, e questo deve bastare.
È questo il valore della religiosità normale, che Giovanni assorbe da sua madre e dal suo ambiente, e che con naturalezza trasmetterà ai suoi ragazzi.
Col passare dei primi anni, Giovanni da bambino diventa fanciullo, ragazzo. E Margherita lo aiuta a crescere anche nella religiosità, nel ' senso di Dio '. È illetterata, ma sa a memoria lunghi tratti della Storia Sacra e del Vangelo. E crede nella necessità di pregare, cioè di parlare con Dio, per avere la forza di vivere e di fare del bene. ' Finché ero piccolino - scrive don Bosco - mi insegnò lei stessa le preghiere. Mi faceva mettere con i miei fratelli in ginocchio mattina e sera, e tutti insieme recitavamo le preghiere in comune '.
Il prete era lontano, la chiesa più vicina era quella di Murialdo. E lei non aspettò che un prete trovasse il tempo per venire a insegnare le grandi verità della fede cristiana ai suoi ragazzini. Ecco le prime tre domande e risposte del Catechismo che Margherita aveva imparato da piccola, e che trasmise a Giovanni, Giuseppe e Antonio.
'D. - Che cosa deve fare un buon cristiano la mattina subito svegliato?
R. - Il segno della Santa Croce.
D. - Levato poi e vestito, che cosa deve fare un buon cristiano?
R. - Mettersi in ginocchio se può, e mettendosi alla presenza di Dio dire con divozione le preghiere del buon cristiano(: Vi adoro, mio Dio...)
D. - Che cosa si deve fare prima del lavoro?
R. - Offrire il travaglio a Dio '.
 
Ma il ' senso di Dio ' per Margherita, e quindi per Giovanni, non si fermava qui. Se c'era un malato grave nelle case vicine, venivano a svegliare Margherita. Sapevano che lei (giovane, solo con tre figli) non si rifiutava di dare una mano. E lei destava uno dei figli, perché l'accompagnasse. Diceva: ' C'è da fare un'opera di carità '. ' Fare un'opera di carità ': con questa semplice espressione, a quei tempi, si mettevano insieme molti ' valori ' che oggi chiamiamo generosità, impegno per gli altri, altruismo, servizio.
La carità, ai Becchi, si faceva non per sentimento, ma per amor di Dio. Il Signore era di casa nella famiglia Bosco. Vi entrava con la faccia del mendicante che chiedeva una minestra calda, del renitente alla leva che sfuggiva ai carabinieri, del vecchietto che aveva vergogna a chiedere l'elemosina e veniva a ritirare il pentolino quando tutto era buio.
 
