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Miracoli Eucaristici 13 - Tre miracoli che attestano Cristo Via, Verità e Vita

Cristo non solo è Vita, ma anche vuole vivere in mezzo ai suoi, nella città. L'Eucaristia è in mezzo agli uomini Memoria di questa Presenza. La Presenza è rimasta, il Santissimo Sacramento continua ad essere in mezzo ai suoi nel cuore della città, ma per quanti si allontanano dalla pratica dei sacramenti, il miracolo resta sempre il segno straordinario di una Presenza che - nella Chiesa - è “ordinaria” e perpetua.


Miracoli Eucaristici 13 - Tre miracoli che attestano Cristo Via, Verità e Vita

Cristo disse di sè: Io sono la via, la verità e la vita.

Questa affermazione che, fra tutti i fondatori di una religione Cristo solo ha fatto, ha trovato nei secoli continue conferme all’interno della Storia della Chiesa e in modo particolare nella storia dei miracoli Eucaristici.
Ne proponiamo tre che si sono verificati a distanza di pochi decenni l'uno dall'altro. Questi tre miracoli non si sono manifestati nell'atto celebrativo, bensì nel momento in cui l'Eucaristia era amministrata come viatico, rivelandosi così, tanto per il ministro del culto che, specie nel caso di Amsterdam, per il morente presenza del Cristo Via, Verità e Vita.
Siamo nel 1330, un sacerdote senese smarrì la via della vera devozione, abbandonandosi a una vita tiepida, senza una grande cura verso il sacramento dell'altare e la prassi liturgica. Tale trascuratezza fu resa manifesta dalla dinamica del Miracolo stesso avvenuto proprio sotto i suoi occhi.

Un giorno questo sacerdote fu chiamato al capezzale di un uomo moribondo per portargli il santo viatico. Il reverendo, presa la particola, invece di riporla in una teca la depositò distrattamente tra le pagine del suo breviario.

Giunto al capezzale del morente, ricercò nel libro l'ostia santa per somministrarla e la trovò incollata alle pagine, sanguinante. Confuso e avvilito, abbandonò il morente con una scusa. Corse allora in un vicino Monastero Agostiniano, dove soggiornava temporaneamente, per tenere i quaresimali,un santo monaco: padre Simone Fidati. Questi intuì la tiepidezza in cui era caduto il prelato e gli ingiunse - secondo lo stile di allora - alcune penitenze per rinvigorire la sua fede. Si fece poi consegnare la preziosa reliquia e dividendo le due pagine donò la prima al Monastero di S. Agostino in Perugia e l'altra, quella a cui aderiva l'ostia consacrata, al Monastero agostiniano di Cascia, sua città natale. Purtroppo a causa di traversie storiche la reliquia di Perugia è andata perduta, mentre è ancora oggetto di grande venerazione quella conservata a Cascia. Qui, guardando attentamente l'ostia si può vedere quasi in trasparenza il volto sofferente di Cristo.Egli è la via, quella per la quale gli uomini ritrovano la strada che porta verso la verità di sè e degli altri.

Un ventennio prima dei fatti di Siena, dall'altra parte dell'Europa, a Viversel, in Belgio, un altro sacerdote si trovò in una situazione del tutto simile al prete senese. Costui, prete della parrocchia di Lumen, il 25 giugno del 1317, fu chiamato a somministrare il viatico a un morente di Viversel. Giunto a casa del malato lo avvicina per la confessione lasciando nell'atrio, incustodita, la teca contenente due o tre particole. Alcune, tra le persone che affluivano in quella casa per dare l'estremo saluto al morente, toccarono la teca cercando - non senza malizia - di impadronirsi delle ostie. Il sacerdote ritornato nell'ingresso, dopo la confessione, per prendere il viatico trovò la teca manomessa e le particole sanguinanti. Profondamente turbato, si allontanò con una scusa da quella casa, promettendo di tornare quanto prima. Si diresse allora, speditamente, verso la casa parrocchiale di Lummen, dove il parroco gli consigliò di chidere aiuto a p. Simon, un dotto cistercense dell'abbazia di Herkenrode.

Mentre questi si stava recando all'abbazia - che dista da Lumen circa 50 chilometri - incrociò un gregge di pecore che al suo passaggio si prostrò a terra come in adorazione. Quando finalmente, sempre più scosso, giunse all'abbazia, P. Simon stava iniziando la celebrazione della santa Messa. Il sacerdote allora, depose la teca sull'altare. Pochi istanti dopo dalla teca si sprigionò una luce intensa in mezzo alla quale apparve Gesù coronato di spine.

L'ostia rimase nella cattedrale fino all'epoca della rivoluzione francese, ma nel 1796 fu rimossa e, per sicurezza, custodita da diverse famiglie fino al 1804 quando con una solenne processione fu intronizzata nella Cattedrale di San Quintino a Hasselt, dove ancora oggi la si può venerare.

