Questa Giornata sia per tutti i consacrati e le consacrate l'occasione per rinnovare l'offerta totale di sé al Signore nel generoso servizio ai poveri, secondo il carisma dell'Istituto di appartenenza. Le comunità monastiche e religiose siano oasi nelle quali si vive il primato assoluto di Dio, della sua gloria e del suo amore...
del 03 febbraio 2009
Alle consacrate e ai consacrati,
ai sacerdoti, ai diaconi e ai fedeli laici.
 
“Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me” (Gal 2,20). Con queste parole l’apostolo Paolo ci comunica la sua totale conformazione a Gesù. Esse esprimono in modo sublime la bellezza della vita consacrata e ad esse vogliamo ispirarci nell’ormai tradizionale messaggio in occasione della 13a Giornata mondiale della vita consacrata, nella festa della Presentazione del Signore. Tale giornata offre a tutta la Chiesa l’occasione per ringraziare Dio per il dono dei consacrati e delle consacrate, e allo stesso tempo li incoraggia a vivere la loro particolare vocazione con la passione di san Paolo, ponendolo quale modello e prototipo della loro vita.
Inaugurando l’Anno Paolino, il Santo Padre Benedetto XVI ha richiamato la splendida professione di fede dell’Apostolo, affermando: “Tutto ciò che Paolo fa, parte da questo centro. La sua fede è l’esperienza dell’essere amato da Gesù Cristo in modo tutto personale; […] è l’essere colpito dall’amore di Gesù Cristo, un amore che lo sconvolge fin nell’intimo e lo trasforma; [...] è l’impatto dell’amore di Dio sul suo cuore” (omelia nei Primi Vespri della solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo, 28 giugno 2008).
È questo il fondamento della vita cristiana e della vita consacrata in particolare: è il Signore a irrompere nella storia dell’uomo, chiamandolo ad appartenergli completamente. Proprio così, in modo straordinario sulla via di Damasco, il Signore Gesù ha folgorato e conquistato (cfr. Fil 3,12) Saulo di Tarso. Nella luce abbagliante dell’incontro con Cristo, il consacrato è chiamato a vivere tutta la sua esistenza fino a poter dire: “Cristo vive in me”; a lasciarsi coinvolgere in un rapporto interpersonale tanto appassionato da non vedere altro se non il Cristo crocifisso e risorto, conformandosi a Lui fino a portare nel proprio corpo le sue stimmate. Emergerà così, in modo sempre più convinto e decisivo, che “l’amore del Cristo ci possiede” (2Cor 5,14). È stato osservato che l’originale greco ha tre sfumature: l’amore agapico di Cristo ci avvolge, ci coinvolge, ci travolge. In ogni caso, Paolo arriva alla certezza che nulla potrà mai separarlo e separarci da questo amore: la vita consacrata diventa così “epifania dell’amore di Dio nel mondo” (Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica Vita consecrata, cap. III).
Questo amore appassionato di Gesù suscita una risposta totalizzante da parte del consacrato nella reciprocità amicale e sponsale: “Ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura” (Fil 3,8). “Per me il vivere è Cristo” (Fil 1,21).
È proprio in questa luce che si devono comprendere i voti religiosi. San Paolo è modello di obbedienza allo Spirito e anche agli apostoli e agli anziani (cfr. At 15,2), sceglie una vita povera e dedita al lavoro intenso per non essere di peso ad alcuno, vive nel celibato consacrato per essere totalmente dedito al Signore e alla comunità, si dona con tutte le sue forze alla missione dell’evangelizzazione in mezzo a molte tribolazioni (cfr. 1Tes 2,2).
In questo orizzonte, ci sembra particolarmente importante sottolineare l’importanza dell’obbedienza, anche perché la festa della Presentazione del Signore mette in evidenza più volte come Maria, Giuseppe e Gesù obbedirono umilmente alla legge del Signore data a Mosé. In tutta la
sua vita Gesù ha obbedito alla volontà del Padre, “fino alla morte e a una morte di croce” (Fil 2,8). La recente Istruzione della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, Il servizio dell’autorità e l’obbedienza, invita a cercare “ogni mattina il contatto vivo e costante con la Parola che in quel giorno è proclamata, meditandola e custodendola nel cuore come tesoro, facendone la radice d’ogni azione e il criterio primo d’ogni scelta” (n. 7). Infatti, obbedendo alla Parola di Dio che si rivela attraverso le mediazioni umane, “ci inseriamo nel disegno con cui Egli ci ha concepito con amore di Padre. Dunque l’obbedienza è l’unica via di cui dispone la persona umana, essere intelligente e libero, per realizzarsi pienamente” (n. 5).
Questa Giornata sia per tutti i consacrati e le consacrate l’occasione per rinnovare l’offerta totale di sé al Signore nel generoso servizio ai poveri, secondo il carisma dell’Istituto di appartenenza. Le comunità monastiche e religiose siano oasi nelle quali si vive il primato assoluto di Dio, della sua gloria e del suo amore, nella gioia della comunione fraterna e nella dedizione appassionata ai poveri, agli ultimi, ai sofferenti nel corpo e nello spirito.
La Vergine Maria, che si è associata completamente all’offerta di Gesù dicendo “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1, 37), accolga l’offerta della vostra vita e la unisca strettamente a quella del Figlio suo, in un legame indissolubile che la condurrà sino al Calvario: “È lei la Vergine Figlia di Sion che per adempiere la legge presentò nel tempio il Figlio, gloria d’Israele e luce delle genti. Così, o Padre, per tua disposizione, un solo amore associa il Figlio e la Madre, un solo dolore li congiunge, una sola volontà li sospinge: piacere a te, unico sommo bene” (Prefazio della Messa Maria Vergine nella Presentazione del Signore).
 
 
Roma, 1° gennaio 2009
Solennità di Maria SS. Madre di Dio
 
 
LA COMMISSIONE EPISCOPALE  PER IL CLERO E LA VITA CONSACRATA
 
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