 
2.  MAMMA E MAESTRA DI UN SEMINARISTA
 
Nell'aprile 1834 si avvia a compiere 19 anni. Manca un anno a terminare le scuole superiori.  E' tempo di decidere cosa vuol fare nella vita. Con gli studi fatti può concorrere al diploma di insegnante nlle scuole inferiori, o inserirsi tra gli impiegati comunali. Egli continua a desiderare di diventare prete, e di dedicarsi ai ragazzi visti nel sogno dei 9 anni, ma per diventar prete, terminate la scuole superiori, dovrà entrare in Seminario e compiere altri 6 anni di studi ad alto livello. Studi costosi, e questo lo mette in imbarazzo. Non se la sente di dire a sua madre, che ormai sfiora i 50 anni e vive in grande povertà: 'Mantenetemi ancora per sette anni'.
In quell'aprile da Chieri fece una camminata fino a Castelnuovo, e andò a parlare al parroco don Dassano. Gli disse che desiderava diventar prete ma non voleva più chiedere soldi a sua madre. Aveva parlato con il priore dei Francescani al Convento della Pace in Chieri, e si era sentito rispondere che lo avrebbe accattato volentieri tra i Francescani. Nel convento avrebbe potuto compiere tutti i suoi studi seminaristici e diventare sacerdote francescano senza pagare una lira. Aveva quindi deciso di entrare fra i Francescani, e veniva a chiedergli i documenti necessario (battesimo, cresima, buona condotta) per entrare in convento.
Don Dassano, mentre Giovanni Bosco gli esponeva il suo caso, pensava alla madre di quel giovanotto.  Margherita, dopo aver tribolato tutti quegli anni perché Giovanni potesse diventare prete, aveva diritto che suo figlio non la piantasse in asso proprio adesso. Il quarto comandamento 'Ama tuo padre e tua madre' esisteva anche per Giovanni Bosco. Egli, con le doti che manifestava, avrebbe potuto diventare parroco di una parrocchia robusta, con molto lavoro e una buona rendita, dove sua madre avrebbe potuto passare gli ultimo anni della vita in pace. Questa gli sembrava una conclusione onorata e come Dio comanda di quelle donna anziana e consumata dalla vita povera. Una tonaca da frate e un'obbedienza che lo avrebbe spedito chissà dove, gli sembrava un brutto scherzo per Margherita.
Disse a Giovanni: 'Prima di darti i documenti, voglio parlare con tua madre'.
Davanti a lei il parroco parlò chiaro e tondo: 'Giovanni vuol entrare tra i Francescani. Non ho nulla in contrario, tanto più  che in convento avrebbe gli studi gratuiti. Ma voglio essere franco con voi, Margherita. Non siete ricca e siete ormai avanti negli anni. Un figlio parroco potrà darvi una mano, ma un figlio frate per voi sarà perso. Materialmente non potrà aiutarvi in niente. Sono convinto che dovete sconsigliarlo da questa decisione. Lo dico per il vostro bene'.
Margherita, durante le parole del parroco, aveva sentito crescere il lei una grande amarezza. Dunque il parroco credeva che lei avesse aiutato Giovanni a diventare prete pensando alla sicurezza della propria vecchiaia. Eppure lei non ci aveva mai pensato.
Il mattino dopo mamma Margherita andò a trovare Giovanni, e gli disse risoluta (le parole ci sono state tramandate da Giovanni stesso):
'Il parroco mi ha confidato che vuoi farti religioso. Io voglio solamente che tu esamini attentamente il passo che vuoi fare e che poi seguiti la tua vocazione senza guardar ad alcuno. La prima cosa è la salvezza della tua anima. Il parroco voleva che io ti dissuadessi da questa decisione in vista del bisogno che potrei avere in avvenire del tuo aiuto. Ma io dico: in queste cose non c'entro, perché Dio è prima di tutto. Non prenderti fastidio per me. Io da te voglio niente; niente aspetto da te. Ritieni bene: sono nata in povertà, sono vissuta in povertà, voglio morire in povertà. Anzi te lo protesto. Se tu diventassi prete, e per sventura diventassi ricco, io non verrò neppure a farti una sola visita, anzi non porrò mai piede in casa tua. Ricordalo bene'.
Don Giulio Barberis, uno dei primi salesiani, che depose sotto giuramento al processo di beatificazione di Don Bosco, testimoniò: 'Mamma Margherita disse queste parole con tale aria di autorità, che una volta don Bosco mi disse che a settant'anni sentiva ancora viva emozione nel pensare a quelle parole di sua madre'.
Giovanni non entrò tra i Francescani. Indossò la veste nera per entrare in Seminario.
 
 
3. MADRE E MAESTRA DI UN PRETE SANTO
 
Il 24 giugno è la festa di San Giovanni Battista. Per il seminarista Giovanni Bosco è il giorno onomastico e l'inizio delle lunghe vacanze scolastiche: quattro mesi.
Era il tempo in cui Mamma Margherita poteva riavere Giovanni tutto per sé. Durante i sei anni di studi ecclesiastici (novembre 1835-giugno 1841) se lo ebbe accanto per venti mesi complessivi. Giovanni sentiva che, dopo le lunghe lezioni dei professori, a volte aride, tornava alla scuola silenziosa ma vivissima di sua madre.
In quei mesi estivi Mamma Margherita, col suo esempio silenzioso, orientò Giovanni verso un atteggiamento nuovo e fondamentale della spiritualità. A quel tempo (e per molti anni ancora) il chierico seminarista doveva vivere in un raccoglimento accompagnato da libri di studio e di scienze sacre. Doveva frequentare quasi di continuo il Parroco e la chiesa. Ogni azione o atteggiamento 'profano' veniva considerato sconveniente per lui, perché era entrato in un altro 'stato', lo 'stato ecclesiastico'.
Giovanni Bosco, appena giungeva al Sussambrino, s'immergeva con Giuseppe e la mamma nel pieno dei lavori estivi. Trovava naturale deporre la tonaca nera e unirsi a loro a mietere il grano (come lui stesso ricorda), a falciare l'erba, a spampinare e poi a vendemmiare. Felici del buon raccolto, i Bosco e i Febbraro si lanciavano frizzi scherzosi da un filare all'altro, cantavano a gola spiegata, si inginocchiava insieme a pregare l'Angelus quando le campane di Castelnuovo e di Buttigliera intrecciavano i loro squilli a mezzogiorno. E che gioia sedersi poi insieme sull'erba, dopo aver tolto con delicatezza dalle foglie verdi il pane, il salame, e la bottiglia di vinello che si passavano l'un l'altro dopo aver bevuto a garganella. Era allegria vera, rumorosa, benedetta dal Signore.
 
