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Miracoli Eucaristici 7 - Il Miracolo di Ischia di Castro

Nell'estate di quell'anno la miseria fu più grande che mai. Le campagne non avevano dato un buon raccolto, si era già a metà giugno e poco o nulla si riusciva a raccogliere. Il 16 giugno era giovedì, giorno del Corpus Domini, le sorelle converse, addette al Forno, andarono dalla Madre dicendole che non si trovava farina in tutta Ischia...


Miracoli Eucaristici 7 - Il Miracolo di Ischia di Castro

C'è un miracolo eucaristico a noi caro, che non risulterà in nessun libro che indaghi o raccolga tutti i prodigi riguardanti il mistero dell'Eucaristia. Si tratta del Miracolo del Pane occorso a Ischia nell'anno 1802, per averne certa e chiara documentazione basta recarsi nell'archivio della ex curia di Acquapendente (VT) e lì scartabellare tra i polverosi fogli dell'incartamento relativo alla serva di Dio Madre Maria Maddalena dell'Incarnazione.

Questo miracolo umile, perché nascosto e cancellato dall‚Äôorda francese che si abbattè su quei e molti altri luoghi, ci aiuta a penetrare la verità dell'Eucaristia quale Sacro Convito. Un convito vero, reale, un Pane a tutti gli effetti, eppure un Pane "altro". Di questo Sacro Convito, quale è l'Eucaristia, fu prefigura l'evangelica moltiplicazione dei pani ed è proprio alla moltiplicazione dei pani che il miracolo di Ischia di Castro rimanda. Ma procediamo con ordine tenendo d'occhio le polverose carte della Curia vescovile di Acquapendente dove, dopo aver appreso il prodigioso evento e aver interrogato numerosi testimoni, il vescovo mons. Florido Pierleoni, appose la sua firma e il suo placet!

Sul finire del 1700 e nei primi anni del 1800, possedere una grande forno era, soprattutto nei piccoli centri abitati, una grande fortuna. Madre Lillia del Crocifisso, devota amica di san Paolo della Croce e solerte Fondatrice di un Istituto di Terziarie francescane dedito all'educazione delle fanciulle, volle che i suoi Monasteri, pur vivendo la francescana povertà, non fossero privi di quel bene sommo che è il forno. Anche il poverissimo Monastero di Ischia ne aveva uno che era meta di molti abitanti del luogo i quali, portando la misera farina raccolta, ricevevano dalle buone suore del pane cotto e fragrante con il quale sfamare i loro cari. In questo Monastero, nell'anno 1802, divenne Superiora un giovane monaca di origine toscana, suor Maria Maddalena dell'Incarnazione. La sua devozione per il Santissimo Sacramento, che così spesso quelle suore adoravano, era nota a tutti, dentro e fuori Convento, quanto però alle sue capacità di governo nessuno sospettava nulla, anzi ci si meravigliava che avessero potuto eleggere lei, superiora di quel Convento.

Nell'estate di quell'anno la miseria fu più grande che mai. Le campagne non avevano dato un buon raccolto, si era già a metà giugno e poco o nulla si riusciva a raccogliere. Il 16 giugno era giovedì, giorno del Corpus Domini, le sorelle converse, addette al Forno, andarono dalla Madre dicendole che non si trovava farina in tutta Ischia se non un paio di staia, gentilmente offerte dalla signora Margherita Castiglioni, e altre piccole porzioni di farina racimolate qua e là. La Madre ingiunse, in virtù di santa obbedienza, alle due sorelle di buttare la farina nella solita quantità d'acqua e mescolare: il Signore avrebbe provveduto al solito quantitativo di pane. Le due, credendola del tutto sprovveduta di nozioni circa l'impasto del pane, la guardarono con un pizzico di ironia, tuttavia obbedirono e si cinsero a mescolare il composto acquoso, entro al quale la farina si faticava a riconoscere.

Da pochi attimi però Madre Maria Maddalena era giunta in coro, quando misteriosamente la farina si rapprese e il composto andò inspiegabilmente ad aumentare di volume e crebbe e si amalgamò fino a diventare una pasta bella e filante, pronta per essere trasformata in pagnotte bianche come non lo erano mai state in quei calamitosi tempi.

Le converse, attonite e confuse, cossero la medesima quantità di pane che durò per molti giorni, sfamando le sorelle del Monastero e la gente di Ischia, fino al giorno dei Santi Pietro e Paolo, cioè il 29 giugno di quello stesso 1802. Il miracolo passò di bocca in bocca e giunse all'orecchio del Vescovo che nel giorno 5 luglio dello stesso anno, aprì un processo diocesano sul miracolo da cui, appunto, abbiamo attinto queste notizie.

Cosa può insegnare a noi dell'Eucaristia quale Sacro Convito, questo evento prodigioso che non riguarda direttamente il santissimo Sacramento? Il legame più forte con l'Eucaristia è rappresentato dal giorno - certo non casuale - in cui è avvenuto il miracolo: il Corpus Domini. Se il Giovedì Santo la Chiesa ricorda l'istituzione dell'Eucaristia e quindi il Mistero di questo Convito strettamente legato al sacerdozio ministeriale, nel giovedì del Corpus Domini (oggi purtroppo spostato alla domenica) la Chiesa guarda all'Eucaristia come Banchetto offerto a tutti i popoli. Nel giorno del Corpus Domini, infatti, l'Eucaristia esce per le strade e per le piazze, incontra la gente comune, quella che si accosta al banchetto Eucaristico e quella che in Chiesa si reca raramente, se non quasi mai.

Il luogo del Miracolo poi fu un forno, un focolare quindi, rimando inevitabile alla chiesa domestica, alla famiglia. Il forno rimanda anche a quel fuoco di carità che spinse Cristo a rimanere con noi nel Sacramento.

Il pane fu poi realizzato con l'offerta di una donna, la quale non diede semplicemente parte della sua farina, ma tutta quanta la farina posseduta. Il legame con l'evento della prodigiosa moltiplicazione del pane da parte di Gesù è evidente, anche allora un ragazzo diede tutto il pane che aveva.

Altri ingredienti sostanziali furono l'obbedienza, sia pure un poco scettica delle due religiose, e la fede della Madre. Tutti mangiarono e furono saziati con un pane di gran lunga migliore del solito pane, un pane che mentre nutrì i corpi, edificò la carità dentro e fuori del Convento.

Ecco allora spiegato il Mistero del Sacro Convito: una mensa che nasce dalla carità di Cristo, dal suo Amore per noi. Una mensa che chiede però l'offerta di tutto noi stessi, delle nostre poche staia di farina; una mensa che chiede l'obbedienza sia pure imperfetta ai comandi e ai suggerimenti divini. Un banchetto aperto a tutti che non chiede alcun abito per accostarvisi se non quello della fede e dell'amore.

In questo Sacro Convito siamo nutriti dello stesso Cristo che vuole stare con noi, non solamente nelle chiese o nelle sacrestie, ma dentro i nostri rapporti quotidiani e familiari, nelle nostre strade e nelle nostre piazze, là cioè dove si edifica la città.

Il miracolo del Pane perdurò a Ischia di Castro fino al giorno dei Santi Pietro e Paolo, colonne della Chiesa: questo Sacro Convito, pur essendo aperto a tutti i popoli, è offerto dalla Domus Ecclesiae, dalla Chiesa edificata dai Apostoli e dai loro successori.

Sr. Maria Gloria Riva

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