Il triplice miracolo mette bene in luce la Verità della Presenza reale di Cristo nel Sacramento sia di fronte a persone incredule e male intenzionate, come nella casa del morente; sia di fronte al sacerdote nel momento in cui il gregge di pecore si inchinò come in adorazione; sia nel contesto di una celebrazione liturgica in cui Cristo si manifesta apertamente con il suo volto umano.
Un terzo miracolo accadde il 12 marzo 1345 ad Amsterdam, in Olanda. Il signor Ysbrand Dommen, abitante in via del Calvario, sentendosi prossimo alla fine fece chiamare con insistenza il sacerdote di Oude Kerk sua parrocchia. Ysbrand ricevette il viatico con molta devozione, ma non appena il prete fu uscito egli fu preda di terribili conati di vomito ed espettorò. L'incauta infermiera che lo assisteva gettò i resti nel fuoco.

Al mattino Ysbrand era perfettamente guarito cosicchè l'infermiera si apprestò, solerte, a riattivare il fuoco del camino, ma rimase allibita. Una luce chiarissima la investì e vide, tra le ceneri, l'ostia ricevuta dal morente la sera prima, perfettamente integra. La donna, tra panico ed emozione, cominciò a gridare al miracolo attirando verso al casa buona parte del vicinato. Ysbrand fece recuperare l'ostia che, avvolta in un lino, venne risposta in un cofanetto per essere mostrata al sacerdote. Il parroco trattenne la preziosa reliquia pensando di esporla alla pubblica venerazione nella Chiesa di san Nicola; volendo però essere sicuro che non si decomponesse pensò di tenerla sotto osservazione per qualche tempo. Quando decise di fare una prima ricognizione alla particola, per vederne le condizioni si accorse sgomento, che non si trovava più al suo posto. Tornò allora, quasi per istinto, alla casa di Ysbrand e, con non poca sorpresa, trovò proprio lì la smarrita cassettina.

Turbato e incredulo il prete riportò il cofanetto in parrocchia, ma per altre ben due volte, questo sparì tornando sempre, misteriosamente, alla casa di Ysbrand in via del Calvario. Il sacerdote comprese allora che il Signore desiderava rimanere in quella casa e il buon Dommer mise a disposizione il suo giardino per costruirvi una Cappella del Santissimo Sacramento. Il giorno di Pasqua fu redatto, in presenza del Sindaco, un documento con un'accurata descrizione dei fatti. Quando Jean Van Arkel, vescovo di Utrech (a quel tempo Amsterdam era poco più che un villaggio) lo lesse ne rimase edificato e si pronunciò positivamente circa la veridicità del miracolo.
Nel 1452 un incendio distrusse la Cappella lasciando miracolosamente intatto l'ostensorio con la Sacra Particola. Nel 1665 la preziosa reliquia venne trasferita in una casa di ex beghine appositamente trasformata in Cappella per accogliere il miracolo. Qui, purtroppo, ladri ignoti la trafugarono e la reliquia scomparì nel nulla. Nella Cappella - che in seguito fu distrutta e riedificata - ancora oggi c'è l'esposizione permanente del Santissimo Sacramento, a perpetua memoria del Miracolo.
Ad attestare il Miracolo restano, inoltre, il cofanetto di Ysbrand, i documenti e un ciclo di dipinti che narrano il prodigio nel Museo storico di Amsterdam. Il fatto miracoloso è riportato anche nel catechismo della chiesa olandese e ogni anno, in memoria dello stesso, si organizza durante la notte che precede la domenica delle Palme una processione silenziosa (Stille Omgang).
Cristo non solo è Vita, come testimonia la vicenda di Ysbrand, ma anche vuole vivere in mezzo ai suoi, nella città. L'Eucaristia è in mezzo agli uomini Memoria di questa Presenza. Cristo volle restare ad Amsterdam sulla via del Calvario, quasi ad indicare alla città che la Sua Presenza - e la cura della sua Presenza - avrebbe dato un nome alle sofferenze e avrebbe tutelato la vita e il senso della vita nella Città. Quanti nel 1665 sottrassero la Particola, non sottrassero alla gente semplicemente la reliquia di un prodigioso evento, sottrassero piuttosto alla gente la memoria della Fede in una Presenza Viva che si andava - come ancora oggi va - affievolendosi. Certo la Presenza è rimasta, il Santissimo Sacramento continua ad essere in mezzo ai suoi nel cuore della città, ma per quanti si allontanano dalla pratica dei sacramenti, il miracolo resta sempre il segno straordinario di una Presenza che - nella Chiesa - è "ordinaria" e perpetua.

Sr. Maria Gloria Riva

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