Una modulazione nuova di spiritualità
Mamma Margherita, attenta alla maniera di comportarsi del suo 'futuro prete', non disse mai a Giovanni: 'E' meglio che tu stia in disparte. Queste non sono faccende da prete'. Invece alla sera tardi, prima di gettarsi stanchi sul saccone di foglie (molto pi√π fresco del materasso 'seminarista'), gli ricordava: 'Adesso diciamo il Rosario tutti insieme, e poi non dimenticarti le preghiere della sera'.
Giovanni Bosco comincia qui, nelle vigne del Sussambrino sotto gli occhi di sua madre, a maturare una modulazione nuova di spiritualità. C'è in quei tempi un certo 'sospetto' per gli atteggiamenti tipici della povera gente: allegria rumorosa, cantare e parlare ad alta voce, correre, scherzare e ridere a piena gola, battersi le mani sulle spalle. Tutte cose che fanno storcere il naso, e che il 'regolamento' del Seminario dove vive Giovanni proibisce come 'volgari'.
Giovanni Bosco, pensandoci su, si accorge che il 'regolamento' del Seminario avrà le sue ragioni, ma ha anche i suoi torti. Gli atteggiamenti dei poveri che lui vive, che sua madre profondamente umana e profondamente cristiana vive, non sono malvagi né volgari. Molti, anzi, contengono valori schiettamente evangelici di cui la gente semplice è portatrice, e che sono sovente dimenticati dal ceto 'che sta più in su'.
La semplicità, il gustare le cose semplici.
La solidarietà, il mettere insieme.
Considerarsi piccole persone senza importanza.
La capacità di trovare la gioia nelle piccole cose.
Capirsi, parlarsi, ascoltarsi, spiegarsi.
Considerare il sacrificio come un prezzo normale da pagare nella vita.
La preghiera umile.
L'amore e la confidenza nella Madonna,
L'allegria anche rumorosa.
Cercare nell'amicizia il conforto pi√π grande.
La capacità di dividere il pane con quelli più poveri.
La speranza in un mondo pi√π giusto da realizzare con l'aiuto di Dio, ma anche con il lavoro delle nostre mani e il sudore della nostra fronte.
Sono questi i valori evangelici che Giovanni Bosco, riflettendo, scopre nella vita di sua madre e anche nella sua, perché da lei li ha assorbiti. Saranno queste le componenti che formeranno la sua spiritualità, la spiritualità 'popolana' che egli trasmetterà ai suoi figli. Farà scoprire al mondo ecclesiastico (infarcito in quel momento, come ormai da secoli, di nobili e di aristocratici) che essa è una spiritualità vera, autentica, che porta a una 'santità da altare'. Farà scoprire che accanto a una santità da estasi e visioni come quella di Maddalena de' Pazzi, esiste anche la santità dello scolaretto che si arrampica faticosamente sulla grammatica latina come Domenico Savio. Se ci sono santi che hanno contemplato Dio scrivendo capolavori di alta teologia come san Tommaso, ci sono mamme analfabete come Mamma Margherita che hanno servito eroicamente Dio tra pentole e casseruole, calze da rammendare e ragazzetti a cui insegnare a soffiarsi il naso.
Questa 'santità popolana' di cui Giovanni Bosco sarà nella Chiesa il 'dottore', dapprima susciterà perplessità, poi verrà riconosciuta e dilagherà nel mondo delle campagne, delle periferie, dei quartieri poveri, tra gli umili figli di Dio. Francesco di Sales ha tirato fuori la santità dai conventi e l'ha piantata nelle case dei laici. Giovanni Bosco tirerà fuori la santità dagli ambienti colti, e la pianterà negli agglomerati popolani.
Oggi questa santità popolana è traboccata in tutto il mondo. Ho visto ragazzetti stacciati e a piedi scalzi cantare e pregare con occhi scintillanti nella periferia di Brasilia, nelle favelas di Rio de Janeiro. Ho visto lebbrosi pregare e danzare con suore e salesiani a Campo Grande. Ho visto decine di mamme allattare tranquillamente i loro bimbi e le loro bimbe, cantando in prima fila nella Messa all'aperto a Corumbà, mentre un tramonto rosso fiammeggiante ci avvolgeva tutti come il grande mantello di Dio.
Eravamo una grande mescolanza di gente, che non sentiva nessuna necessità di mettersi le scarpe o di pulirsi diligentemente la faccia prima di pregare, che non riteneva sconveniente cantare a squarciagola la propria gioia sotto gli occhi di Dio, che forse cantava anche lui allegramente con noi.  Eravamo tutti figli e figlie di Don Bosco, e nipotini di Mamma Margherita.
 
