Le nostre case salesiane a Tiruvottiyur, Ennore, New Washemenpet si sono salvate e le stiamo utilizzando per dare un tetto a quanta più gente possibile, persone che non hanno più nulla di nulla. Purtroppo non sappiamo ancora quanti studenti della scuola di Tiruvottiyur siano morti. Magari qualcuno è ancora vivo, forse è riuscito a scappare in tempo. Ma solo quando riprenderanno le lezioni, leggendo l'appello...
del 01 gennaio 2002
Madras - “Domenica 26 dicembre 2004, un giorno che non potremo mai dimenticare. Da noi, nel Tamil Nadu, la furia della natura si è abbattuta sul litorale di Chennai (Madras), a Tiruvottiyur, Ennore, New Washermenpet, vicino alla Cattedrale di Santhome, a Nagapattinam, Velankanni, Kanniyakumari... un’area piena di villaggi, dove nessuna costruzione poteva resistere allo tsunami”: suor Siriapushpam Mathew, segretaria provinciale dell’Ispettoria delle salesiane a Chennai (Madras), racconta che è ancora impossibile sapere quante case siano state spazzate via dall’oceano, quanti morti potrà restituire il fango, quanti bambini sono rimasti totalmente soli, senza genitori o parenti. Lungo il litorale, soprattutto nell’area di Pondicherry e della costa più a sud, il terreno pianeggiante ha fatto sì che la massa d’acqua abbia potuto penetrare nell’interno anche per 2 o 3 chilometri travolgendo ogni cosa e lasciando macerie ovunque. Le strade sono disseminate di carcasse di animali, alberi sradicati, pali della luce abbattuti, muri delle case infiltrate d’acqua che continuano a cedere, mentre moltissime persone vagano, chi alla ricerca di qualcosa da mangiare, chi ancora chiedendo notizie dei propri cari. “Stiamo cercando con tutte le nostre forze di dare una mano.
Grazie a Dio, le nostre case a Tiruvottiyur, Ennore, New Washemenpet si sono salvate e le stiamo utilizzando per dare un tetto a quanta più gente possibile, persone che non hanno più nulla di nulla. Purtroppo non sappiamo ancora quanti studenti della scuola di Tiruvottiyur siano morti. Magari qualcuno è ancora vivo, forse è riuscito a scappare in tempo. Ma solo quando riprenderanno le lezioni, leggendo l’appello, ci renderemo effettivamente conto di chi è sopravvissuto”. Mentre decine di corpi senza vita vengono ammassati e sepolti in enormi fosse comuni, l’emergenza più immediata è ora l’inquinamento delle falde acquifere che potrebbe portare allo scoppio di epidemie.
L’Organizzazione mondiale della sanità ha avvertito che le malattie come il dengue, il colera, la malaria, potrebbero addirittura raddoppiare il numero delle vittime. Secondo la ‘Press Trust of India’ solo nel Tamil Nadu i morti sarebbero 4.500 ma è ancora difficile fidarsi dei numeri. Suor Siriapushpam è al lavoro con le sue consorelle per allestire altri alloggi di fortuna e recuperare cibo e soprattutto acqua potabile. “Squadre di soccorso inviate dal governo e diversi operatori di organizzazioni non governative si stanno dando da fare; i padri salesiani e l’unità della Croce Rossa di Chennai sanno facendo tutto il possibile, ma per sapere l’esatto numero delle vittime, cifre che peggiorano di ora in ora, dovremo aspettare ancora alcuni giorni, quando il mare ci restituirà i corpi dei dispersi. Cerchiamo di portare conforto e continuiamo a pregare affinché il coraggio e la speranza tornino a colmare i cuori della nostra gente” (di Francesca Belloni).
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Chennai – Gli aiuti portati dal governo sono “lenti”, mentre le ong locali risultano “più attive” nel soccorrere i sopravvissuti dello tsunami. Lo afferma padre Clave Hurley, salesiano indiano, che si trova a Chennai, capitale del Tamil Nadu, lo stato dell’Unione più colpito dal terremoto (6 mila i morti accertati). “C’è una massiccia azione della gente del posto che porta soccorsi ai feriti e ai senza tetto. Gli aiuti che provengono dall’estero vengono gestiti dal governo, mentre noi riceviamo e curiamo quelli che provengono dalla gente normale del posto” racconta p. Hurley. “Le persone portano cibo, medicine, vestiti, coperte che poi vengono distribuiti tra i bisognosi”. Uno dei bisogni più urgenti è “la presenza di medici”. Tra gli oggetti consegnati agli sfollati, riferisce il religioso indiano, ci sono anche libri di testo per quando – la settimana prossima – riapriranno le scuole.
I salesiani sono presenti a Chennai - già nota con il nome di Madras - da più di 60 anni. Dopo il disastro dello tsunami hanno aperto la loro casa di St. Bede per ospitare gli sfollati e i senza tetto: “Accogliamo tutti, senza distinzione di religione, chiunque ha bisogno è bene accetto”. Laici e religiosi si stanno prodigando per alleviare le sofferenze dei sopravvissuti: “In chiesa” sottolinea p. Hurley “vi è chi prega per le vittime e i superstiti; intanto vicino al campanile si distribuiscono gli aiuti ai bisognosi”.
I salesiani sono presenti anche nelle isole Andamans meridionali, la regione più flagellata dal disastro. Qui ci sono 3 religiosi indiani: “I nostri confratelli sono vivi” afferma op. Hurley. “Stanno cercando aiutare le persone che soffrono per il terremoto, visitando le famiglie e portando il loro aiuto”.
Il Tamil Nadu conta 62 milioni di abitanti; gli indù sono l’88,1%, musulmani il 5,6%. I cristiani nello stato sono 3 milioni 700 mila (6,1% del totale).
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