PER LAVORARE E RIFLETTERE SU MAMMA MAGHERITA
 
1.  Mamma e educatrice di un ragazzo
*amore fatto di dolcezza e fermezza
*amore e sacrificio
*il senso di Dio
 
2.  Madre e maestra di un seminarista
* 'Se per sventura diventassi un prete ricco...'
* 'Meglio un povero contadino che un figlio prete trascurato nei suoi doveri'
 
3.  Madre e maestra di un prete santo
*Una spiritualità nuova: la santità popolana
*Valori schiettamente evangelici sovente dimenticati
 
Amore
In noi i giovani trovano un amore esigente e rasserenante? fermo e dolce? Sappiamo capire i momenti dell'esigenza senza spingerli all'ansia, e i momenti della dolcezza senza viziarli? Sanno che i nostri no sono no, e non dei sì da strappare con capricci vari? Sentono che alla base dei nostri sì come dei nostri no c'è un amore vero per loro? I nervi, l'umore, ' la luna ' hanno per caso un ruolo notevole nel nostro comportamento, o sappiamo dominarli?
 
Lavoro e sacrificio
Da noi i giovani imparano il senso del lavoro, del sacrificio? Capiscono da noi che per fare qualcosa di bene occorre scomodarsi, sacrificarsi? Li abituiamo a lavorare per la loro casa, la loro famiglia? O per una falsa popolarità facciamo trovare loro tutto facile, troppo facile? Ricordiamo che le soddisfazioni profonde, il gusto di vivere, il senso della loro dignità i giovani li trovano nel collaborare a guadagnarsi ciò che ricevono? Vita facile, denaro facile, amicizie facili sono la strada facile verso i fallimenti umani.
 
Il senso di Dio
I giovani prendono da noi il ' senso di Dio '? Imparano dal nostro esempio prima che dalla nostra parola a pensare e ad agire come figli di Dio? I genitori sono soprattutto ' genitori nella fede ', insegnano col loro atteggiamento costante a pregare, a vedere Dio negli altri e a far loro del bene. Gli altri pi√π scomodi, come le persone malate, vecchie, rese acide dalla solitudine.
 
Maestra di un seminarista
MM insegnò a Don Bosco che la ricchezza, per un prete, un religioso, è una disgrazia. Secondo voi, aveva ragione? Quali 'disgrazie' porta al prete, al religioso la ricchezza? (nella sua mentalità, nella sua azione pastorale).
Quali 'ricchezze' porta al prete-religioso la povertà effettiva e affettiva?
Sono o conosco preti-religiosi che sono poveri, ma praticamente invidiano i ricchi, vorrebbero essere ricchi? Questa loro situazione cosa porta nella loro vita?
 
Madre e maestra di un  prete
Stimiamo e viviamo i valori evangelici che Don Bosco scoprì in MM e nella gente semplice, e trasmise alla sua famiglia salesiana come 'sua spiritualità'?
La semplicità, il gustare le cose semplici.
La solidarietà, il mettere insieme.
Considerarsi piccole persone senza importanza.
La capacità di trovare la gioia nelle piccole cose.
Capirsi, parlarsi, ascoltarsi, spiegarsi.
Considerare il sacrificio come un prezzo normale da pagare nella vita.
La preghiera umile.
L'amore e la confidenza nella Madonna,
L'allegria anche rumorosa.
Cercare nell'amicizia il conforto pi√π grande.
La capacità di dividere il pane con quelli più poveri.
La speranza in un mondo pi√π giusto da realizzare con l'aiuto di Dio, ma anche con il lavoro delle nostre mani e il sudore della nostra fronte.
O ci vergogniamo di essere poveri trai poveri, semplici tra i semplici, e andiamo a cercare presso altre istituzioni una 'spiritualità (=modo di essere cristiani) diversa' da quella che Don Bosco ci ha trasmesso?
don Teresio Bosco
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